IN EDICOLA | Affossata
Nulla è cambiato in questa regione del Maledetto Sud, sudicia, oziosa e forse mafiosa, certamente vittima di pregiudizi, ma con ogni probabilità rea della colpa più grave: quella della rassegnaz…

Nulla è cambiato in questa regione del Maledetto Sud, sudicia, oziosa e forse mafiosa, certamente vittima di pregiudizi, ma con ogni probabilità rea della colpa più grave: quella della rassegnazione, dell’indolenza, dell’autolesionismo. È questa la realtà che viene consegnata dalla classe dirigente regionale, da quella che ha appena fatto i bagagli e da quella che l’ha preceduta, a chi andrà a governare nei prossimi cinque anni. La Calabria appare una terra povera, depressa, smarrita e soprattutto oggi costretta a guardare all’avvenire senza un barlume di speranza. Proprio questo pesante fardello, una vera e propria ipoteca sull’avvenire dei giovani, rappresenta la cifra dell’attuale momento storico della Calabria. Una fotografia impietosa quella scattata dall’ultimo rapporto Svimez.
La nostra è la regione con il più alto tasso disoccupazione nel Sud, dove l’ammortizzatore sociale che funziona non è la misura di sostegno al reddito, ma il lavoro nero o irregolare. Una terra che non offre speranze ai giovani e servizi alle famiglie, cartina al tornasole per il livello di occupazione femminile, che patisce della bassa percentuale di presa in carico dei bambini fino a due anni, che in Calabria è del 2,4%. È una regione che invecchia, invece di rinnovarsi, che vede andare via i suoi cervelli molto spesso con la laurea in tasca (25,5%). La Calabria incarna il paradosso di un Paese spaccato in cui si continua a registrare una mobilità interna, alla quale si affianca un crescente tasso di espatrio, senza che nelle regioni del Sud ci sia un rimpiazzo a fronte delle fughe di manodopera e intelligenze, senza cioè quella ridistribuzione che invece si registra nelle regioni del Centro-nord.
A breve ripartirà una nuova stagione politica e amministrativa in cui bisognerà invertire rapidamente la rotta, tanto nella capacità di programmazione quanto in quella di spesa. A spiegarlo è l’economista Domenico Marino (foto), docente di Politica economica dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria: «Nessuna impresa verrà in Calabria a investire se manca la banda larga o se non c’è una rete di trasporti efficiente. Bisogna puntare su una “logica di sistema”, proprio come indicato nel rapporto Svimez. Noi abbiamo dei settori da cui far ripartire l’eco- nomia senza nemmeno compiere grossi sforzi».
(I servizi di copertina in versione integrale, a firma di Giampaolo Latella, Anna Foti e Luigi De Angelis, sono pubblicati sul numero 175 del Corriere della Calabria in edicola fino al 13 novembre)