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Caro ministro, con i diritti non si gioca

La visita del ministro Beatrice Lorenzin sembra avere generato un diffuso entusiasmo e la speranza per i cittadini di godere, a breve, di una sanità degna di questo nome, non più stazione di partenza…

Pubblicato il: 12/11/2014 – 13:51
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La visita del ministro Beatrice Lorenzin sembra avere generato un diffuso entusiasmo e la speranza per i cittadini di godere, a breve, di una sanità degna di questo nome, non più stazione di partenza dei cosiddetti viaggi per la salute. Un tour, quello del ministro, che pare non aver dimenticato alcuno, o quasi, fatta eccezione per la gente, presuntivamente raggiunta per comunicazione indotta.
Ha incontrato un esercito di operatori sanitari e visitato una miriade di strutture grandi e piccole, pubbliche e private. Su tutto, tante promesse, che si sperano siano mantenute. Tra queste, quella di essere in Calabria ogni tre mesi, quasi come se volesse seguire e condurre personalmente la Calabria fuori dal guado del commissariamento.
Insomma, ha inteso dare l’immagine del ministro “operaio” che si “sporca” le mani per risolvere i problemi. Ciò in controtendenza a quanto sino a oggi avvenuto nella realtà, atteso che la stessa si era sino ad oggi limitata a esaltare – nonostante fosse consecutivamente ministro in due governi e quindi a conoscenza della precarietà assoluta del sistema calabrese decretata dai Tavoli Massicci – le doti organizzative e “terapeutiche” (non) possedute sulla sanità calabrese dal già governatore Giuseppe Scopelliti. Lo stesso che oggi il ministro, di contro, avversa. I fatti non dimostravano allora le anzidette perfomance, a maggior ragione non lo dimostrano oggi.
Al di là delle promesse, servirà la migliore classe dirigente, quella che non c’è mai stata, per realizzare nella nostra regione una sanità degna di questo nome. Non basteranno le paillette, i lustrini e le promesse ministeriali a dare alla Calabria ciò che le spetta in termini di assistenza e di diritto alla salute. Al riguardo, sarà compito del prossimo governatore regionale conseguire tale risultato. Una impresa ardua visto quanto (non) fatto dai suoi predecessori.
La visita del ministro costituisce il modo di fare politica nel Paese e di quanto la stessa sia lontana dai bisogni dei cittadini. L’accaduto rappresenta, altresì, la prova di come si faccia un uso strumentale delle esigenze primarie della collettività e quindi della sanità che, invece, dovrebbe alleviarli.
Con i diritti non si può giocare, specie da parte di un’alta rappresentante della Repubblica, che – sembra – aver utilizzato il suo “fascino” istituzionale per promuovere la lista dei candidati del suo partito, l’Ncd.
Si spera che gli elettori sappiano riconoscere la giusta strada delle utilità pubbliche da rivendicare nei confronti dell’azione politica che caratterizzerà la nuova Regione. Allo stesso modo i cittadini dovranno imparare a dire no alle strategie architettate di proposito, che sembrano trasformare i desideri in realizzazioni solo nell’imminenza elettorale, salvo poi tornare punto e a capo.
La tutela della salute è un diritto scritto nella Costituzione e in quanto tale innegabile, ma soprattutto non barattabile per nulla e da alcuno. Usare la sanità come merce di scambio per il consenso costituisce un reato della coscienza perpetrato nei confronti soprattutto della povera gente. La stessa alla quale nei momenti di bisogno “i compro-oro” strappano le fedi dalle dita per garantire le spese alle proprie famiglie e gli studi ai propri figli. Le elezioni devono tornare ad essere un momento di civiltà ideale ove l’espressione del voto costituisce il bisogno sociale da realizzare nell’immediatezza. Insomma, deve tornare ad essere il rilascio di una delega convinta dell’elettore a trovare nell’eletto la concretizzazione del proprio sogno.

 

*Laureato Unical

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