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E ora Oliverio ci regali una giunta di qualità

Le elezioni emiliano-romagnole e calabresi hanno fornito una fotografia corretta dello stato dell’essere della nazione. Un insieme di cittadini delusi a tal punto da astenersi massivamente dal voto…

Pubblicato il: 26/11/2014 – 9:53
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E ora Oliverio ci regali una giunta di qualità

Le elezioni emiliano-romagnole e calabresi hanno fornito una fotografia corretta dello stato dell’essere della nazione. Un insieme di cittadini delusi a tal punto da astenersi massivamente dal voto. Sono troppe le sconfitte collezionate in tanti anni di esercizio della politica votata alla promessa facile che rimane tale. Sono stati tanti i leader che, seppure nelle differenze che li caratterizzavano, hanno generato mostri accentuativi dei bisogni sociali, del tipo una riforma in peius del lavoro (Fornero) e una disoccupazione senza fine e progressivamente in crescita. Il tutto condito da una diffusa malversazione delle risorse e una conseguente perdita di credibilità delle istituzioni. Un fenomeno accentuato a livello regionale ove (persino) Errani ha dovuto issare la bandiera bianca per aver riportato una condanna penale. In Calabria, a non parlarne, con un presidente costretto alla resa da un esito giudiziale penale pesante.

Da un tale susseguirsi di eventi negativi non poteva che venire fuori un globale senso di sfiducia che ha fatto sì che in Emilia-Romagna andasse al voto (molto) meno del 40% dei potenziali elettori. Una percentuale in Calabria fermatasi nettamente al di sotto del 45%.

A fronte di una tale disfatta dell’espressione del libero esercizio del voto, si è invero registrata una non propriamente felice dichiarazione di Matteo Renzi, anche se ammissiva della preoccupazione che il non voto genera, specie se di significativa dimensione. Una scivolata dialettica figlia del naturale entusiasmo per le vittorie elettorali appena conseguite, divenute oramai seriali. Un tale genere di valutazione, stigmatizzata dall’informazione più aggressiva, non appartiene infatti alla storia culturale del premier da sempre attento alla traduzione dei bisogni sociali che pervengono dai cittadini in soluzioni praticabili. Le collettività, ovunque insediate, lo sanno e lo premiano elettoralmente.

Il fenomeno che preoccupa è, come detto, la massiccia astensione. Meno di 4 elettori su 10 a votare in Emilia-Romagna e (molto) meno della metà in Calabria. 

Un dato, questo, che dovrà rappresentare il faro guida per i neoeletti governatori, principalmente per Mario Oliverio, obbligato a riparare gli ingenti danni provocati dalla maggioranza uscente e frenare la frana della credibilità della istituzione regionale. Quest’ultima è stata infatti, unitamente al consolidato difetto di rappresentatività registrato dai partiti, la causa principale dell’astensione di nuova dimensione.  Quella rinuncia dei calabresi (così come degli emiliano-romagnoli) a partecipare alle scelte elettorali che andrebbe meglio interpretata come una gigantesca valanga di schede bianche, molto più dimostrative di quanto possa essere una astensione sic et simpliciter, destinata ad essere dimenticata in pochi giorni. 

Insomma, il partito delle schede bianche sarebbe stato in Consiglio il convitato di pietra. Il 31° consigliere (che da solo vale proporzionalmente oltre la metà dei seggi) al quale dare conto. Così non è stato, ma è verosimile pensare che il nuovo governatore terrà ampiamente conto dell’intervenuto difetto partecipativo e lavorerà perché ci sia la massima partecipazione costruttiva in corso d’opera.

Gli strumenti per riuscire in un tale intento ci sono e sono i soliti. Il primo troverà cittadinanza attuativa a breve: la formazione della giunta regionale. Un atto politico importante perché da esso, dalla sua qualità, emergeranno due messaggi fondamentali per i calabresi (e non solo). 

Prioritariamente, quella di dimostrare la volontà di privilegiare la formazione di un esecutivo di forte carattere e non già subalterno. Con questo il governatore assumerà il ruolo del primus inter pares – sconosciuto nelle passate esperienze regionali ove ha dominato l’inutile autoritarismo – da esercitare con la autorevolezza che necessita e che il medesimo possiede. 

L’altro messaggio riguarda la qualità individuale degli assessori. Per affrontare il quotidiano di una regione rasa al suolo in termini di esigibilità dei diritti di cittadinanza, di economia produttiva, di servizi alla persona e alle imprese nonché incapace di utilizzare la enorme ricchezza dei fondi comunitari necessitano presenze “pesanti”. Soggetti capaci di coniugare le capacità professionali con le esigenze della politica. Bravi nell’individuare, nel loro insieme, le migliori soluzioni praticabili per soddisfare i bisogni collettivi e attuarle celermente bandendo il ricorso alla cura delle esigenze clientelari.

Oltre alla disoccupazione che va risolta con la elaborazione di un attento progetto industriale non di breve periodo, ci sono sul tappeto due irrinunciabili urgenze: il dissesto idrogeologico e la sanità. Entrambi vanno affrontati nell’ottica di una produzione di atti, assistiti dalla complicità del governo, intesi a rendere efficacemente produttiva una exit strategy dai rispettivi commissariamenti.

Un modo per dimostrare che la Calabria e i calabresi (finalmente) sanno cosa fare! 

*Docente Unical

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