PAOLA Omissioni, inosservanze nei controlli, ma anche violazioni delle normative ambientali tra cui lo scarico di reflui non autorizzato, con il conseguente imbrattamento dei luoghi e falso materiale ed ideologico. È lungo l’elenco dei reati che la Procura della Repubblica di Paola contesta a cinque persone – tra cui quattro veterinari dell’Azienda sanitaria provinciale consentina – per le quali il procuratore capo Bruno Giordano – titolare dell’inchiesta sulle anomalie ai mattatoi del Tirreno cosentino – ha emesso il provvedimento di chiusura delle indagini preliminari. Una vicenda complessa partita dal 2013 che ha portato gli inquirenti a passare a setaccio gli impianti presenti lungo questo tratto della costa calabrese. Un lavoro che, secondo quanto è emerso da quei controlli, avrebbe evidenziato gravi anomalie su due mattatoi in funzione a Fuscaldo e a San Pietro in Amantea. In queste strutture durante alcuni blitz – coordinati dal procuratore capo e portati a segno dagli uomini del nucleo Ambiente della stessa Procura, dai carabinieri di varie stazioni dislocate sul territorio nonché del Nas di Cosenza, della Guardia costiera e dal personale ispettivo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro dell’Asp di Cosenza – sarebbero state rinvenuti anche carni in decomposizione, resti animali accumulati nel tempo e celle frigorifere piene di pezzi di carni ormai andati a male. Inoltre la Procura avrebbe stimato oltre 4 milioni di litri di liquami provenienti dalla macellazione di bovini e suini che non sarebbero stati scaricati nei luoghi senza alcun trattamento preventivo. Una situazione decisamente pesante che, stando alle risultanza degli inquirenti, non sarebbe stata denunciata neppure dai veterinari dell’Asp locale. Anzi in un caso lo stesso dirigente del servizio ell’Asp di Cosenza in servizio a Paola, Giuseppe Bruno, avrebbe – stando alle accuse – non solo omesso di controllare ma successivamente prodotto anche un «atto materialmente ed ideologicamente falso» – si legge nel provvedimento del Gip di Paola che aveva portato alla sospensione temporanea dal servizio del dirigente – «all’evidente scopo di mascherare le sue responsabilità omissive per i mancati interventi di sua stretta competenza, riguardo le condizioni fatiscenti e inappropriate del mattatoio di Fuscaldo». Un quadro desolante che aveva portato allora anche al sequestro del mattatoio di Fuscaldo teatro di alcune anomalie riscontrate dagli inquirenti. Ora, dopo la chiusura indagine, gli indagati avranno venti giorni di tempo per presentare una memoria difensiva o essere interrogati. Dopo di che potrebbe scattare da parte della Procura della Repubblica di Paola la richiesta di rinvio a giudizio per i cinque indagati.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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