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I dubbi (mancati) di De Gaetano

LAMEZIA TERME Gli arresti dei fiancheggiatori del clan Tegano ed il diretto riferimento all’attività elettorale svolta in favore di Nino De Gaetano nelle regionali del 2010 pongono un problema politi…

Pubblicato il: 11/12/2014 – 6:28
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I dubbi (mancati) di De Gaetano

LAMEZIA TERME Gli arresti dei fiancheggiatori del clan Tegano ed il diretto riferimento all’attività elettorale svolta in favore di Nino De Gaetano nelle regionali del 2010 pongono un problema politico e sbaglia chi pensa di poterlo evitare ancora.
Il diretto interessato reagisce con comprensibile amarezza. Proclama la sua estraneità , si dice certo di non essere indagato poi annota: «Ho già avuto modo di spiegare efficacemente nell’immediatezza delle elezioni regionali del 2010 (quando furono diffusi ad arte i primi “rumors” sul consenso elettorale da me ottenuto) sia attraverso una conferenza stampa sia in un incontro, da me richiesto e voluto, con la Procura della Repubblica di Reggio Calabria».
Lasciamo la cronaca giudiziaria, il dato politico però non lo si può aggirare. L’informativa della polizia e l’ordinanza del gip vanno ben oltre i “rumors” e testimoniano una serie di fatti che in qualche modo De Gaetano deve affrontare e spiegare, almeno nella misura in cui non rinuncia ad un ruolo politico.
I fatti stanno racchiusi in filmati, pedinamenti, intercettazioni ambientali, sequestri di materiale elettorale. Nino De Gaetano veniva votato a sua insaputa? I boss di Reggio, San Luca, Grotteria, Siderno, venivano contattati e riempiti del suo materiale elettorale senza che lui ne sapesse nulla? Faceva tutto il futuro suocero (oggi deceduto) senza riferirgli alcunché?
È possibile. Non facile da credere ma possibile. Ma quando i voti escono ed escono in maniera così massiccia, il candidato De Gaetano, cresciuto a pane e politica, non ha alcun dubbio sulla loro provenienza? Il comunista De Gaetano, che sa bene quanti compagni sono stati oggetto di minacce, intimidazioni, aggressioni, quando vede voti strani in posti strani non si sorprende di nulla?
E neanche il fatto di essere primo in Calabria nel voto disgiunto (presidente Scopelliti, consigliere regionale De Gaetano) nel territorio di Archi gli crea alcun dubbio o qualche perplessità?
E appresso a questi interrogativi che il caso diventa politico. Lo diventa ancor di più quando fa circolare il suo nome come quasi certo assessore nel governo regionale che Mario Oliverio si accinge a varare. Il Pd non lo ha messo in lista per via delle due legislature. Chiaramente una foglia di fico visto che una di queste legislature, la prima, De Gaetano l’aveva coperta come consigliere di Rifondazione comunista e anche parte della seconda lo vedeva ancora in quel partito. A quel punto, De Gaetano, si è mobilitato per sostenere la candidatura del segretario reggino del Pd Sebi Romeo, molto votato ed eletto. Doveva bastare per trovare spazio nella futura giunta ma adesso scoppia il casino e “i rumors”, come li chiama De Gaetano, non sono più tali.
Serve un chiarimento politico. E prima lo si porta a termine e meglio è per tutti: per Nino De Gaetano, certo, ma anche per il Partito democratico che a Reggio comincia a dimostrare qualche distrazione di troppo. E chissà che tra qualche mese non ne debba scoprire la gravità.
Fino ad oggi la politica ha cercato semplicemente di rimuovere il problema. Lo ha fatto a partire dal 26 maggio del 2010. In quella data Angela Napoli presentò una interrogazione parlamentare ai ministri dell’interno e della giustizia. In tale atto ispettivo muoveva da una premessa: «Lo svolgimento delle elezioni regionali in Calabria è stato preceduto da costanti richiami alla necessità sia di far rispettare a tutti i candidati il codice etico, approvato all’unanimità dalla Commissione parlamentare antimafia, sia di non avvalersi dei voti della ‘ndrangheta, sempre pronta a dirigere il proprio consenso per ottenere poi «favori» in cambio». Dopo le elezioni però, si aveva notizia «dei suffragi elettorali che la nota famiglia Tegano della ‘ndrangheta reggina avrebbe riservato sul candidato della lista Federazione di Sinistra nella circoscrizione di Reggio Calabria e provincia, Nino De Gaetano, consigliere regionale uscente e rieletto con 8.765 preferenze. A fare campagna elettorale per De Gaetano – proseguiva l’interrogazione di Angela Napoli – sarebbero stati in prima persona Bruno Tegano e la di lui moglie, donna che alcune settimane fa, davanti alla questura, all’arresto del boss Giovanni Tegano (latitante da 17 anni e cognato della donna), ha urlato, vedendo uscire il boss in manette: «è un uomo di pace». La notizia dei voti mafiosi elargiti al consigliere regionale – aggiungeva correttamente la Napoli – sembra sia nata dalla divulgazione di una lettera anonima che era stata sottovalutata dall’interrogante, ritenendo che il suo contenuto potesse rappresentare solo la volontà di offuscare l’immagine di un consigliere rieletto; l’allarme e la preoccupazione che, però, sulla notizia ha pervaso Rifondazione Comunista calabrese e lo stesso segretario nazionale, Paolo Ferraro, il quale si è affrettato a recarsi presso il procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno imposto all’interrogante di chiedere, con il presente atto di sindacato ispettivo, l’intervento dei ministri interrogati».
Fermiamoci qui. C’è quanto basta per capire che anche in questa circostanza la politica ha deciso di lasciare ad altri, cioè alla magistratura, ogni chiarimento. Con il risultato che la magistratura oggi ci dice esattamente quello che è successo e che probabilmente non avrà un rilievo penale ma ciò basta per dire che politicamente tutto è a posto?

direttore@corrierecal.it

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