REGGIO CALABRIA «L’appello lanciato da Nino De Masi nel corso della manifestazione dei sindacati di Reggio Calabria merita di essere accolto e condiviso da tutte le parti sociali. È per questo che lo facciamo nostro e, sul fronte della lotta alla criminalità organizzata e della corruzione dilagante, siamo pronti a metterci al fianco delle organizzazioni dei lavoratori e di quanti altri hanno intenzione di far uscire il Paese e la Calabria dall’eccezionale situazione di emergenza socio-occupazionale che viviamo». È quanto si legge in una nota di Confindustria Reggio Calabria.
«Si possono avere visioni differenti sulle soluzioni da dare ai problemi, a partire dallo Jobs act e dalla riforma del mercato del lavoro, ma alcune battaglie – prosegue la nota – devono accomunarci tutti. La guerra senza quartiere alla ‘ndrangheta, pur nel rifiuto di qualsiasi forma di pregiudizio anticalabrese, e il contrasto alle forme di malversazione che inquinano la pubblica amministrazione e il libero mercato, appartengono a tutti coloro i quali hanno a cuore il bene comune. A prescindere dal colore politico o dal ruolo svolto ai tavoli delle relazioni industriali».
Per queste ragioni Confindustria Reggio Calabria «risponde positivamente all’appello lanciato da De Masi, un imprenditore la cui vicenda è l’emblema di una mai risolta questione meridionale: uno Stato leviatano, che storicamente vessa il Mezzogiorno, che soffoca ogni positiva intrapresa socioeconomica e che invece volta le spalle a chi ha effettivamente bisogno di essere sostenuto. Ferma restando la posizione del sistema confindustriale nazionale – prosegue Confindustria Reggio – sul tema dello Jobs act e del mercato del lavoro, posizione che condividiamo, siamo dell’avviso che lo sciopero generale di ieri abbia assunto in Calabria un significato ulteriore rispetto a quello attribuito nel resto del Paese. Vogliamo considerarlo – si legge ancora nel documento – una chiamata a raccolta per quanti, superando barriere e steccati ideologici ormai anacronistici, stanno dalla parte di chi intende salvare un tessuto socio-economico sfilacciato e quasi consunto. Quella stessa parte da cui siamo convinti si collocherà anche il neopresidente della Regione Oliverio, chiamato a una sfida difficile che potrà essere vinta solo se tutti i calabresi ne comprenderanno la portata e ne condivideranno lo spirito».
Ad avviso degli industriali reggini, i più recenti dati econometrici disponibili per il territorio della provincia di Reggio, a cominciare da quelli dell’ultimo rapporto Svimez, sono disastrosi. «L’incremento del numero delle partite Iva aperte presso la Camera di commercio, sic et simpliciter, non ha alcun significato. Anzi, testimonia l’acuirsi delle dinamiche di incertezza e precariato che dominano il mercato del lavoro. Peraltro, il presunto tasso di crescita dell’1% del numero delle imprese rischia di essere falsato se non si prende in considerazione l’apertura delle procedure fallimentari: da gennaio a settembre 284 imprese della provincia di Reggio Calabria sono state costrette a portare i libri in tribunale. Noi industriali non riusciamo proprio a cogliere segnali positivi, in un contesto nel quale il tasso di occupazione si attesta al 38%, mentre la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 62,6%. Siamo una regione in gravissimo ritardo di sviluppo come dimostra il Pil procapite che è appena il 62,8% della media nazionale, ormai nettamente al di sotto del 75% di gran parte dei Paesi europei, anche dell’Est. Rischiamo di uscire dall’obiettivo Convergenza solo perché, dopo il ciclo di programmazione 2014-2020 – l’ultima chance per la Calabria – l’Unione europea non finanzierà più l’allineamento delle regioni negligenti».
Il documento di Confindustria si conclude quindi con l’invito a «non illudersi che la situazione stia migliorando. Semmai, con realismo, rimbocchiamoci ancora una volta le maniche, cercando di fare in modo che qualcosa cambi davvero. È tutto nelle nostre mani».
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