Bindi: «Nel caporalato presenza soffocante della 'ndrangheta»
CATANZARO «Sono davvero dispiaciuta ma le votazioni sul ddl di riforma costituzionale, previste questa mattina a Roma non mi permettono di essere con voi a Cassano allo Jonio. Avrei voluto testi…

CATANZARO «Sono davvero dispiaciuta ma le votazioni sul ddl di riforma costituzionale, previste questa mattina a Roma non mi permettono di essere con voi a Cassano allo Jonio. Avrei voluto testimoniare di persona la mia adesione all’iniziativa della Cgil Calabria contro il caporalato, e confrontarmi con voi sui gravi problemi dello sfruttamento nelle campagne di questa regione». È quanto scrive Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia, in un messaggio inviato alla Cgil in occasione della “Giornata internazionale del migrante-Stop caporalato” organizzata a Cassano allo Jonio cui la parlamentare dove partecipare.
«Il caporalato – aggiunge Bindi – continua a essere una piaga in molte parti del Paese, ma è certamente il volto più amaro della negazione dei diritti nel Mezzogiorno d’Italia. E la gravissima crisi economica, ha reso ancora più critica la condizione delle donne e degli uomini, in gran parte migranti, occupati in agricoltura. Oggi al Sud persino il lavoro nero è andato in default. Ma resistono i ghetti in cui si incrociano povertà e paura, sfruttamento e intimidazione, dove diminuiscono le paghe orarie e aumentano le ore di lavoro. Dove una umanità fragile e ricattabile, proveniente da terre ancora più povere della Calabria, si trova in balia di poteri criminali consolidati. Anche nel caporalato si avverte la presenza soffocante della ‘ndrangheta».
«Secondo l’ultimo rapporto Eurispes – prosegue l’interessata – le agromafie registrano ricavi annui intorno ai 14 miliardi di euro, di cui la metà nella produzione agricola. Mentre l’osservatorio della Cgil ha calcolato che il caporalato costa ogni anno 600 milioni di euro di contributi non versati. Una perdita di ricchezza e di qualità che non possiamo tollerare. Una ferita alla dignità del lavoro a cui purtroppo non si presta sufficiente attenzione. Anche da questo punto di vista, il “Jobs act” rischia di essere un’occasione persa se il governo, nella stesura dei decreti delegati, non affronterà con il rigore necessario il contrasto all’intermediazione illegale. La Cgil Calabria fa bene ad accendere i riflettori su questa realtà e a chiedere un forte intervento delle istituzioni. La battaglia contro il caporalato deve diventare un pilastro della lotta contro le mafie che oggi ostacolano la crescita del Paese – conclude – e lo sviluppo del Mezzogiorno».