REGGIO CALABRIA Dopo le pronte rassicurazioni giunte sin dalle prime ore da parte del presidente della Provincia Raffa e, di fatto, riscontrate dai lavoratori con la presa d’atto della firma della determina numero 5492 del 17 dicembre 2014 atta a disporre il pagamento della prima parte di quanto dovuto alla Sogas a titolo di ripiano perdite 2013, adesso i lavoratori attendono solo di vedere concretamente il materializzarsi nelle casse della società di gestione del versamento dei primi importi necessari al primo recupero delle spettanze dovute. I dipendenti non percepiscono da sei mesi lo stipendio e da «ventisei mensilità non vedono essere erogati i buoni pasto», è scritto in una nota. «La protesta non finisce anche perché – si legge ancora nel comunicato – ci aspettiamo qualche nuovo segnale da parte di altri rappresentanti, di altri enti soci, come la Regione e il Comune di Reggio Calabria, dei neo eletti consiglieri regionali o consiglieri comunali, del sindaco Falcomatà e – perché no? – anche da parte del presidente Oliverio, poiché riteniamo che gli stessi debbano assumersi qualche responsabilità nei nostri confronti come lavoratori. Sono trascorse già le prime 48 ore da quando una delegazione di lavoratori che si ribadisce essere nata spontaneamente poiché unicamente motivata dalla disperazione che, ormai da tempo, stiamo vivendo come lavoratori, una iniziativa che non ha né padrini né padroni, senza sigle e senza bandiere, fuori da ogni tipo di condizionamento sindacale e manageriale. Al contrario di quanto si vuol fare intendere… Ognuno dei lavoratori coinvolti, in modo diretto e personale, ha deciso di occupare simbolicamente gli uffici di presidenza, in totale libertà e secondo la propria coscienza».
«Una precisazione quest’ultima che si rende purtroppo necessaria – chiariscono i lavoratori – soprattutto a seguito della inspiegabile e nervosa presa di posizione da parte di alcune sigle sindacali davvero irriguardose verso il nostro disagio che addirittura cercano di delegittimare questa nostra iniziativa sperando di continuare a cavalcare l’idea di usare i lavoratori per fare politica. Segnatamente, riteniamo offensive e inopportune le dichiarazioni rese da parte dei rappresentanti della sigla Uil trasporti, Sabrina Scuderi e Giuseppe Rizzo, unicamente volte a insinuare il dubbio nell’opinione pubblica che la nostra sia una protesta a dir “poco” spontanea. Così non é affatto. Come lavoratori abbiamo piuttosto scelto di dare vita a una forma di protesta pacifica che proseguirà a oltranza almeno fino a quando non ci verrà assicurato da parte della azienda, per iscritto e con date certe, che in unica soluzione oppure in più tranche, ci verrà corrisposto quanto ci é dovuto: sia con un piano di pagamenti scadenzato che ci assicuri il progressivo recupero di tutte e sei le mensilità arretrate, sia soprattutto con l’impegno a garantire il puntuale pagamento mensile degli stipendi e dei nostri buoni pasto. Mese per mese, a partire da gennaio.
«A noi come lavoratori interessa solo questo, avere queste certezze. Stiamo sopportando in silenzio ormai da troppo mesi, senza provocare disagio alcuno. Come abbiamo fatto in tutto questo tempo – dichiarano i lavoratori nella nota – abbiamo scelto di non turbare la quiete dei passeggeri e di assicurare loro regolarmente tutti i servizi aeroportuali. Per questo motivo il presidio presso l’ufficio di presidenza vede alternarsi la presenza dei lavoratori non in turno che, anziché trascorrere il loro tempo libero in riposo o con le nostre rispettive famiglie, in dignitoso silenzio, cercano di fare valere il proprio diritto a ricevere a fine mese il proprio stipendio. Due giorni e due notti intere sono già trascorse in aeroporto in modo assolutamente pacifico e silenzioso.
Volutamente abbiamo scelto di protestare senza le bandiere o i soliti slogan che sebbene affissi dai sindacati ormai da parecchi mesi in aeroporto passano ormai quasi inosservati nell’indifferenza generale. Ebbene ci saremmo aspettati che i sindacati tutti, nessuno escluso, semmai si fossero uniti a noi anziché accorgersi ancora una volta che purtroppo c’è chi sulla nostra pelle vuole solo continuare a giocare al massacro di quanti, come noi, hanno invece il solo scopo di vederci riconosciuto il nostro sacrosanto diritto come lavoratori onesti a venire a lavorare ed essere pagati ogni fine mese.
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