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In attesa del miracolo

Quando si dice non essere nato sotto la buona stella. È quanto potrebbe dirsi della Calabria. La regione (geo-demografica) delle sofferenze sociali e dall’incapacità di pretendere il cambiamento. La…

Pubblicato il: 31/01/2015 – 15:45
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In attesa del miracolo

Quando si dice non essere nato sotto la buona stella. È quanto potrebbe dirsi della Calabria. La regione (geo-demografica) delle sofferenze sociali e dall’incapacità di pretendere il cambiamento. La Regione (istituzionale) dalle soluzioni politiche difficili e campione di inefficienza, inefficacia e diseconomia. Da queste parti, sembra che ogni cosa che si tenta di fare di diverso, di buono, debba abortire irrimediabilmente.
Mai che si riesca a occupare una pagina della stampa nazionale per una buona novella, per un primato positivo. Ciononostante che la Calabria sia una regione abitata da gente perbene e forse dalla più generosa del Paese, fatta eccezione di quella piccola porzione sociale che ha il gene ‘ndranghetista (per dirla alla Gratteri). Se c’è qualcosa da rimproverare alla nostra gente è l’essere, forse, un po’ troppo allocca per non avere ancora capito le prese in giro che politica le somministra, periodicamente e ripetutamente. Quella solita minestra riscaldata, alla quale i calabresi continuano a regalare non solo una partecipazione al voto non conseguibile neppure in Emilia-Romagna, ove i servizi pubblici funzionano un tantino meglio.

L’ultimo episodio lascia l’amaro in bocca.
Una ministra, ancorché divenuta tale inaspettatamente, licenziata su due piedi, dallo stesso premier che l’aveva designata. Quel Matteo Renzi laureatosi campione di scelte vincenti e di successi che non trovano eguali nel Dopoguerra. Basti pensare al capolavoro Mattarella che ha reso felice la nazione e tutti felicemente democristiani. Un evento di alta raffinatezza politica, condotto all’insegna del decisionismo che al Paese occorreva da tempo, con il quale ha ricompattato il suo partito, dato una severa lezione ad Alfano e alfaniani e cancellato Berlusconi.
Una ex ministra che rifiuta un seggio nell’esecutivo regionale per incompatibilità ambientale, raccogliendo al riguardo una diffusa condivisione. Un evento che mette in seria difficoltà il governatore Oliverio e in crisi tanti dei suoi sostenitori liberamente democratici.
Un presidente eletto con un consenso forte di oltre il 60% dei votanti – che rappresentano il saldo netto tra gli aventi diritto al voto e quegli astenuti che costituisce, da solo, in Calabria il partito di maggioranza assoluta – che impiega 71 giorni per non fare ciò che dovrebbe. Ciò che i suoi omologhi hanno fatto in 15. E dire che i primi 100 giorni sono i più importanti per tutti. Quelli dai quali si riescono a moltiplicare gli entusiasmi ovvero, alternativamente a dividerli, spesso a tal punto da fare eccedere le delusioni.
Lo sono per gli allenatori delle grandi e piccole squadre di calcio, piuttosto che di basket e volley, che in difetto di risultati perdono la panchina. Lo sono per tutti coloro dai quali dipende il cambiamento utile a trasformare l’illegalità in legalità e trasparenza. Il fallimento in una verosimile aspettativa di ripresa. La disoccupazione in occasione di lavoro. La sanità che non c’è in assistenza credibile e speranze per i medici di poter fare ciò che sanno. I fondi comunitari da risorse da monopoli in strumenti di effettiva crescita. L’agricoltura da concentrazione di risorse per chi non produce e le destina altrove a distribuzione in favore di chi le merita. E così via.
Da domani, residuano 29 giorni al fatidico appuntamento. Acceleriamo, e bene, stando attenti a non sbandare in curva con il rischio di capottare la Calabria. Anziché pensare alle distribuzioni suggerite dai santoni, cui va ricondotta la rovinosa situazione in cui è la nostra regione, si provi a trovare il meglio. Lo si trova nel nuovo e non già nell’usato, che in tali occasioni viene fuori routinariamente sottomesso a tal punto da affascinare e promettere tutto ciò che si desidera. Il vecchio ha ovunque fallito, a cominciare dalla sanità, dalla gestione dei conti e dalla programmazione comunitaria!

 

*docente Unical

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