Se il contratto "a tutele crescenti" non tutela
Il Papa tuona contro il lavoro nero e per la dignità della “persona lavoratore”. Il governo Renzi cancella i diritti nel lavoro. Autorizza i licenziamenti collettivi e il demansionamento. E rende tut…
Il Papa tuona contro il lavoro nero e per la dignità della “persona lavoratore”. Il governo Renzi cancella i diritti nel lavoro. Autorizza i licenziamenti collettivi e il demansionamento. E rende tutti i lavoratori più precari e insicuri. Questo governo umilia il mondo del lavoro e mortifica la Calabria. Il giorno in cui Papa Francesco, dall’alto del suo magistero, richiama i cattolici all’osservanza del rispetto e della dignità della “persona-lavoratore” e tuona contro il lavoro nero che mortifica la dignità ed è contro i valori cristiani, il presidente del Consiglio Renzi, con toni beffardi e “guasconeschi”, esalta l’eliminazione dell’ articolo 18 e annuncia la fine della precarietà. Niente di tutto ciò che dice Renzi è vero. Non sono state eliminate le varie forme di lavoro precario, non è stato ridotta la durata del contratto a tempo determinato e manca l’introduzione della causale per il rinnovo, il contratto a tutele crescenti è privo della tutela dell’ articolo 18 e si autorizzano i licenziamenti collettivi e il demansionamento dei lavoratori.
È un’autentica ingiustizia nei confronti dei diritti e delle conquiste del mondo del lavoro e nei confronti dei giovani, mentre per quanto riguarda la copertura degli ammortizzatori sociali siamo alle solite promesse e presto ci accorgeremo degli effetti sociali disastrosi anche in Calabria. È un governo che alimenta l’ingiustizia, la diseguaglianza, la precarietà e il potere dei forti sui deboli. “Stia sereno”, Renzi, non ci fermeremo, e continueremo la nostra battaglie per difendere i diritti e conquistarne di nuovi, contrastando le scelte compiute, battendoci per un nuovo statuto dei diritti del mondo del lavoro. Anche in Calabria rilanceremo la battaglie contro le diseguaglianze e le ingiustizie e per un lavoro dignitoso, e per l’esercizio dei diritti sindacali nei luoghi di lavoro. Agli imprenditori che volessero esercitare i licenziamenti collettivi promettiamo che troveranno dura opposizione da parte della Cgil.
Questo governo è contro il mondo del lavoro, contro il Sud e la Calabria. L’ultima legge di Stabilità conferma quanto da noi detto nei giorni scorsi: l’assoluta inconsistenza della delegazione parlamentare calabrese, la mortificazione della Calabria e anche della nuova giunta regionale. La vicenda della fondazione Campanella, e della crisi della provincia di Vibo dove i lavoratori non sono pagati da 4 mesi, sono gli episodi che gridano vendetta per l’insensibilità e la lontananza del governo, mentre si è creata ad esempio una soluzione per la crisi della provincia di Venezia. Della “cabina di regia” non si ha neanche più il ricordo, a dimostrazione dell’azione propagandistica, unico merito che riconosciamo al presidente Renzi. Sulla sanità si sta giocando alla mortificazione, dopo annunci e “pacche sulle spalle” e alla umiliazione del presidente della Regione. Nei mesi scorsi avevamo avvertito il presidente Oliverio di evitare errori su questo terreno, purtroppo non ci ha voluto ascoltare e a oggi siamo alla completa paralisi, a una sua possibile mortificazione, e forse alla nomina di un Commissario ad acta inadeguato e soprattutto “ostile” al nuovo presidente.
Sugli ammortizzatori sociali e sull’impegno di Delrio di costruire un tavolo interministeriale, se non si interviene presto rischiamo un vero e proprio dramma sociale e conflitti molto aspri. Abbiamo apprezzato e stiamo apprezzando lo sforzo che Oliverio sta facendo per mettere mano alle casse vuote e ai disastri lasciati dalla precedente amministrazione, ma ora è tempo di una svolta nel rapporto col Governo e con le diverse realtà imprenditoriali e sociali della Calabria. È necessario andare oltre l’emergenza e la politiche delle toppe e mettere in campo una azione di svolta per la crescita e l’occupazione e per il coinvolgimento di tutte le forze imprenditoriali e sindacali. È necessaria una svolta per il Sud per ridare dignità e forza ai bisogni della Calabria. La strada perseguita finora del rapporto esclusivo diretto col governo e la delega alla rappresentanza parlamentare non ha portato risultati, né basta ingraziarsi il presidente del Consiglio, che promette certo e manca di sicuro. Noi come Cgil faremo la nostra parte e rilanceremo la mobilitazione in Calabria e nel Paese.