Pd, da Catanzaro nuove grane per Magorno
CATANZARO Regna il caos nel Partito democratico calabrese. Non solo ai livelli più alti, ma anche tra i circoli locali, che danno segni di insofferenza. Ultimo in ordine di tempo a evidenziare lo sta…

CATANZARO Regna il caos nel Partito democratico calabrese. Non solo ai livelli più alti, ma anche tra i circoli locali, che danno segni di insofferenza. Ultimo in ordine di tempo a evidenziare lo stato di impasse dei dem regionali è il circolo “E. Lauria” di Catanzaro, che ha affrontato la questione dopo l’ultima riunione assembleare, a cui ha partecipato anche il consigliere regionale Arturo Bova. Al termine dell’incontro è stato diramato un comunicato stampa al vetriolo: «Mario Oliverio – ha tuonato Pasquale Squillace, segretario del circolo – è stato lasciato solo dal Pd. Un partito immobile a livello regionale e provinciale, incapace finanche di convocare gli stessi organismi dirigenti e nel vuoto di conoscenze e approfondimenti sulla realtà calabrese a cui fare seguire le iniziative politiche necessarie e urgenti».
Un’altra grana, quindi, per Magorno e Bruno, che già nell’area catanzarese devono fare i conti con la disastrosa gestione del caso-primarie a Lamezia Terme o con il doppio ruolo di segretario provinciale Pd e presidente della Provincia di Catanzaro dello stesso Bruno, pratica non ammessa dallo statuto dei democratici.
Senza contare poi le fibrillazioni vibonesi e reggine o lo smacco subito da Oliverio in Consiglio dei ministri dove, dopo tre mesi di rinvii, non è stato nominato commissario ad acta per la Sanità.
Tra uomini soli al comando e ataviche divisioni interne, quindi, il Partito democratico che appena nello scorso anno sbancava elezioni europee e regionali, rischia di dilapidare un patrimonio cospicuo. Di per sé sarebbe cosa poco grave, i partiti vanno e vengono, peccato che al Pd è legato, politicamente, il destino della Calabria.
Alessandro Tarantino
redazione@corrierecal.it