Lo Giudice, pm: condannare Militello e Periti
REGGIO CALABRIA Un anno di reclusione e interdizione temporanea dai pubblici uffici: è questa la richiesta avanzata dal pm di Reggio Calabria, Antonella Crisafulli, per l’ex dirigente della Divisione…

REGGIO CALABRIA Un anno di reclusione e interdizione temporanea dai pubblici uffici: è questa la richiesta avanzata dal pm di Reggio Calabria, Antonella Crisafulli, per l’ex dirigente della Divisione polizia amministrativa e sociale della Questura di Reggio Calabria, oggi al reparto della Mobile, Castrenze Militello e l’ispettore Matteo Periti, accusati di aver omesso di denunciare alla Procura della Repubblica un reato amministrativo-penale, commesso da Luciano Lo Giudice, oggi considerato l’anima economica e commerciale del clan Lo Giudice, ma all’epoca incensurato.
Oggi in carcere perché condannato per usura e associazione mafiosa, ai tempi dei fatti contestati Lo Giudice era un imprenditore dal cognome e dalle parentele pesanti, la vita chiacchierata, ma la fedina penale pulita. Nei guai per il bar “Peccati di gola”, quello che i pm considerano il centro propulsore del suo impero commerciale e criminale. Nell’ottobre 2007, durante un controllo di routine, gli agenti registrano infatti una serie di irregolarità – dai dipendenti senza il necessario copricapo, all’assenza della tabella d’avvertenza dei giochi proibiti per le slot machine – che a Lo Giudice sarebbero costate una segnalazione e una multa da quattromila euro, ma quelle irregolarità avrebbero dovuto essere segnalate alla Procura. Carte che però – stando alle indagini– al Cedir né si trovano né sono mai arrivate, nonostante l’ispettore Natale Nicosia, abbia sempre affermato di aver redatto un’apposita informativa.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it