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Spari a Reggio, convalidato l'arresto di Bortolotti

REGGIO CALABRIA Dopo giorni di silenzio, decide finalmente di rispondere alle domande degli investigatori Fabrizio Bortolotti, ma il suo racconto sulle motivazioni che sabato pomeriggio lo hanno spin…

Pubblicato il: 01/04/2015 – 12:33
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Spari a Reggio, convalidato l'arresto di Bortolotti

REGGIO CALABRIA Dopo giorni di silenzio, decide finalmente di rispondere alle domande degli investigatori Fabrizio Bortolotti, ma il suo racconto sulle motivazioni che sabato pomeriggio lo hanno spinto a sparare di fronte al centralissimo teatro Cilea a Reggio Calabria, non ha convinto il gip Adriana a scarcerarlo. Rimane dunque dietro le sbarre il sessantunenne di origini bergamasche ma residente a Ventimiglia, fermato sabato pomeriggio dopo aver terrorizzato i passanti che attorno alle 16.30, quando l’uomo ha sparato due colpi in aria nei pressi del teatro in cui era in corso il XX congresso di Magistratura democratica alla presenza del ministro della Giustizia Andrea Orlando, già affollavano la zona.

Per lui, difeso dall’avvocato Wanda D’Amico, il gip Trapani non solo ha convalidato l’arresto, ma ha anche accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dal pm Calamita. Una decisione che, nonostante le richieste di scarcerazione presentate per lui dal suo avvocato, forse non dispiace neanche a Bortolotti, che solo dietro le sbarre si sentirebbe al sicuro. Stando a quanto raccontato oggi in udienza, il sessantunenne si sarebbe allontanato da Ventimiglia perché terrorizzato dalle continue minacce di un uomo deciso a mettere le mani sul suo patrimonio, frutto di una piccola eredità. Nonostante le ripetute denunce ai carabinieri, il misterioso soggetto avrebbe continuato a perseguitare Bortolotti, che spaventato dalle continue intimidazioni avrebbe infine deciso di allontanarsi dalla città senza una meta predefinta, portando con sé solo un po’ di contanti, qualche indumento e una vecchia pistola regalatagli da un vecchio amico, oggi deceduto. «Mi sentivo braccato», ha detto disperato oggi in aula.

A Reggio Calabria, stando al suo racconto, l’uomo si sarebbe fermato solo perché ultima città in fondo allo stivale, dunque unica meta per realizzare il progetto elaborato nel corso del viaggio: compiere un gesto dimostrativo, sparando di fronte a un posto di polizia, per farsi arrestare e potersi sentire finalmente protetto. «Se avessi rubato una mela – ha sostenuto – nessuno mi avrebbe arrestato». È con questo proposito dunque che sabato pomeriggio avrebbe iniziato a vagare per la città, alla ricerca della questura o di un posto di polizia, ma vedendo lo spiegamento di forze di fronte al teatro Cilea, che non immaginava in quelle ore occupato da centinaia di magistrati, avrebbe deciso di procedere con il piano elaborato: sparare in aria per farsi arrestare. Un’operazione che stando a quanto racconta avrebbe provveduto a portare a termine in tutta sicurezza, non solo sparando in aria, ma anche segnalando con un colpo clacson ai carabinieri che immediatamente si sono avvicinati di aver gettato l’arma e di non avere alcuna intenzione di resistere all’arresto. Adesso toccherà alle indagini trovare i riscontri alla versione fornita da Bortolotti, che – come a suo dire auspicava – per adesso rimane in carcere.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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