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L'ospedale affidato al muratore

REGGIO CALABRIA La sanità calabrese in mano a un ingegnere, a un commercialista e ora pure a un muratore. Anche a Reggio è iniziato il nuovo corso battezzato dal commissario, l’ingegnere Massimo Sc…

Pubblicato il: 04/04/2015 – 12:05
L'ospedale affidato al muratore

REGGIO CALABRIA La sanità calabrese in mano a un ingegnere, a un commercialista e ora pure a un muratore. Anche a Reggio è iniziato il nuovo corso battezzato dal commissario, l’ingegnere Massimo Scura, dal sub-commissario, il commercialista Andrea Urbani, e dal governatore Mario Oliverio. Il “reggente” del Riuniti di Reggio, Frank Benedetto, nominato dal presidente di Regione e “ratificato” nell’incarico da Scura, ha preso possesso della sua poltrona e ha già scelto i membri della sua squadra, tra cui figura anche il già muratore Giulio Carpentieri. Il suo ruolo? Direttore amministrativo, uno dei tanti incarichi – di certo non il più prestigioso – ricoperti nel corso della sua lunga carriera. Iniziata nel lontano 1974 a Taurianova e chiusa – ma adesso sappiamo non definitivamente – a Reggio, in qualità di segretario generale del consiglio regionale. 

 

LA SECONDA VITA
Carpentieri è in pensione, ma la sua second life, alla faccia del cambiamento professato da Oliverio, è iniziata ieri con una delibera firmata da Benedetto. Il commissario dell’Azienda ha nominato sia lui, sia Giuseppe Doldo, primario di Anestesia e rianimazione del Riuniti che ora guiderà la direzione sanitaria.
Ma la storia dell’avvocato Giulio inizia molti anni fa. Muove i primi passi nell’amministrazione pubblica in qualità di muratore dell’ospedale di Taurianova, al tempo in cui a imperare era Francesco Macrì, il controverso presidente dell’Usl nonché vero deus ex machina della politica locale a trazione democristiana.
Carpentieri dovrebbe prendere pala e cazzuola il 6 maggio del ’74, ma dopo soli due giorni il presidente dell’ospedale dispone che il neo dipendente presti «servizio di carattere amministrativo presso l’ufficio tecnico». Una piccola promozione lampo. Solo che, proprio a partire da quella data, l’ex operaio «venne riconosciuto in congedo straordinario e poi, senza interruzioni, in aspettativa per infermità nel periodo successivo». Il virgolettato è estrapolato da una sentenza del Consiglio di Stato che, molti anni dopo, si occuperà del “caso Carpentieri”.

 

VIA DA TAURIANOVA
Il futuro plenipotenziario di Palazzo Campanella lascia l’ospedale di Taurianova prima che gli altri dipendenti abbiano avuto modo di conoscerlo. Il 22 ottobre del ’74 viene “comandato”, ovvero trasferito, alla Regione Calabria, senza mai prestare «il servizio di carattere amministrativo cui era stato assegnato nell’ospedale».
Inizia la sua scalata. Già un anno dopo chiede un nuovo inquadramento come funzionario del consiglio regionale, in applicazione di una legge, la 9 del ’75. La giunta gli riconosce quel ruolo il 31 marzo dell”81. Una decisione discutibile, dal momento che quella stessa norma, in relazione all’assegnazione della nuova qualifica, esigeva che si tenesse conto delle «mansioni svolte, non di quelle assegnate» nell’ente di provenienza. E Carpentieri a Taurianova era stato un dipendente solo sulla carta. I compiti che gli erano stati assegnati erano superiori a quelli di muratore, «ma è certo, per il rilevato susseguirsi delle date – puntualizzava il Consiglio di Stato –, che non sono stati svolti». E infatti la Commissione di controllo della Regione si mette in mezzo e annulla la risoluzione della giunta, perché Carpentieri «difetta delle mansioni superiori svolte presso il proprio ente di provenienza».

 

PIOGGIA DI RICORSI
Sembra finita, e invece no. Inizia una girandola vertiginosa di ricorsi. Il Tar dà ragione a Carpentieri, che può così continuare a salire i gradini della burocrazia calabrese. Diventa funzionario. Ma non è ancora soddisfatto: lui stesso fa opposizione al Tribunale amministrativo (che gli aveva dato ragione) perché nel frattempo entra in vigore una nuova legge regionale (la 19 dell”83) che gli permette di richiedere un inquadramento ancora superiore: dirigente di settore.
Nel frattempo, la Commissione di controllo si rivolge al Consiglio di Stato che deve decidere sulla delibera che trasformava Carpentieri in funzionario. L’Ufficio di presidenza del Consiglio, però, non perde tempo e – nonostante esista un giudizio ancora pendente – stabilisce la qualifica di dirigente per l’ex muratore.
È il 1991. Una legge stabilisce che la gestione dei dipendenti spetta solo al Consiglio. Un’altra, invece, prevede un nuovo riconoscimento delle mansioni svolte: Carpentieri non si fa pregare e, nell’aprile ’92, gli viene accordato l’incarico di dirigente di settore.
L’intrico pare finito. Non è così. Qualche mese prima, nel novembre ’91, era arrivata la sentenza del Consiglio di Stato, che annullava la prima collocazione a funzionario di Carpentieri. Che in quel momento, formalmente, è poco più che un muratore.

 

L’AVANZATA
L’Ufficio di presidenza fa orecchie da mercante e ratifica comunque la posizione dirigenziale del manager, tra l’altro ignorando anche i pareri dei consulenti di giunta e Consiglio. Per il burocrate è la strada verso il successo. Da lì a poco sarà direttore generale e in seguito, quando alla presidenza c’è Peppe Bova, segretario generale. Con in mano poteri eccezionali: responsabile dell’area Relazioni esterne; dell’Assistenza commissioni; dell’Area istituzionale; dell’Area gestione; dirigente del settore Bilancio; segretario dell’Ufficio di presidenza. Senza contare la nomina a commissario dell’Ente fiera di Reggio. Tutte mansioni svolte contemporaneamente.

 

L’ULTIMA TAPPA
Ora l’ex muratore è riuscito a riciclarsi anche al Riuniti. Una seconda casa, per la famiglia Carpentieri. La moglie del già plenipotenziario del Consiglio, Marisa Concetta D’Ascola, in passato è stata direttrice amministrativa. Il ruolo che ora passa al marito. Ma il “Bianchi-Melacrino-Morelli” vanta un altro Carpentieri in scuderia: il figlio della coppia, Gianluca, chirurgo e vincitore di uno degli ultimi concorsi banditi dall’Azienda prima dell’avvio del Piano di rientro, che ha bloccato il reclutamento di altri dipendenti. Anche l’altra figlia di Giulio, Elisa, ha trovato un lavoro di tutto rispetto. Dove? Al consiglio regionale, dove a fare il bello e il cattivo tempo per un trentennio è stato proprio il padre.

 

Pietro Bellantoni

p.bellantoni@corrierecal.it

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