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Continuiamo a perdere le risorse umane più qualificate

Nonostante alcuni segnali positivi, dalle ultime rilevazioni Istat emerge che la disoccupazione tende ancora a crescere e che la crisi sta avendo naturalmente un impatto anche su alcune variabili dem…

Pubblicato il: 08/04/2015 – 17:08
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Nonostante alcuni segnali positivi, dalle ultime rilevazioni Istat emerge che la disoccupazione tende ancora a crescere e che la crisi sta avendo naturalmente un impatto anche su alcune variabili demografiche. Dall’analisi di due recenti pubblicazioni dell’Istat sulle emigrazioni internazionali ed interne della popolazione residente nel 2013 e su indicatori demografici nel 2014 emerge che le iscrizioni dall’estero di individui di cittadinanza estera risultano nel 2014 pari a 255.000 unità, mentre i rientri in patria degli italiani sono 26.000. Nel 2013 la quota percentuale di cittadini stranieri in Italia è del 7,4% e nel 2014 è aumentata all’8,3%. La quota maggiore si registra in Emilia (12,2%) e in Lombardia (11,6%). Per quanto riguarda l’emigrazione dall’Italia nel 2013 le cancellazioni per l’estero, hanno riguardato 82.000 italiani e 91.000 nel 2014.
Nel 2013 le principali mete degli italiani risultano il Regno Unito, la Germania, la Svizzera, la Francia, gli Stati Uniti. Il numero più elevato di emigrazioni si registra in Lombardia (16.325), seguita da Lazio (7.861), Veneto (7,367) e Sicilia (7.044).
Nel Mezzogiorno le regioni con maggiori emigrazioni all’estero dopo la Sicilia sono la Campania (5784), la Puglia (4258), la Calabria (2968), la Sardegna (2229) e la Basilicata (634). È da sottolineare che le migrazioni per l’estero di cittadini italiani con più di 24 anni di età nel 2013 sono state 62.000 e riguardano per oltre il 30% del totale individui in possesso di laurea. La meta preferita dai laureati è l’Inghilterra (3317 laureati), la Svizzera e la Germania e la Francia. Al di fuori dell’Europa i laureati si trasferiscono soprattutto negli Stati Uniti e nel Brasile.
Continuiamo a perdere pertanto le risorse umane più qualificate.
Sul territorio italiano i trasferimenti interni nel 2013 sono stati 335.000 tra comuni di regioni diverse. Nel 2013 i tassi migratori netti sono positivi in tutte le regioni del nord, quasi tutte quelle del centro tranne Umbria e Marche, mentre sono negativi in tutte le regioni del Sud e delle Isole, ad eccezione dell’Abruzzo. Sono particolarmente rilevanti in Calabria (-3,3 per mille) e in Campania (-3.1 per mille). Nel 2013 i trasferimenti di abitanti nelle regioni del Sud in altre regioni del Centro Nord, non compensate dagli arrivi, sono state all’incirca 110.000.
È come se tutti gli abitanti di città come Arezzo o Piacenza si fossero spostati dal Mezzogiorno al Centro Nord in un solo anno.
Tendenza che si conferma anche nel 2014, con la Provincia di Bolzano, la Lombardia e il Lazio che registrano il maggiore incremento demografico. Il decremento della popolazione è generalizzato al Sud, soprattutto in Molise e Basilicata, anche se la riduzione della popolazione riguarda anche alcune regioni del centro nord come la Liguria, le Marche e il Piemonte. È da sottolineare in positivo che nonostante continue emigrazioni la percentuale della popolazione in età lavorativa tra 15 e 64, pari in Italia al 64,4%, nel Mezzogiorno è del 66%, ancora superiore a quella del centro (64%) e del Nord (63,5%).
Il Mezzogiorno pertanto continua a subire una forte attrazione da parte di alcune aree del Centro Nord e dell’estero. È un fenomeno che va almeno ridotto prima che sia troppo tardi, per non rischiare in prospettiva la desertificazione delle regioni meridionali e perdere la speranza in futuri processi di sviluppo al Sud, anche se ancora esistono grandi risorse umane da valorizzare.

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