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Recuperare i ritardi con una strategia europea

Il recente articolo del professor Ettore Iorio sul Corriere della Calabria suscita alcune riflessioni. Innanzitutto possiamo partire dalla espressione “Il diritto precede il legislatore”. E lo preced…

Pubblicato il: 11/04/2015 – 8:11
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Il recente articolo del professor Ettore Iorio sul Corriere della Calabria suscita alcune riflessioni. Innanzitutto possiamo partire dalla espressione “Il diritto precede il legislatore”. E lo precede in duplice modo. Da un lato, assegnandogli procedure e strumenti da seguire nel legiferare, ma, dall’altro, e in maniera più stringente, ricordandogli che la legge non è solo espressione della volontà del legislatore, ma deve rispondere a quelle che sono le ragioni stesse della sua esistenza, e queste ragioni si trovano nella stessa ragion d’essere del diritto, che è a fondamento della legge, vale a dire una regolamentazione della vita dei cittadini con la finalità del benessere della comunità.
La seconda riflessione riguarda appunto la necessità che l’opera del legislatore sia mossa da questa ragion d’essere, vale a dire buon andamento della società tutta e dal rispetto dei diritti civili e sociali e, quindi, da quei  principi di ordine generale e non particolare che sono anche stati fissati nella nostra costituzione. I mali dei nostri tempi dipendono in gran parte da una politica che non ha il senso della sua funzione, non si interroga sulle reali esigenze della società e cerca e trova nell’emergenza il consenso e la legittimazione della sua azione, che usa l’urgenza per giustificare decisioni veloci che servono o per coprire interessi particolari, o per far vedere che si fa qualcosa più che per risolvere i problemi.
La speranza di un cambio di passo è l’aspettativa di tutti: che la politica operi con provvedimenti conformi ai principi costituzionali sia sul piano formale che sul piano contenutistico, che, attenta alla situazione reale, cerchi e trovi gli strumenti più idonei per risolvere i problemi ormai endemici della crescente povertà, della disoccupazione e dell’assenza o mal funzionamento di servizi. Su questo punto sarei contrario al principio della velocità e  spererei anzi che non vi fosse un eccesso di provvedimenti. Pochi provvedimenti, ben studiati e ben diretti, presi con senso di responsabilità e riflettendo a fondo sulle loro conseguenze, ben ponderati nella prospettiva della crescita e non nella prospettiva clientelare o del fare per far vedere, non basati su una realtà immaginaria che si vuol far passare per verità.
Il neo della lentezza, purché non si tratti di stallo, per non essere un neo deve essere espressione di un realismo che spinge a riflettere a fondo prima di prendere decisioni le cui conseguenze ricadono sulla comunità. E pur tuttavia le decisioni vanno prese, ma col dovuto know-how.Tanto, ancor di più, per la programmazione dei fondi comunitari, sempre collegata agli scopi e alle esigenze della comunità, riprogrammando – per come è stato ricordato – la nostra economia regionale, caratterizzata, purtroppo, accanto alle carenze storiche, anche da nuove forme  di povertà e di precarietà. La visita in Calabria di Corina Cretu, responsabile della Politica regionale ruropea, prevista per l’ormai prossimo 23 aprile, rappresenta una significativa occasione di verifica ma  anche di prospettiva strategica, per iniziare un nuovo percorso recuperando i ritardi accumulati e ponendo le condizioni di uno sviluppo programmato negli obiettivi, non costruito a tavolino, ma elaborato attraverso il coinvolgimento attivo e costruttivo delle diverse componenti sociali ed economiche della nostra Regione.

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