REGGIO CALABRIA “Gli occhi vedono, le orecchie sentono e le bocche non devono tacere” è il nuovo laboratorio di teatro clown sociale promosso dall’associazione “Pagliacci clandestini” di Reggio Calabria. Il laboratorio abbraccerà diversi ambiti della clowneria, ma lavorerà soprattutto sulla figura stessa del clown, partendo da quell’eredità che prima era solo aspetto prettamente terapeutico e che adesso è figura artistica e sociale che sa emozionare e commuovere in qualsiasi spazio d’azione, che utilizza la cultura del sorriso in contesti anche molto diversi tra loro. Questo progetto, si prefigge di fornire ai partecipanti un cammino personale, verso quella ricerca del proprio “sorriso interiore” da poter donare all’altro.
«L’idea nasce intanto perché l’unico modo per creare cambiamento è trovare persone che abbiano la stessa passione e che vogliano spendersi sia nel sociale che nella cultura – spiega Santo Nicito, fondatore del’associazione “Pagliacci Clandestini” – . Nasce dalla mia esperienza, da quello che ho fatto negli anni precedenti, dalla voglia di mettermi in gioco e creare un gruppo che sul nostro territorio possa realmente denunciare le cose che non vanno bene ma, nello stesso tempo stare accanto agli “ultimi”». A partire da venerdì 17 aprile, il laboratorio avrà una durata di 5 fine settimana, ma sarà intergrato da più 200 ore di tirocinio da svolgersi presso strutture ospedaliere, comunità, strada e in tutti quei contesti sociali in cui ci sia bisogno di allegria. Santo Nicito non ha dubbi a riguardo «Prima di tutto dobbiamo renderci conto che, dall’altra parte, ci sono persone e che noi lavoriamo per rendere la loro vita migliore. Lo facciamo mettendo dentro conoscenza e competenze, crescendo e cercando sempre di creare nuove cose, nuove collaborazioni, di tessere nuove maglie. Cerchiamo di unirci ad altri gruppi attraverso il teatro sociale che tenta di congiungere le comunità, di avvicinare le persone. Questa è la nostra idea di teatro: andare dagli altri, non aspettarci che altri vengano da noi».
Il laboratorio è rivolto a un numero massimo di 20 partecipanti scelti tra molti. «Ci sono persone che abbiamo selezionato durante un altro laboratorio, “Pagliacci in ospedale” – continua Nicito – . In quel caso avevamo raggiunto circa 300 domande e fatto una valutazione grazie a un’equipe specifica in cui uno psicologo, un pedagogista, un esperto di comunicazione e io, avevamo incontrato e selezionato i vari iscritti. A questi si aggiungano quelli che sentono semplicemente di fare questo cammino. Il bello è che non mettiamo un limite, nel senso che può avvicinarsi chiunque senta di farlo, che sia la casalinga, l’ingegnere o l’attore. Non è un percorso strutturato esclusivamente sul teatro, perché molte persone riusciranno meglio in reparto che in strada, altri saranno più forti in un quartiere a rischio, ma lo saranno di meno in ospedale». Un laboratorio rivolto, quindi, a chi vuole mettersi in gioco per scoprire le proprie potenzialità comiche, in un confronto pubblico con l’altro per ridere in faccia alle debolezze e ai problemi della vita. Un lavoro di interiorizzazione con l’obiettivo di conoscere prima se stessi e poi gli altri passando da giochi di fiducia a giochi di comunicazione, tecniche di giocoleria e quelle di prestidigitazione, momenti di improvvisazioni teatrali e momenti di gestione della relazione d’aiuto. Durante il laboratorio si svilupperà la concentrazione, l’equilibrio, la collaborazione e la capacità di ridere di sé sfidando i propri limiti. La formazione sarà coadiuvata da esperti che da anni lavoravo in ambito psicologico, performativo (maestri di musica, giocoleria, prestidigitazione ecc.), e sociale. Si studierà l’uso dello spazio scenico, integrato da strumenti di lavoro quali burattini e marionette che permetteranno ai futuri clown di regalare sorrisi a chi ne ha più bisogno.
Miriam Guinea
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