Omicidio Puntorieri, riaperta l'istruttoria
REGGIO CALABRIA È una riapertura dell’istruttoria solo parziale e decisamente lontana dalle corpose richieste delle difese, quella decisa dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria nell’ambito…

REGGIO CALABRIA È una riapertura dell’istruttoria solo parziale e decisamente lontana dalle corpose richieste delle difese, quella decisa dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria nell’ambito del processo di secondo grado per l’omicidio di Domenico Puntorieri, il quarantunenne scomparso nel settembre 2011, del quale verranno ritrovati solo parziali frammenti ossei dai carabinieri, grazie alle immagini contenute in una pen drive che una mano anonima ha fatto pervenire alla stazione dei carabinieri del rione Modena. Alle corpose memorie difensive con cui i legali dei tre imputati – gli avvocati Carmelo Chirico e Salvatore Staiano per Domenico Ventura, Giacomo Iaria e Giovanni Managò per Domenico Condemi e sempre Iaria per Natale Cuzzola – i giudici hanno risposto con una sintetica ordinanza che pur ammettendo un’integrazione della perizia fonica sulle intercettazioni messe agli atti, respinge al mittente tutte le altre richieste. Il prossimo 8 maggio, i giudici conferiranno formalmente l’incarico al tecnico Luciano Romito, perché integri la sua precedente perizia, individuando «quelle particolarità riferite dalla p.g. concernenti la voce del Condemi e non rilevate, a suo tempo, in considerazione della parziale valutazione del segnale». Difetti di pronuncia che a detta della difesa non sarebbero riscontrabili nelle conversazioni messe agli atti e – tanto in primo grado, come nelle prime fasi dell’appello – sono servite alla difesa per sostenere che l’uomo intercettato non fosse Condemi. Nulla da fare invece per le richieste relative alla posizione degli altri due imputati, i cui legali avevano chiesto che venissero disposti nuovi accertamenti antropometrici per verificare l’identità dell’uomo ripreso in auto insieme alla vittima, ma anche nuovi rilievi fonici per capire la reale origine degli spari registrati dall’anonima telecamera. E proprio sull’apparecchio – una Fujifilm – le difese avevano chiesto con forza che venissero fatti nuovi accertamenti necessari per andare oltre ai dati relativi al modello e all’anno di produzione, e tesi a stabilire dove, quando e come quell’apparecchio fosse stato messo in commercio e venduto, possibilmente anche individuando l’acquirente. Approfondimenti in larga parte di natura esplorativa – si legge nell’ordinanza emessa dalla Corte d’assise d’appello – che «non appaiono assolutamente indispensabili ai fini della decisione». Non ci sarà dunque nessun nuovo accertamento su quelle riprese video che in primo grado erano state fondamentali per incastrare Ventura, Condemi e Cuzzola, tutti condannati all’ergastolo per l’omicidio di Puntorieri. Quelle immagini per gli investigatori immortalano infatti i momenti immediatamente precedenti e successivi all’omicidio del quarantunenne, ma soprattutto i particolari che consentono di identificare Ventura mentre chiacchiera in compagnia della vittima, armeggiando con un fucile a canne mozze.
Per il pm Stefano Musolino, che ha coordinato le indagini e sostenuto l’accusa in primo grado, Ventura non sarebbe un semplice esecutore ma anche una vittima del suo stesso clan, che lo avrebbe “venduto” agli investigatori dopo avergli commissionato l’omicidio di Puntorieri. Stando alla ricostruzione emersa dal dibattimento di primo grado e certificata dalla sentenza, per ordine del clan, Ventura avrebbe attirato il quarantunenne scomparso in una zona isolata nei pressi del torrente Armo, con il preciso proposito di freddarlo, ma non avrebbe agito da solo. Quel giorno assieme a lui ci sarebbe stato anche Natale Cuzzola, condannato oggi all’ergastolo come esecutore del delitto, e incastrato con il presunto mandante, Domenico Condemi, grazie alle intercettazioni disposte nell’ambito dell’operazione “San Giorgio” eseguita dalla squadra mobile contro la cosca Borghetto-Zindato-Caridi. Riascoltando quelle bobine, gli investigatori sono riusciti infatti a dare un senso a quelle conversazioni che raccontavano come i tre avessero fatto anche un sopralluogo il giorno precedente l’omicidio, per controllare i luoghi e testare l’arma. Ventiquattro ore dopo quella chiacchierata registrata dalle cimici della Mobile, nello stesso posto avrebbero attirato Puntorieri, convinto di dover partecipare a un omicidio ma inconsapevole di esserne la vittima predestinata.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it