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Lavoro, l'ex dg Caserta: «Ho operato con trasparenza»

Riceviamo e pubblichiamo   Gentile direttore, in merito ai due articoli apparsi ieri, 20 aprile 2015, sulla testata giornalistica on line “Corriere della Calabria”, dal titolo “Fondi “fantasma…

Pubblicato il: 23/04/2015 – 11:21
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Lavoro, l'ex dg Caserta: «Ho operato con trasparenza»
Riceviamo e pubblichiamo
 
Gentile direttore,

in merito ai due articoli apparsi ieri, 20 aprile 2015, sulla testata giornalistica on line “Corriere della Calabria”, dal titolo “Fondi “fantasma” per i corsi professionali” e “Calabria etica, arrivano le lettere di “licenziamento”, entrambi a firma del signor Pietro Bellantoni, intendo precisare quanto segue, atteso il contenuto distorto e inveritiero dei fatti esposti, ingiustamente offensivo della mia persona e della mia reputazione.

Il primo articolo così recita: «In Calabria può avvenire che, alla vigilia delle elezioni, la Regione avvii corsi di formazione “farlocchi”, finanziati da fondi inesistenti. Risorse mai esistite pari a 22 milioni di euro. È il caso dell’avviso pubblico, firmato dall’ex dirigente generale del dipartimento Lavoro Vincenzo Caserta… Ora, però, a elezioni bell’e concluse, la Regione ha smascherato il “trucco” e ha ammesso che quelle risorse non ci sono; e dunque niente corsi di formazione per i più giovani».

Il giornalista ha dunque etichettato come “ingannevole” il mio operato e affermato che il dirigente generale reggente del dipartimento Lavoro, dottor De Marco, avesse “revocato in autotutela” il decreto dirigenziale di cui si discute.

Non è così.

Il sensazionalismo che ha accompagnato le citate notizie, in violazione dello specifico dovere di accertamento della verità dei fatti, che costituiscono oggetto di cronaca giornalistica, tradisce ogni finalità informativa dell’articolo medesimo, persa nel novero delle inesattezze, delle omissioni e delle inveritiere affermazioni del signor Bellantoni.

Sarebbe bastato verificare i documenti di cui si parla, tutti pubblicati e rinvenibili online; sarebbe bastato contattare me, presso la Regione Calabria, per chiedere notizia, o conferma, o smentita dell’accaduto; sarebbe bastato riflettere.

Nulla di tutto ciò.

Ancora, un’attenta lettura della nota “interna” al dipartimento (della quale il signor bellantoni dovrà spiegare nelle sedi opportune come ne sia venuto a conoscenza), recante la firma del dottor De Marco, avrebbe facilmente permesso al giornalista di appurare che nessun atto da me adottato è mai stato revocato, come invece erroneamente sostenuto nell’articolo.

La richiamata nota “interna” al dipartimento richiede semplicemente all’Autorità di gestione «un parere di coerenza del Por 2014-2020 dell’avviso pubblico sui Percorsi formativi». Ebbene, il richiesto parere, avanzato da parte del dirigente generale appena insediatosi, su di un atto gestorio di rilievo e programmatorio assunto da altri, non può che valutarsi come lecito e comprensibile. Analogamente, tale circostanza non scalfisce affatto la legittimità del mio comportamento nell’istruttoria che ha portato infine all’adozione dell’avviso pubblico.

In riferimento a tale atto (mai revocato) – vale a dire il decreto dirigenziale numero 10465 del 28.8.2014 (adottato, dunque, non proprio alla vigilia delle elezioni) – nella mia qualità di dirigente generale del dipartimento Lavoro e al contempo di Autorità di gestione del Fondo sociale europeo, ho approvato un avviso pubblico per la presentazione di progetti di istruzione e formazione professionale, finalizzati all’acquisizione di una qualifica e di un titolo professionale, titoli spendibili sull’intero territorio nazionale sulla base di accordi Stato-Regioni del 27 luglio 2011 e del 19 gennaio 2012.

L’accordo ha ovviamente previsto la dovuta copertura finanziaria, individuata «sulle risorse del Por Calabria 2007/2013 Asse III Ob a valere sul capitolo di spesa 4903001 del bilancio 2014 e sulle risorse del Programma operativo Regione Calabria Fse 2014-2020 dell’obiettivo tematico 10 azione Por 10.1.7 Percorsi formativi di Iefp». Ebbene, all’interno di tale obiettivo tematico vi è una dotazione previsionale di circa 55 milioni di euro, legittimata con documento di orientamento strategico della programmazione operativa 2014-2020 approvato con deliberazione del consiglio regionale numero 404 del 21 luglio 2014.

Nessun fondo fantasma e nessuna illegittimità: ho operato in piena trasparenza, nel rispetto delle norme nazionali e regionali, attraverso fondi nazionali, attivabili dalle Regioni, e fondi comunitari, a destinazione vincolata; ho agito in linea con quella che è stata l’attività del dipartimento Lavoro negli ultimi 5 anni, avendo la Regione Calabria adottato analoghi decreti dirigenziali, con analoghe modalità, sin dal 2010.

Mi chiedo come mai l’attenzione giornalistica riservata alla mia persona non abbia permesso di cogliere anche quanto da me realizzato nel corso di quei pochi mesi durante i quali ho avuto il privilegio di dirigere il dipartimento Lavoro della Regione Calabria. Mi riferisco, quale esempio, all’attività che ha permesso di non perdere ben 110 milioni di euro, trasferiti in extremis dal Fondo sociale europeo ai Piani d’azione coesione, somme che l’Unione europea stava per disimpegnare e che ora invece permetteranno un investimento consistente nella nostra terra.

Ma correttezza e buona amministrazione non fanno notizia, me ne rendo conto.

Il secondo articolo, nel commentare la notizia per la quale la Fondazione Calabria etica ha annullato i contratti sottoscritti a suo tempo dal precedente presidente, Pasquale Ruberto, ha così concluso: «La Regione pare in una botta di ferro: era – come lascia intendere dal dipartimento – del tutto all’oscuro di quanto avveniva in Calabria etica alla vigilia del voto. Ma è davvero così? Sembra di no. A dimostrarlo ci sono i protocolli operativi relativi ai quattro progetti “disconosciuti” della Fondazione. Convenzioni sottoscritte sia da Ruberto, sia dal predecessore di De Marco al dipartimento 10, Vincenzo Caserta. Adesso, però, tutti cercano di lavarsene le mani. E a pagare lo scotto delle “assunzioni allegre” sono solo i lavoratori».

Allegato al citato articolo, il signor Bellantoni ha riportato un’immagine riferita all’ultima pagina di un atto recante la mia firma e quella di Pasquale Ruberto, senza alcun riferimento che possa permettere l’individuazione esatta del provvedimento, nè l’oggetto o la data.

Attraverso tale articolo, in palese sequenza strategica con il precedente, il signor Bellantoni ancora una volta ha tentato di addossare su di me responsabilità gestorie e contabili e ventilare miei comportamenti illegittimi e fraudolenti, invero del tutto assenti.

Quale dirigente generale del dipartimento numero 10, dopo aver ricevuto progetti formativi dalla Fondazione Calabria etica, ho provveduto alla sottoscrizione delle relative convenzioni, senza tuttavia procedere con l’apposizione del numero di repertorio poiché in attesa del provvedimento di copertura finanziaria, infine mai giunto dall’Ufficio competente.

Tale iter è ben lungi dall’essere anomalo o “truffaldino” – come suggerisce l’articolo – risultando invece prassi consolidata: la mera firma dell’atto privatistico non comporta impegno di spesa, né legittimità contabile, né autorizzazione alla sottoscrizione di obbligazioni conseguenti. Anche in questa vicenda, sarebbe bastato informarsi, verificare, valutare la fondatezza o meno delle illazioni, visto che quanto da me affermato trova esatta corrispondenza in documenti e provvedimenti esistenti presso il dipartimento Lavoro.

L’articolo getta gratuitamente discredito sulla mia persona, in violazione di tutti i doveri nella previa verifica della verità delle informazioni pubblicate, senza menzione alcuna della circostanza che sono stato io stesso, peraltro, componente della commissione di inchiesta voluta dal governatore Oliverio proprio per fare chiarezza su alcune vicende.

Per quanto sopra, nel richiedere espressamente, anche ai sensi e per gli effetti dell’articolo 8 della legge numero 47 del 1948, la pubblicazione integrale della presente rettifica nei termini e nei modi previsti dalla legge, riservo ogni più opportuna iniziativa giudiziaria a tutela della mia reputazione personale e professionale.

Cordiali saluti.

 

Vincenzo Caserta

 

Forse è opportuno citare i virgolettati dei protagonisti di questa vicenda. Il primo è quello di Fortunato Varone. Il dg reggente del Programmazione comunitaria, in relazione al parere sull’avviso pubblico firmato da Caserta, ribadisce che le «criticità» riscontrate in precedenza «impediscono di poter esprimere una valutazione positiva circa la finanziabilità dell’intervento». Il secondo è quello del dg De Marco che, sulla scorta del parere di Varone, chiarisce che «l’avviso non recava copertura finanziaria e non contiene i prescritti pareri di coesione programmatica e di regolarità». «Di conseguenza – puntualizza De Marco – la scrivente direzione generale provvederà in autotutela alla revoca dell’avviso pubblico, che andrà, pertanto, reiterato successivamente all’atto dell’avvio della nuova programmazione 2014/2020». Non ci sono i soldi, la revoca è inevitabile: infatti De Marco la emetterà entro i prossimi due giorni.     

Quanto a Calabria etica, Caserta contesta la pubblicazione di una sola parte dell’atto che porta la sua firma. Quindi sospetta che il Corriere della Calabria abbia strumentalmente usato la sua firma per infangarlo? O forse Caserta avrebbe preteso la diffusione integrale del documento? Disponibili a consegnargli tutto l’incartamento brevi manu, anche se si tratta di protocolli che Caserta dovrebbe ben conoscere, dal momento che portano il suo autografo. Il suo e quello dell’ex presidente di Calabria etica, Pasqualino Ruberto. Caserta disconosce la sua firma? L’ex dg dice poi che la mera firma dell’atto privatistico (quindi quel documento era originale, dottor Caserta?) non comporta impegno di spesa, né legittimità contabile, né autorizzazione alla sottoscrizione di obbligazioni conseguenti. Ma Caserta sapeva o no che i progetti di Calabria etica erano comunque partiti e che circa 250 persone lavoravano per la Fondazione? E, se non lo sapeva, come mai Caserta, lo scorso 11 dicembre, ha scritto all’allora presidente Ruberto per chiedere l’assegnazione di un collaboratore di uno dei quattro progetti incriminati per chiedere la sua assegnazione «presso la sede Uod del settore politiche sociali della Regione Calabria di Cosenza»? Caserta non sa nulla neppure di questo? Pretende la pubblicazione integrale anche di questa nota? Noi l’abbiamo, e siamo sicuri la possieda anche l’ex dg.   


 
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