REGGIO CALABRIA Ci sono accordi e rapporti stretti nel tempo fra investigatori e inquirenti italiani e i loro omologhi statunitensi alla base del successo dell’operazione Columbus, che questa notte ha portato al fermo di tredici soggetti a varIo titolo coinvolti nella rete di narcotraffico gestita dall’imprenditore calabrese Gregorio Gigliotti, dagli Stati Uniti, assicurava ai clan calabresi regolari spedizioni di cocaina del Costarica in tutta Europa. Si tratta di relazioni formalizzate nel protocollo d’intesa fra il Dipartimento di Pubblica Sicurezza e il Federal Bureau of investigation, che negli ultimi anni è stato implementato soprattutto grazie al dirigente dello Sco, Andrea Grassi, e agli uomini della sua sezione, da tempo impegnati in operazioni internazionali, anche da undercover, portate avanti gomito a gomito con gli uomini del Fbi. Una collaborazione che è stata alla base anche dell’operazione Columbus, che in oltre due anni di intercettazioni, servizi tecnici e pedinamenti ha individuato e bloccato le reti di narcotraffico rimaste scoperte dopo gli arresti di Giulio Schirripa e dei suoi sodali, nell’ambito dell’operazione Solare 1. In passato invece, gli stessi uomini, sempre in collaborazione con i colleghi statunitensi, avevano messo la propria firma sull’operazione New Bridge, che ha scompaginato l’organizzazione transnazionale dedita al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di denaro che gli Ursino di Gioiosa Jonica avevano costruito fra la Calabria e gli Stati Uniti, grazie all’accordo con i Gambino, storica famiglia della mafia di New York.
a.c.
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