COSENZA Gli accertamenti davanti ad alcuni supermercati sono stati al centro dell’udienza che si è svolta, questa mattina, nel Tribunale di Cosenza, nel processo su una presunta truffa nel settore della solidarietà, scaturita dall’operazione “Cuore e sorriso”, che prende il nome delle omonime due onlus finite al centro dell’inchiesta. Sul banco degli imputati 15 persone. La base logistica dell’organizzazione, secondo l’accusa, era una palestra di Rende, la “Skorpion health club”, ma le ramificazioni coprivano tutto il territorio nazionale. Erano finiti in manette Sandro Daniele (proprietario della palestra), Arianna Mauro, Giuseppe Santoro, Simone Santoro, Giuseppe Ponzano, Alessandro Di Fino, Diego Damaggio e Manuel Intrieri. E altre sette persone sono state indagate.
Nell’udienza di oggi, sono stati sentiti quattro carabinieri che hanno riferito su alcuni riscontri effettuati in alcuni centri commerciali in Sicilia, a Verona e Valmontone. Nel corso dei controlli hanno identificato i volontari delle onlus che chiedevano offerte e su di loro hanno avviato accertamenti essendoci già indagini. I carabinieri hanno risposto alle domande del pm Salvatore Di Maio e delle difese.
I FINTI VOLONTARI
Una vera e propria organizzazione criminale dedita alle truffe. Così il gip di Cosenza Enrico Di Dedda definisce le due onlus di Rende “Il sorriso” e “Il cuore”. Il sistema era semplice: i membri delle due associazioni si presentavano come volontari intenti a raccogliere fondi per finalità assistenziali. I soldi così raccolti – secondo l’inchiesta – invece di essere destinati ad attività benefiche, finivano direttamente nelle tasche dei sodali del gruppo. Grazie a una lunga attività investigativa i carabinieri del comando provinciale di Cosenza sono riusciti a ricostruire le modalità con cui agiva il gruppo. I luoghi prescelti erano soprattutto i centri commerciali, in Calabria ma non solo. La presenza dei finti volontari è stata segnalata a Siracusa, Olbia, Catania, Casalecchio di Reno (Bologna), Valmontone (Roma), Verona, Brescia e Mantova. Le “vittime” venivano avvicinate dai membri dell’organizzazione che si presentavano in coppie indossando delle pettorine con la scritta “Volunteer”. Ai potenziali donatori venivano mostrate brochure in cui erano illustrati gli scopi benefici dell’attività, la sede dell’associazione, il sito web, i recapiti telefonici. Tutto, almeno all’apparenza, in regola. Se gli ignari cittadini, convinti di fare beneficenza, effettuavano una donazione in cambio ottenevano una ricevuta con l’importo versato. Secondo le indagini, quei denari – che venivano versati su due carte “postepay” – però, venivano fatti sparire e finivano per scopi molto meno nobili. «Le intercettazioni telefoniche e gli accessi bancari e postali – scrive il gip nell’ordinanza – hanno ampiamente dimostrato come le somme raccolte per la beneficenza fossero divise, scorporate le spese vive, tra gli organizzatori del sodalizio fraudolento e i loro adepti».
Al vertice del gruppo ci sarebbe stato, secondo le accuse, Sandro Daniele. Era lui a mettere a disposizione la base logistica dell’associazione ospitata nella palestra “Scorpion health Club” a Rende. Per gli inquirenti era sempre Daniele a fornire «ai sodali il denaro necessario per le spese di viaggio, di vitto e di soggiorno, nonché i mezzi per raggiungere le diverse città». Nelle sue mani finivano, poi, «i proventi delle singole truffe perpetrate». Il processo è stato aggiornato al prossimo 18 giugno.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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