Reggio, arriva il "sì" alle unioni civili
REGGIO CALABRIA Il consiglio comunale di Reggio Calabria ha pronunciato il fatidico “sì”. È stato ufficialmente istituito giovedì pomeriggio il registro per le unioni civili al termine di una riunion…

REGGIO CALABRIA Il consiglio comunale di Reggio Calabria ha pronunciato il fatidico “sì”. È stato ufficialmente istituito giovedì pomeriggio il registro per le unioni civili al termine di una riunione tutt’altro che piatta – che ha visto presente anche un nutrito pubblico di cittadini, rappresentanti dell’Arcigay e del Collettivo autonoMia Reggio Calabria – in cui sono stati presentati ben 97 emendamenti da discutere prima di poter procedere al voto. Il risultato è stato infine positivo, con 20 voti favorevoli, 5 contrari e 2 astenuti (Marino e Pizzimenti).
Al momento della votazione, i banchi del centrosinistra erano quasi completi, mentre dall’altro lato della sala consiliare piano piano la presenza della minoranza ha iniziato a scemare, lasciando la votazione in mano a soltanto sette consiglieri.
Il consigliere Demetrio Martino, presidente della commissione Statuto e regolamenti, ha presentato in apertura di seduta la propria relazione sul registro, facendo intendere già dalle prime battute un acceso dibattimento – o combattimento – tra maggioranza e opposizione sul tema bollente delle unioni civili. Il regolamento presentato oggi – ha spiegato il presidente – è stato stilato dopo 13 sedute di commissione che hanno coinvolto molte associazioni del reggino, tra cui l’Arcigay, il Forum famiglie e il Forum del Terzo Settore, che hanno contribuito a un’analisi approfondita e alla realizzazione di più punti del programma oggi sottoposto al voto. «Il registro – ha detto Marino – renderebbe concreta la tutela delle unioni dei singoli individui che non possono essere tutelate dalle norme del matrimonio civile. Ci sono vari aspetti da tutelare, come quello dell’assistenza in ospedale, del trasferimento del paziente, della pensione di reversibilità, e tanto altro. L’istituzione del registro è una questione di civiltà – ha concluso – che non scalfisce o svilisce il concetto di famiglia. Il registro non è un surrogato del matrimonio gay e non rappresenta un trampolino per le possibilità di adozione e affido».
Non è della stessa opinione il consigliere Massimo Ripepi, di Forza Italia, noto alle recenti cronache cittadine per la battaglia per la tutela della “famiglia naturale” – il cui emendamento è stato votato all’unanimità dal Consiglio scatenando non poche polemiche –, per la quale ha oggi chiesto al sindaco, Giuseppe Falcomatà, la «urgente indicazione di una data per la festa della famiglia naturale». Richieste festive a parte, Ripepi si scaglia contro la maggioranza, alla quale non augura sonni tranquilli, poiché «quelli che stanotte dormiranno sono quelli che non hanno coscienza». L’approvazione del registro – per Ripepi – sarebbe un ordine calato dall’alto, un documento che ritiene «illegale, illegittimo, inutile, ipocrita».
«È stata una farsa, non si è ragionato su un solo elemento presentato da questi poveretti – ha detto rivolgendosi al pubblico –. Questo regolamento è solamente ideologico, voi lo sapete bene e mentite sapendo di mentire. Avete detto cose che sono false, gli ordini da Roma li prendete bene». Ma il suo intervento non è con l’intento di discriminare qualcuno, soltanto di tutelare la «famiglia naturale». Ripepi infatti si è detto più volte favorevole, durante il Consiglio, all’istituzione di un «registro delle unioni omosessuali», di fare cioè la “«separazione tra famiglia naturale e nucleo sociale che si forma e deve essere preservata».
Sulla scia di Ripepi, anche il consigliere Giuseppe D’Ascoli (Reggio Futura), che sottolinea come sia previsto che il Comune metta a disposizione le proprie sale per la celebrazione delle unioni civili, dando così il segnale di «attribuire a questa unione la stessa importanza di un matrimonio, che non ha». Anche Pasquale Imbalzano (Ncd) definisce il documento un esempio di «rara ipocrisia politica inutile e pericolosa», mentre dalla maggioranza l’assessore alle Politiche sociali Giuseppe Marino chiede di non aggrapparsi a speculazioni ideologiche e politiche in favore di un obiettivo comune, quello di «creare un nuovo umanesimo nella nostra città, con un senso di comunità rinnovato».
Una battaglia verbale senza esclusione di colpi, che non ha risparmiato qualche caduta di stile in un mix di sacro e profano – tra chi si appellava ai fondamenti del cattolicesimo per la tutela del matrimonio da un lato e chi coglieva gli stessi insegnamenti per proclamare l’amore universale dall’altro – conclusa dal sindaco Falcomatà: «Avevamo garantito di lavorare per una città che fosse per tutti – ha detto – e quello che compiamo oggi è un ulteriore passo per la città volevamo, che non avrebbe fatto distinzioni per razza e orientamenti sessuali, una città in cui non c’è spazio per la discriminazione in nessun senso». Falcomatà ha sottolineato l’importanza di un riconoscimento dei diritti dell’individuo che non fosse solo legislativo, poiché «significherebbe che i nostri legami sono frutto del diritto, invece sono frutto di amore affetto e reciproco rispetto tra le persone. Il riconoscimento di un diritto a qualcuno non toglie nessun diritto all’altro».
Con la proclamazione ufficiale dell’approvazione del registro il pubblico si è espresso in un festeggiamento generale, prima di abbandonare l’aula per il regolare proseguimento dell’attività consiliare, che si è conclusa pochi minuti dopo con l’approvazione degli ultimi due punti all’ordine del giorno, il primo sull’adesione alla campagna di Libera per il reddito di cittadinanza e il secondo sull’accesso in spiaggia degli animali domestici.
r. c.