CATANZARO L’ombra della ’ndrangheta aleggia anche sulle presunte combine registrate dalla Dda di Catanzaro nel campionato di Lega Pro. La presenza delle cosche – resta ancora da accertare quali siano le compagini criminali coinvolte – sarebbe legata al faccendiere sloveno Uros Milosavljevic. L’uomo sarebbe uno dei finanziatori del “calcio sporco”, un personaggio dai modi spicci e intimidatori. Modi che può permettersi per via della sua «riferita vicinanza a una cosca di ’ndrangheta». Anche l’ex calciatore del Cosenza Fabio Di Lauro «vantava – secondo gli inquirenti – rapporti con la criminalità organizzata calabrese». E proprio sull’asse Di Lauro-Milosavljevic si dipana il racconto di alcune presunte combine che avrebbero condizionato lo svolgimento del campionato. E’ Di Lauro a rappresentare gli interessi degli scommettitori stranieri, ma, attorno ai terminali del business, ruotano anche insospettabili, come il direttore sportivo dell’Aquila, Ercole Di Nicola. Nel suo caso, le intercettazioni sembrano svelare il profilo di un personaggio affatto diverso da quello che appariva nelle occasioni pubbliche: più attento al profitto personale che allo sport. Sarebbe lui che, «acquisita la notizia dell’alterazione del risultato della partita Juve Stabia-Lupa Roma, la cedeva dietro lauto compenso (8mila euro) ai complici stranieri». Ed è “inseguendo” i protagonisti di questa presunta combine che gli investigatori ricostruiscono un sistema criminale che avrebbe operato in diverse altre circostanze. Gli affari in ballo non sono esattamente privi di rischi. Il cosentino Di Lauro spiega a un amico che, se il suggerimento di Di Nicola non si rivelerà esatto le cose potrebbero mettersi male: «Se non passa la partita che gli ha detto, l’ammazzano… omissis… gli ha fatto giocare la Juve Stabia». Il 2-0 dei campani rasserena gli animi, ma i rapporti tra Di Lauro e Di Nicola restano tesi. Il primo teme che il ds dell’Aquila voglia accordarsi con i suoi amici slavi per conto proprio. E chiarisce la questione con sms da tono inequivocabile: «Loro sono amici miei, non pensare che fanno senza di me. C’è una amicizia di persone della Calabria vicine a loro, mostra rispetto». Basta citare la Calabria e il rispetto per evocare certi ambienti. E Di Lauro non mostra nessuna reticenza a farlo.
Le cosche, d’altronde, fanno capolino non appena qualcosa non va per il verso giusto. Accade per via di un suggerimento che Mauro Ulizio, che, secondo la Dda è il «direttore “di fatto” del Pro Patria», gira al solito Milosavljevic. Gli propone di scommettere 60mila euro su Albinoleffe-Pro Patria: è convinto che le due squadre segneranno complessivamente almeno tre gol. La partita, però, finisce soltanto 1-0, perché non c’era in atto nessuna frode sportiva. Lo scommettitore sloveno dà in escandescenze. Sarebbe il minore dei mali: il peggio sono «le potenzialità criminali degli stranieri, accreditati da Fabio Di Lauro come vicini ad ambienti malavitosi calabresi». Gli slavi hanno intenzioni bellicose e girano armati, perché le armi sono «gli strumenti per ottenere il pagamento del loro credito di 60mila euro». Un arsenale, trasportato in due automobili, molto convincente.
red. corcal.
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