CATANZARO In questa storiaccia di combine e scommesse, che getta l’ennesima ombra sinistra sul mondo del calcio, la ’ndrangheta non ha un ruolo da semplice comprimaria: è una protagonista assoluta. La cosca Iannazzo è al centro della scena, ma potrebbero essere coinvolti anche altri clan. Lo lasciano intuire i magistrati della Dda di Catanzaro nel decreto di fermo: «Gli indagati hanno agito con la consapevolezza della capacità di intimidazione e di assoggettamento derivante dall’appartenenza al gruppo criminale di tipo mafioso denominato cosca Iannazzo, nonché con la consapevolezza della vicinanza di Uros Milovsavljevic ad ambienti criminali della ’ndrangheta calabrese, allo stato non ancora individuati più precisamente». L’inchiesta, dunque, punta (anche) a ricostruire i legami con altri sodalizi criminali interessati a ciò che di torbido si muove attorno al pallone. Dirty Soccer, però, analizza per primo il coinvolgimento della cosca lametina negli affari sporchi che la magistratura ha portato alla luce sui campi di serie B, Lega Pro e serie D. Questo approccio è, in qualche modo, inevitabile, visto che l’indagine nasce proprio dalle investigazioni relative al clan. Partendo da quelle intercettazioni «è stato possibile via via accertare la sussistenza della prima organizzazione criminale dedita alle frodi sportive, facendone emergere i gangli vitali».
Pietro Iannazzo, una delle tessere fondamentali del mosaico, è finito di recente in carcere per motivi che nulla hanno a che vedere con il calcio: coinvolto nell’operazione Andromeda, è considerato uno dei membri del clan. Il suo ruolo sarebbe sostanziale, specie per via della «contiguità compiacente di alcune ditte» attive nell’edilizia, un settore che da sempre fa gola alle cosche. Di più: è considerato un «personaggio di primo piano della ’ndrangheta calabrese». Qui, però, si illumina un’altra grande passione del quarantenne, consulente di mercato del Neapolis, squadra campana che milita nel girone I della serie D. Il suo è un nome che compare spesso nelle carte dell’inchiesta. A Iannazzo vengono affidati compiti di assoluto rilievo – anche se non sempre riesce nei suoi intenti. E’ lui a «offrire/promettere denaro, quantificabile in una cifra oscillante tra i 5mila e i 7mila euro affinché la squadra dell’Hinterreggio uscisse sconfitta dall’incontro con la squadra del Neapolis». In quel caso il piano fallisce: la partita finisce 2 a 0 per i calabresi, ma per i pm catanzaresi l’episodio mantiene intatta la propria valenza probatoria, visto che Iannazzo contatta un dirigente dei reggini, Fabio Caserta («la cui posizione è al vaglio degli inquirenti»), «raggiungendo l’accordo per la combine “al 110%”, tanto da giocare egli stesso la scommessa sulla vittoria esterna del Neapolis».
Il ruolo di Iannazzo è ritenuto centrale. L’uomo, «avvalendosi della sua caratura criminale in quanto esponente di spicco dell’omonima cosca di ’ndrangheta, nonché delle sue conoscenze con esponenti di varie società calcistiche calabresi, era riuscito a realizzare una vera e propria rete di “personaggi”, tutti collegati tra loro, che si adoperavano in un sistema di mutua assistenza, finalizzato a condizionare alcuni risultati di partite di calcio della Lega nazionale dilettanti, serie D, per le quali era anche possibile effettuare regolari scommesse».
Per gli investigatori, il consulente di mercato «aveva stabili rapporti, già dal campionato precedente», con il presidente e il direttore sportivo del Neapolis e il suo scopo era quello di far vincere – «spendendo il suo nome dietro lauto compenso» – ai campani, «attraverso le alterazioni dei risultati delle partite, il campionato in cui milita, pur non avendo uno spessore tecnico tale da poter raggiungere lealmente» il risultato. E’ lo stesso Iannazzo, in una conversazione captata dalle microspie degli inquirenti, a spiegare che il Neapolis è «una squadra di “babbi”» (“scarsi”, ndr) e che, per vincere, il presidente è “costretto” ad avvalersi dei suoi particolari servizi, anche perché «i giocatori non ti fanno vincere il campionato». Non ci riescono, però, neanche i consulenti di mercato: il Neapolis, domenica scorsa, è uscito dal primo turno dei playoff grazie a un gol del Torrecuso arrivato nei minuti di recupero.
red. corcal.
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