LAMEZIA TERME Vizio antico, quello delle scommesse, per il calcio italiano. Recidivo e resiliente a ogni sanzione, a ogni vano tentativo di moralizzazione. A conti fatti, l’ultimo scandalo è il frutto dell’undicesimo filone di indagine in 35 anni. Con il grosso dell’attività investigativa concentrato dal 2011 a oggi e quattro procure coinvolte, Cremona, Bari, Napoli e Genova.
In un Paese innamorato del calcio, fu il 23 marzo 1980 che venne scoperchiato per la prima volta il calderone delle combine. Gli arresti disposti dalla Procura di Roma nei confronti dei giocatori coinvolti nel “Totonero” avvennero con i carabinieri entrati in campo a fine partita per eseguire i mandati di cattura. Nella rete finirono tra gli altri Giordano e Manfredonia, Albertosi e Morini. Lazio e Milan finirono in B, Avellino, Perugia e Bologna subirono pesanti penalizzazioni.
Il male profondo del calcio italiano, nonostante la recisione di quel bubbone, continuò a espandersi in profondità. Così, lo scandalo del 1986, nato dalla confessione del direttore sportivo del Napoli Italo Allodi, dimostrò come esistesse un sistema ormai ramificato di combine che partiva dalla serie A per arrivare fino alla C2. Il calcio professionistico – dimostrò l’indagine della procura di Torino – era in parte una farsa, una “borsa valori” di risultati acquistati e venduti al migliore offerente. La Lazio andò in C1, il Perugia in C2, il Lanerossi Vicenza non fu iscritto al campionato. Le sanzioni disciplinari furono irrogate anche a personaggi conosciutissimi, da Renzi Ulivieri (attuale presidente dell’Assoallenatori) ad Aldo Agroppi, fino allo storico presidente dell’Ascoli Costantino Rozzi.
Vent’anni dopo arrivò Calciopoli, travolgendo un pezzo di storia del calcio italiano il sistema Moggi. Il nuovo scandalo (che non riguardava i pronostici sulle partite ma coinvolgeva il mondo arbitrale) sembrò il momento della catarsi, la presa d’atto che non si sarebbe potuto continuare a barare e la solenne promessa di un grande cambiamento. Un percorso di riabilitazione culminato nel trionfo degli Azzurri nella finale mondiale di Berlino con la Francia. Quella vicenda, al centro di procedimenti sportivi e penali a Torino e Napoli, portò alla retrocessione della Juventus in serie B, alla revoca di due scudetti vinti dai bianconeri e a pesanti penalizzazioni per Lazio, Milan, Fiorentina, Arezzo e Reggina. La società di Lillo Foti, nell’ambiente, era infatti vicina alla Juventus e al grumo di interessi dell’allora direttore generale della Juventus Luciano Moggi. Le intercettazioni telefoniche con i designatori arbitrali Pairetto e Bergamo inchiodarono Foti: per gli amaranto, una penalizzazione monstre di 15 punti (poi ridotti a 11) che però non impedì alla squadra allenata da Mazzarri di raggiungere una storica salvezza in A.
Anche quel “pentimento”, però, era di facciata. Nel 2011 scoppia “Scommessopoli”. A indagare è la procura di Cremona che, negli anni successivi, aprirà altri tre filoni d’indagine scaturiti dal primo fascicolo. E altrettanto faranno i magistrati di Napoli e di Genova. Ne viene fuori un nuovo verminaio, il cui scenario è però molto più grave dei precedenti. Non si parla più di accordi tra club, calciatori e tecnici per “aggiustare” i risultati delle partite. Emerge uno scenario ben più ampio, che coinvolge un’associazione a delinquere di slavi (“gli zingari”), con la propria “mente” a Singapore. Di fatto, un’organizzazione finanz-capitalistico-criminale che sulle combine fonda un business milionario su scala globale. Un giro d’affari a cui i calciatori si prestano, diventando pedine di un gioco illecito molto più grande di loro.
Nei suoi diversi filoni, la Scommessopoli partita dall’inchiesta “Las bet” della procura di Cremona coinvolge a vario titolo calciatori ed ex calciatori molto noti: dall’ex azzurro Beppe Signori all’atalantino Cristiano Doni, da Stefano Bettarini a Stefano Mauri, passando per professionisti di categorie inferiori che però avrebbero avuto un ruolo chiave nel sistema delle partite taroccate: Carlo Gervasoni e Marco Paoloni. Ma alla fine saranno centinaia i tesserati e una ventina di club coinvolti a vario titolo nelle indagini sulla compravendita di risultati, condotte dalla magistratura ordinaria o dalla procura federale della Figc guidata da Stefano Palazzi. Da intercettazioni e flussi anomali di “piazzate” vengono fuori le presunte frodi in partite disputate da Novara, Siena, Albinoleffe, Empoli, Padova, Pescara, Reggina, Sampdoria, Monza, Spezia, Atalanta, Livorno, Modena. Nel terzo filone dell’inchiesta di Cremona viene coinvolto anche l’attuale commissario tecnico della Nazionale ed ex allenatore della Juventus Antonio Conte per fatti risalenti all’epoca in cui allenava il Siena. Lo stesso Conte, nell’avviso di chiusura delle indagini penali relativo all’indagine del pm di Cremona Roberto Di Martino, è tuttora accusato di frode sportiva mentre è venuta meno l’ipotesi di associazione a delinquere che invece resiste, tra gli altri, per Mauri, Doni e Signori. La partita del procedimento penale è ancora agli inizi. Lo scandalo infinito continua, mentre si arricchisce di nuove pagine.
red. corcal.
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