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Tonnetti contaminati, partono le analisi

PAOLA Sono terminate le operazioni a mare dell’inchiesta avviata dalla Procura di Paola per comprendere lo stato di salute del Tirreno cosentino. Un’operazione portata avanti – su specifica delega …

Pubblicato il: 20/05/2015 – 10:35
Tonnetti contaminati, partono le analisi

PAOLA Sono terminate le operazioni a mare dell’inchiesta avviata dalla Procura di Paola per comprendere lo stato di salute del Tirreno cosentino. Un’operazione portata avanti – su specifica delega del procuratore capo, Bruno Giordano – dagli uomini della Capitaneria di Porto di Vibo avvalendosi del personale sub della guardia costiera di Messina e degli operatori dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale e dell’Asp di Cosenza. Un blitz scattato nello scorso mese di marzo – su indicazione del procuratore capo, titolare dell’inchiesta – e che ha coinvolto uomini e mezzi appunto del Comando della Capitaneria di Porto di Vibo e del terzo nucleo subacquei della guardia costiera di Messina. L’inchiesta è partita soprattutto dopo la cattura di alcuni tonnetti alletterati avvenuta al largo di Fiumefreddo Bruzio e risultati poi contaminati con Pcb e Ipa. Un episodio segnalato dal Corriere della Calabria.

 

I CAMPIONAMENTI A MARE
In particolare la guardia costiera ha concluso nei giorni scorsi il lavoro di raccolta dei campioni di pesci prelevati nei fondali compresi tra Amantea e Tortora da alcuni pescherecci che operano lungo la costa tirrenica. Si tratta di specie sia bentoniche – cioè che vivono stabilmente nella zona – sia pelagiche (che migrano spostandosi lungo il Mediterraneo). Esemplari che gli uomini della guardia costiera hanno provveduto già a inviare all’Istituto zooprofilattico del Meridione nei cui laboratori di Napoli saranno effettuate tutte le analisi sia sulle parti molle, sia sulla carne e anche sullo scheletro dei campioni catturati. Un lavoro meticoloso e finalizzato a comprendere se anche su questi esemplari dovessero essere presenti tracce di contaminanti come Policlorobifenini (Pcb) e Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). Ma anche se dovesse riscontrarsi la presenza di cadmio, mercurio, metilmercurio, selenio VI e cromo totale ed esavalente. Nonché di alluminio, di pesticidi, di piombo e arsenico. Le analisi condotte a Napoli – così come richieste dalla Procura – si cercheranno di comprendere l’eventuale contaminazione da sostanze radioattive.

 

LE ANALISI DELL’ARPACAL
Intanto nei laboratori del dipartimento chimico-fisico dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Cosenza proseguono le analisi dei campioni già inviati da alcune settimane sempre dalla guardia costiera di Vibo – che le ha prelevate in sette siti della costa tirrenica cosentina – sia delle acque superficiali che di profondità ma anche dei sedimenti marini. Si tratta di campioni che i sub hanno recuperato alla massima profondità possibile davanti alle coste di Campora San Giovanni, Amantea, Paola, Cetraro, Belvedere Marittimo oltre alla foce del fiume Lao, davanti a Scalea e alla foce del fiume Noce di fronte a Tortora. Anche in questo caso i tecnici dell’Arpacal dovranno procedere alle analisi dettagliate per una caratterizzazione chimica completa dei reperti prelevati. Oltre a questa natura di analisi, la Procura ha chiesto di effettuare su tutti i campioni prelevati una caratterizzazione radiometrica. Alla ricerca, in altre parole, della presenza o meno nelle acque, nei sedimenti marini e nella flora del Tirreno di contaminanti radioattivi artificiali o naturali.

 

REPORT ALLA PROCURA
Gli esiti di tutte le analisi effettuate sia dall’Arpacal, sia dall’Istituto zooprofilattico del Mediterraneo – che dovrebbero essere ultimate nelle prossime settimane – finiranno poi in un rapporto complessivo da recapitare nella mani del procuratore capo. Un report dettagliato che dovrebbe permettere a Giordano e ai suoi uomini di tracciare un quadro complessivo sullo stato di salute dei fondali, delle acque, della flora e della fauna del Tirreno cosentino. Ma soprattutto scongiurare inquietanti ipotesi di contaminazioni da metalli pesanti e da sostanze radioattive lungo questo tratto di costa calabrese.

 

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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