Siderno si ferma per ricordare Gianluca
SIDERNO A dieci anni dall’omicidio del giovane imprenditore Gianluca Congiusta, la sua Siderno si è fermata e per ricordarlo si è riempita di lenzuoli bianchi. Teli, panni, asciugamani, grandi lenzuo…

SIDERNO A dieci anni dall’omicidio del giovane imprenditore Gianluca Congiusta, la sua Siderno si è fermata e per ricordarlo si è riempita di lenzuoli bianchi. Teli, panni, asciugamani, grandi lenzuola per dire alla famiglia che no, nessuno ha dimenticato Gianluca, ma soprattutto che non si ha più voglia di calare la testa di fronte a quella ‘ndrangheta che con un colpo secco di pistola gli ha strappato la vita. Nonostante la Cassazione con il rinvio ad un nuovo processo d’appello abbia stabilito che non è ancora certo che il boss Tommaso Costa abbia ordinato l’omicidio del giovane, la famiglia non ha smesso di combattere perché si arrivi alla verità. Una battaglia non egoistica, non personale, ma sociale per rendere giustizia a quanti si sono battuti contro la ‘ndrangheta e hanno perso la vita, ma anche per dare conforto a chi la lotta contro le ‘ndrine la porta avanti ogni giorno. Per questo, nell’anniversario dell’omicidio del giovane l’associazione costituita dai familiari, la Gianluca Congiusta Onlus, insieme a realtà come Cambiamenti, Libera Locride, Don Milani, e con il Patrocinio del Comune di Siderno – che oggi ha imposto il silenzio alla campagna elettorale in segno di rispetto nei confronti di un lutto che è di tutta la comunità – ha organizzato una giornata di manifestazioni ed eventi per ricordare Gianluca e tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata. Per l’occasione, anche don Luigi Ciotti, è arrivato in Calabria, «una terra meravigliosa», dice, «pur con le sue ferite e le sue fatiche». Una terra in cui don Ciotti ha fatto di tutto pur di essere presente nel giorno dell’anniversario dell’omicidio di Gianluca per «portare la vita nel giorno in cui ricordiamo e viviamo la morte. Avete ragione, portiamo la vita qui, perché questi bambini, questi colori, i suoni sono il segno della vita. Gianluca Congiusta e tutti quei nomi che abbiamo ricordato vivono, sono vivi qui. Non è retorica dire che siamo chiamati a imprestargli la nostra vita, perché i loro sogni, i loro desideri, la loro generosità e il loro impegno continuino attraverso le nostre scelte e i nostri impegni». Quello di Gianluca era chiaro ed evidente e ancora oggi invita «a stare dalla parte giusta», per costruire quella che don Ciotti chiama una nuova Resistenza. «Auguro a voi – dice parlando ad una piazza stracolma – una nuova resistenza, dobbiamo portare avanti ancora un processo di liberazione. Non è sufficiente il ricordo del 25 aprile: l’Italia non è libera e la Resistenza deve continuare, perché non è libero un paese in cui da 150 anni si parla di ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra. Noi dobbiamo resistere, ci deve essere una nuova Resistenza. Abbiamo bisogno di libertà, che vuol dire dignità». Una libertà che per il volto storico di Libera si può costruire solo a partire da quelle verità che ancora mancano in Italia «Non c’è una strage in Italia che si conosca la verità. La malattia mortale è la delega, l’indifferenza, l’omertà. Impariamo il coraggio di avere più coraggio e il coraggio della verità», esorta invitando tutti a un nuovo impegno che – sottolinea – è alla portata di tutti. «Non dobbiamo cedere alla rassegnazione ma nemmeno indugiare nell’indignazione. Se sei indignato datti una mossa, mettiti in gioco!Non possiamo essere cittadini a intermittenza. Siamo qui per un atto di democrazia per dare vita e libertà a tutte le persone». Ma se l’impegno della cittadinanza è necessario, anche l politica deve fare la propria parte. E se indugua, è bene stimolarla a farlo. «La lotta contro le mafie vuol dire cultura, vuol dire lavoro. Abbiamo bisogno di lavoro in questo paese» per strappare alle mafie quei troppi che ancora vi si avvicinano per fame. Ma c’è bisogno anche di giornate che come quella di oggi a Siderno, strappano una città storicamente ostaggio della ‘ndrangheta ai suoi padroni per riconsegnarla a chi al dominio delle ‘ndrine non ha nessuna intenzione di rassegnarsi.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it