GIOIA TAURO La premessa è d’obbligo. Spiega il ministro Graziano Delrio: «Il testo al quale stiamo lavorando è ancora provvisorio». Per la Calabria, in ogni caso, non c’è da stare sereni dopo una prima lettura delle 159 pagine dedicate al sistema portuale italiano nel “Piano strategico della portualità e della logistica”, il documento firmato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che il governo utilizzerà come base per riformare il settore. Nel report stilato dai tecnici del ministero viene certificato lo stop alla crescita dello scalo di Gioia Tauro, che «dopo un lungo periodo di crescita costante, tra il 2007 ed il 2014 ha registrato una fase altalenante, con una perdita di traffico di oltre il 13%».
Tuttavia il punto centrale della riforma Delrio è un altro e riguarda il sistema di governance degli scali italiani. Nel nuovo Piano è previsto un accorpamento di 24 port Authority in otto distretti denominati Autorità di sistema portuale (Adsp). Gioia Tauro sarebbe accorpata a Messina in quella che, nei piani del ministro, dovrà diventare l’Adsp “Calabra e dello Stretto”. «Sul numero delle Autorità – va ripetendo Delrio – c’è una bozza di 14 (Authority, ndr), una di 9 e una di 25. Io non sono particolarmente interessato al numero, ma all’efficienza». D’altro canto, aggiunge il ministro, «non si può prevedere competizione tra porti a venti chilometri di distanza, è ridicolo, non ne beneficia il Paese». Nei nuovi soggetti che vedranno la luce potranno essere concentrate tutte le principali funzioni di promozione, pianificazione, gestione e controllo oggi attribuite alle Autorità portuali.
IL FUTURO DI GIOIA TAURO
È vero che siamo ancora alla bozza di riforma ma tra gli addetti ai lavori è già scattato l’allarme rosso per il futuro di Gioia Tauro. L’accorpamento con Messina viene giudicato «sbagliato» nelle più moderate delle analisi. È soprattutto in casa dei dem che si guarda con preoccupazione alle mosse di Delrio. «Se l’obiettivo è quello di rendere più competitivi i porti italiani – spiega uno dei colonnelli del partito vicino al governatore Oliverio – di certo non doveva essere scelta la strada della mancata concertazione con gli enti locali».
Fuori dal politichese, la riforma messa a punto del ministro viene letta come l’ennesimo commissariamento romano sulle cose calabresi. Il presidente della nuova Autorità portuale (quella Gioia Taruo-Messina) sarà nominato direttamente dal ministro (in realtà è già successo di recente con la designazione del capitano Barbagiovanni a scapito dei candidati sostenuti dal Pd calabrese Pino Soriero e Franco Cosentino), di concerto con il presidente delle Regioni interessate. In buona sostanza, sarà Delrio a decidere a chi affidare la guida del più grande motore economico della Calabria. Quanto al relativo Comitato di gestione «sarà composto – si legge nella bozza – oltre che dal presidente, da ulteriori membri nominati uno ciascuno dalle Regioni interessate e, ove presenti, dalle città metropolitane e in ogni caso non potrà essere composto da più di cinque membri».
Delrio, nella giornata di ieri in tour elettorale in Liguria, ha voluto mettere le mani avanti rispetto alle tensioni che stanno accompagnano il varo di una riforma così attesa: «Lo ripeto: il testo è ancora provvisorio. Ma non si pensi di difendere un’Autorità portuale perché c’è qualche politico da sistemare: questo non è consentito a nessuno». E chissà se affermando ciò pensava proprio alla Calabria.
an. ri.
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