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Porto di Gioia, posto a rischio per 400 lavoratori

GIOIA TAURO Sono acque sempre agitate quelle che bagnano il porto di Gioia Tauro. Ai ritardi strutturali e alle promesse, fino ad oggi, disattese con riferimento a un’autentica politica di sviluppo…

Pubblicato il: 03/06/2015 – 15:52
Porto di Gioia, posto a rischio per 400 lavoratori

GIOIA TAURO Sono acque sempre agitate quelle che bagnano il porto di Gioia Tauro. Ai ritardi strutturali e alle promesse, fino ad oggi, disattese con riferimento a un’autentica politica di sviluppo per lo scalo reggino, si aggiunge l’emergenza occupazionale per circa quattrocento lavoratori della società terminalista Medcenter. Emergenza che rischia, di qui a breve, di trasformarsi in un vero e proprio dramma sociale se politica, parti sociali e impresa, non troveranno una soluzione utile, quanto meno, a tamponare la situazione.

La fine di luglio rappresenta un orizzonte molto critico perché sancirà la scadenza degli ammortizzatori sociali e sarà necessario individuare in tempi brevi la via per scongiurare licenziamenti di massa. Uno scenario, dunque, per nulla tranquillizzante e su cui si addensano anche le ombre legate al trend negativo, per quel che riguarda il volume di traffici, che in questa prima metà del 2015, registra una progressiva, preoccupante, diminuzione.
Anche di questo parleranno domattina l’assessore regionale ai Trasporti, Nino De Gaetano, i rappresentanti sindacali e i vertici di Medcenter, nel corso di una riunione convocata per fare il punto, prima di tutto, sulla vertenza dei quattrocento lavoratori.
Ma lo sguardo, assicura il segretario generale della Filt-Cgil Calabria, Nino Costantino, è già proiettato al futuro perché un eventuale rinnovo di un anno della cassa integrazione, di per sé, sarebbe solo una soluzione di carattere emergenziale e di corto respiro. «Noi chiediamo garanzie di carattere generale – spiega il sindacalista – che interessino lo sviluppo complessivo del porto di Gioia Tauro. Su tutti la logistica, il rilancio dell’intermodalità, l’adozione di strategie in grado di attrarre investimenti nazionali e internazionali che vadano oltre la sola attività di transhipment e, ovviamente, la costituzione della Zes. Per fare tutto ciò – incalza Costantino – serve però un netto cambio di passo della politica regionale e, soprattutto, nazionale. Crediamo che il governo Renzi debba assumere una posizione netta, chiarendo in modo inequivocabile se oltre a Genova e Trieste c’è un reale interesse di investire anche su Gioia Tauro e di fare dello scalo reggino il fattore per far ripartire l’economia calabrese e dell’intero Mezzogiorno. Una logistica fatta in maniera seria, così come accade in tutti gli altri porti del mondo, è in grado di creare un bacino occupazionale anche di due, tremila unità con una prospettiva che, nel tempo, può anche raggiungere quota diecimila».
Dal canto suo, il presidente di Confindustria Reggio Calabria, nonché delegato di Unindustria Calabria per il porto di Gioia Tauro, Andrea Cuzzocrea, esprime preoccupazioni per la situazione del porto che, afferma, «è certamente complessa nonostante questa infrastruttura continui a rappresentare il principale sistema economico della Calabria. È indispensabile scongiurare il rischio del deflagrare di una situazione socio occupazionale che sarebbe molto difficile riuscire a gestire in assenza di adeguati interventi. Confidiamo tuttavia – prosegue Cuzzocrea – nel lavoro che sta svolgendo la Regione e soprattutto siamo convinti che ci siano tutte le condizioni perché possa essere istituita la Zona economica speciale. Bisogna osservare come, salve alcune eccezioni, la Zes sia un po’ scomparsa dal dibattito politico nazionale. Eppure sono dell’avviso che questo obiettivo possa ancora essere raggiunto attraverso un corretto lavoro di istruttoria amministrativa tra lo Stato italiano e la Commissione europea».

 

red. corcal.

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