REGGIO CALABRIA Era l’inizio di marzo del 2013 quando i commissari straordinari del Comune di Reggio Calabria annunciavano una manovra “lacrime e sangue” per cercare di ripianare le voragini delle casse comunali. Dieci anni di sacrifici e grandi sforzi basati su una forte riduzione della spesa corrente e sul recupero dell’evasione tributaria, per arrivare a coprire la cifra accertata un paio di anni fa: il famoso “buco di bilancio” di 110.918.040,99 euro, con un risparmio di circa 11 milioni di euro l’anno per dieci anni.
Già nel 2013 il rendiconto di gestione aveva chiuso con un disavanzo di poco più di 99 milioni di euro, i commissari avevano quindi rispettato il rientro programmato dei primi 11 milioni. Con un taglio significativo ai servizi essenziali, una rigida politica di riscossione dei tributi e soprattutto l’aumento delle aliquote comunali ai massimi previsti dalla legge, i commissari nel 2013 avevano presentato un bilancio consuntivo che rispettava pienamente il rientro previsto.
Oggi, l’assise comunale guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà ha votato e approvato il bilancio consuntivo successivo, quello del 2014. Un’approvazione che rappresenta una sostanziale presa d’atto, poiché l’attuale amministrazione ha governato soltanto per gli ultimi due mesi dell’anno passato. Fortunatamente, gli altri dieci mesi di amministrazione commissariale hanno prodotto i risultati sperati: anche nel 2014 il rientro di 11 milioni di euro annui è stato centrato, e il Comune chiude con un disavanzo di amministrazione di meno 87.246.365,09 euro.
Fortunatamente perché, come ha spiegato l’assessore al Bilancio Armando Neri, il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dal piano di rientro decennale comporterebbe importanti conseguenze per la città: “Il mancato rispetto del target del piano di riequilibrio – ha spiegato – comporta una sanzione, quella del dissesto finanziario. Così come il mancato pagamento dei debiti comporterebbe conseguenze severe per il comune anche in termini penali”.
LA SITUAZIONE DEBITORIA
I debiti di cui parla Neri sono cifre che a vario titolo i commissari hanno chiesto in anticipazione alle casse statali, come ad esempio la procedura straordinaria di anticipazione di liquidità richiesta alla Cassa depositi e prestiti, che va gradualmente restituita. Una cifra ingente, circa 187 milioni di euro, richiesti dalla terna commissariale che sono serviti al pagamento dei debiti esigibili maturati al 31 12 2012. Adesso questo capitale dev’essere restituito in tre rate annuali insieme agli interessi del 3.30%, che incidono ulteriormente sulla grandezza della somma. “Noi però – ha detto Neri – vogliamo rimodulare il tasso all’1.30%, lo stesso con il quale altri comuni nel 2014 hanno contratto la stessa anticipazione di liquidità straordinaria dalla Cassa depositi e prestiti. E anche se abbiamo rispettato il rientro non dobbiamo dimenticare che dobbiamo restituire annualmente e periodicamente tutte le rate dei fondi di rotazione, dell’anticipazione e degli oltre 800 mutui accesi in questi anni, destinati a finanziare le opere pubbliche”.
Ma la giunta guidata da Falcomatà non è rimasta a guardare: l’assessore Neri ha spiegato di essere intervenuto sulle norme che riguardano l’accertamento dei residui attivi e passivi, per sfrondare il rendiconto dalle voci di residui attivi che l’amministrazione riteneva non dovessero restare in previsione di bilancio. Si tratta di un taglio per circa 51 milioni di euro in termini di residui attivi che fanno parte di contenzioso di forniture idropotabili tra il 1981 e il 2004 e delle retribuzioni accessorie del personale, mentre nei residui passivi è stato attuato un taglio di poco più di 31 milioni di euro.
Cifre comunque contestate dalla minoranza di centrodestra, che denuncia “l’obiettivo di aumentare i residui attivi di bilancio, senza reali introiti” come afferma il consigliere Pasquale Imbalzano, e la “mancata chiarezza dei flussi in entrata” rimarca il consigliere Antonio Maiolino.
Ma il rientro nel 2014 delle somme da risparmiare non si traduce comunque in buone notizie per i cittadini: le aliquote sono destinate a restare ancora per grande tempo ai massimi imposti dalla legge, mentre il consiglio dovrà comunque ricorrere all’approvazione di numerosi debiti fuori bilancio. “Questo piano di riequilibrio – ha spiegato ancora Neri – prevede una somma da accantonare annualmente di circa 2 milioni e mezzo di euro destinati alla copertura di varie soccombenze. Personalmente – ha aggiunto – credo sia una previsione ottimistica, perché ci troviamo già soltanto nel 2014 con 5 milioni 300 mila euro di soccombenze, quindi la somma è già stata superata. Dobbiamo quindi approvare debiti fuori bilancio che, ci tengo a sottolinearlo, vengono da amministrazioni passate”.
EVASIONE FISCALE
Altro tasto dolente per Falcomatà e i suoi resta l’evasione tributaria cittadina. Per quanto riguarda le entrate tributarie gestite tramite la ReGeS, è stata accertata una esigibilità pari a 39 milioni di euro, ma le somme riscosse non superano i 24 milioni. Tendenza ancora più negativa per quanto riguarda il pagamento di Tares, Tari e Tarsu: nel 2014 l’accertato era di 42 milioni di euro, il riscosso solo di 15. La riscossione media del Comune si assesta su un misero 30%, mentre la pressione fiscale resta saldamente al 67%. Dopo l’insediamento della Giunta Falcomatà, nelle case dei cittadini sono piovuti 22mila avvisi di accertamento per tentare di recuperare circa 22 milioni di euro dovuti al pagamento di Ici, Imu, Tari e Tarsu. Delle riscossioni che in ogni caso non si realizzeranno prima dell’anno prossimo. In aggiunta, anche lo Stato continua a stringere i rubinetti dell’erogazione fondi, passati dai 61 milioni di euro del 2010 ai 30 milioni di euro del 2012, una contrazione di più del 50% dovuta alla spending review: “Un taglio importante – ha detto Neri – perché nonostante il mancato trasferimento erariale il comune deve continuare ad erogare servizi”.
Tuttavia quella che doveva essere una sostanziale presa d’atto di un’altra amministrazione si trasforma ben presto in un botta e risposta sulle colpe presunte e meno presunte della situazione attuale delle casse comunali. Gli stracci iniziano a volare ben presto nell’aula consiliare intitolata solo poche settimane fa all’ex sindaco Pietro Battaglia, quando viene annunciata l’assenza dei tre revisori dei conti. Un’assenza che fa infuriare tanto la maggioranza quanto la minoranza, che accusa i revisori di un atteggiamento inopportuno. Polemica che viene infine sedata dal presidente Demetrio Delfino, che molto diplomaticamente afferma: “Non possiamo mandare le forze dell’ordine a prelevarli, per cui andiamo avanti”.
VIA LIBERA ALLE IN HOUSE
E poi di nuovo, l’eterno ritorno alle discussioni di sempre: lo sperpero degli anni passati, la gestione dissennata delle casse comunali, le passerelle sul Corso Garibaldi e lo scioglimento della Giunta Arena. E se la maggioranza accusa l’opposizione di volersi ricostruire una nuova verginità, la destra fa ammenda appellandosi al “nuovo corso” iniziato dopo il 26 ottobre. “E grazie, siamo stati eletti noi” ironizzerà più tardi il consigliere Pierpaolo Brunetti. Nonostante venga rimarcato più volte come la seduta di oggi non sia dedicata alla discussione di un bilancio di previsione, le discussioni generano inevitabilmente su quello che dovrà essere il futuro della città. Dalla minoranza si avanzano molti dubbi sull’effettivo recupero dei crediti da parte del Comune, anche a fronte degli accertati 22 milioni di euro di cui ne sono stati incassati solo 67mila, poco più che spiccioli. Il centrodestra non si convince e annuncia il proprio voto contrario all’approvazione, non prima del discorso conclusivo del sindaco Falcomatà. Il sindaco, pur stigmatizzando fortemente sia l’operato dei commissari ma ancora prima quello delle precedenti amministrazioni, invita classe politi
ca e cittadinanza a guardare avanti nell’ottica di uno sforzo comune per permettere che la città non subisca l’onta del fallimento. “Nonostante qualcuno continui a voler fomentare gli animi – afferma – soprattutto quelli dei lavoratori, Reges e Recasi, tranquillizzo anche loro: a giorni verrà annunciato il futuro dei servizi pubblici locali, ma questa amministrazione ha come primi obiettivi la tutela dei livelli occupazionali e la gestione più virtuosa degli enti, per questo metteremo fine alle società miste e procederemo presto alla costituzione delle società in house”.
Falcomatà mette la parola fine ai tanti interventi dei consiglieri, definiti “teatrali” rimarcando come la situazione attuale della città non sia colpa della sfortuna o di complotti, “ma perché una classe politica non è stata all’altezza della situazione. Ripeterlo non significa addossare le colpe agli altri, ma questa è una città che purtroppo dimentica in fretta e noi dobbiamo avviare una operazione che tenda a non nascondere la polvere sotto il tappeto”.
Benedetta Malara
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