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"Why not", tre condanne nel secondo processo d'Appello

CATANZARO Condannati per associazione a delinquere, Antonio Saladino (due anni e quattro mesi), Giuseppe Lillo (un anno e otto mesi, pena sospesa), Antonio La Chimia (un anno, pena sospesa). Così s…

Pubblicato il: 22/06/2015 – 16:05
"Why not", tre condanne nel secondo processo d'Appello

CATANZARO Condannati per associazione a delinquere, Antonio Saladino (due anni e quattro mesi), Giuseppe Lillo (un anno e otto mesi, pena sospesa), Antonio La Chimia (un anno, pena sospesa). Così si è espressa la Corte d’appello di Catanzaro nei confronti dei tre imputati del processo Why not che ad ottobre del 2013 si era parzialmente concluso in Cassazione. La Suprema corte, infatti, aveva annullato con rinvio la condanna per associazione a delinquere per Antonio Saladino, imprenditore ed ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria, Giuseppe Lillo e Antonio La Chimia. La decisione, dunque, tornava alla Corte d’appello che pochi minuti fa ha emesso le sentenze di condanna.

 

LA VICENDA

Il processo Why not venne istruito nel 2006 dall’allora sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro, Luigi De Magistris, attuale sindaco di Napoli. L’indagine riguardava alcuni illeciti sulla gestione dei fondi pubblici commessi da un gruppo di potere, il cui perno veniva considerato Antonio Saladino, che sarebbe riuscito a influire sull’assegnazione di appalti e l’utilizzo di finanziamenti pubblici. Nell’occhio del ciclone finirono, tra gli altri, anche l’ex presidente della Regione, Agazio Loiero e il suo predecessore Giuseppe Chiaravalloti. Alla base delle accuse di abuso d’ufficio, truffa, corruzione e associazione a delinquere vi erano progetti approvati e mai realizzati, assunzione di persone che non avrebbero mai lavorato e l’affidamento da parte della Regione Calabria di alcuni servizi a società private che impiegavano lavoratori interinali. La Corte di Cassazione assolse dall’accusa di abuso d’ufficio gli ex presidenti della Regione Calabria Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti. Per Antonio Saladino e Giuseppe Lillo, condannati in appello rispettivamente a tre anni e 10 mesi e a due anni, numerosi capi d’imputazione vennero dichiarati estinti. Non l’associazione a delinquere, però, per la quale gli ermellini decretarono l’annullamento con rinvio a un processo d’appello bis. Oggi la nuova sentenza – l’accusa era rappresentata dal sostituto procuratore genereale Eugenio Facciolla – che condanna i tre imputati.

 

ale. tru.

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