Esame da avvocato, verso un boom di bocciature
CATANZARO Sono stati corretti a Torino, quest’anno, gli esami scritti sostenuti dagli aspiranti avvocati della provincia di Catanzaro. I risultati sembra non siano incoraggianti poiché il numero dei…

CATANZARO Sono stati corretti a Torino, quest’anno, gli esami scritti sostenuti dagli aspiranti avvocati della provincia di Catanzaro. I risultati sembra non siano incoraggianti poiché il numero dei bocciati raggiunge il 70% e potrebbe accadere che, come lo scorso anno, si manifesti un particolare fenomeno conseguente al ricorso al Tar degli aspiranti avvocati.
Lo scorso anno i compiti degli esaminandi catanzaresi vennero corretti a Bologna. Su 1.521 candidati passarono la prova in 637, il 41,88%. Molti, in quel 58,12% di bocciati, com’è facile immaginare, fecero ricorso al Tar di Catanzaro. E qui i giudici si trovarono davanti ai compiti respinti dei candidati, nei quali, nella maggior parte dei casi, non era presente alcun segno di correzione. Nessuna matita rossa o blu indicava i passaggi sbagliati dagli esaminandi, nessuna valutazione scritta spiegava perché il compito fosse stato respinto. L’esame scritto per entrare nell’albo degli avvocati consta di tre prove: un parere civile, un parere penale e un atto a scelta tra amministrativo, civile o penale. Per accedere all’orale è necessario totalizzare almeno 90 punti avendo raggiunto i 30 punti in almeno due prove. Ogni anno la sede in cui i compiti vengono corretti viene estratta a sorte.
I compiti corretti dalla commissione di Bologna si presentavano, nella maggior parte dei casi, intonsi, corredati solo dal voto finale.
Il Tar di Catanzaro stabilì, quindi, tramite ordinanza, che i compiti valutati negativamente ma senza nessun segno di correzione o un giudizio scritto che giustificasse il voto, andavano ricorretti. Parere contrario, però, espresse il Consiglio di Stato al quale aveva fatto ricorso, tramite l’avvocatura dello Stato, il ministero della Giustizia. Il Consiglio di Stato, infatti, annullò l’ordinanza del Tar di Catanzaro affermando che il voto numerico era sufficiente e non c’era bisogno, in alcun modo, di “giustificare” la valutazione della commissione. È a questo punto che si è verificato un fenomeno quantomeno curioso: per una manciata di ricorsi l’avvocatura dello Stato (non è dato sapere perché) non fece appello al Consiglio di Stato, restando, quindi, definitiva l’ordinanza del Tar. Quei compiti vennero ricorretti dalla commissione bolognese che aveva, a questo punto, l’obbligo di motivare le proprie valutazioni. I compiti vennero giudicati tutti positivamente e superarono lo scritto. Il caso, dando ragione all’ordinanza del Tar, è emblematico di come un giudizio, dovendo essere motivato, venga dato con maggiore accortezza, ma è anche emblematico della cabala che regna nelle valutazioni espresse in sede di esami pubblici e di concorsi. E per le prove scritte di quest’anno si teme che il fenomeno si ripeta.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it