REGGIO CALABRIA È stato Guccione a declinare l’invito al dialogo avanzato da Oliverio in relazione alla formazione della nuova giunta. Parola di Sebi Romeo che, a poche ore dalle dichiarazioni piccate dell’ormai ex assessore al Lavoro svela un retroscena: Ciconte e Scalzo hanno partecipato ai vertici che hanno preceduto la formazione dell’esecutivo. Guccione no.
Ma il capogruppo del Pd, nonché segretario provinciale reggino, va anche più in là e risponde a quanti, tra cui lo stesso Guccione, hanno avanzato dubbi circa il possibile svilimento del consiglio regionale in seguito al varo di una giunta di soli “tecnici”. «La fase aperta dalla nomina della giunta – dice invece l’esponente dem – accresce e valorizza le responsabilità» dei membri dell’assemblea e della maggioranza di governo.
«Il quadro – spiega Romeo – è inedito: il consiglio regionale è chiamato a svolgere, senza equivoci e ambiguità, le funzioni ad esso assegnate dalla Carta costituzionale e dallo Statuto regionale. La funzione politico-istituzionale del Consiglio non è, dunque, depotenziata, ma diviene semmai più impegnativa ed esaltante. Nessuna commistione, da oggi, tra l’attività amministrativa e quella di legiferazione. Hic Rhodus, hic salta».
Un passaggio non poteva non essere a Carlo Guccione, di cui Romeo comprende l’«amarezza», anche se si dice sicuro che l’ex assessore al Lavoro continuerà «a essere protagonista dell’attuazione del progetto di cambiamento. Carlo è dirigente fin troppo avveduto ed esperto per non capire che oggi non è in gioco il destino politico dei singoli, ma è alla prova la capacità di condurre la Calabria fuori da una condizione di impoverimento fisico, morale, economico e sociale che non ha precedenti».
Romeo continua: «È fin troppo chiaro che la scelta della squadra di governo non è figlia di “rimborsopoli”, ma è la ferma risposta per fronteggiare i devastanti effetti che l’antipolitica sta generando, fino al punto di minacciare la tenuta dei livelli minimi di coesione sociale. Né cedimenti né inseguimenti a spinte populiste e giustizialiste, dunque. Il presidente Oliverio ha, invece, inteso assumere su di sé la responsabilità e il coraggio di tracciare una linea di netta demarcazione e discontinuità con la palude del passato ed ha inteso evitare così che anche l’attuale legislatura venisse inghiottita da questa palude. Le scelte sono state compiute in piena autonomia, in Calabria e per la Calabria, e vedono coinvolte personalità calabresi espressione di competenze, professionalità ed esperienze amministrative che nulla hanno a che vedere con le rituali lottizzazioni correntizie che di solito avvengono sui tavoli romani. Dal Nazareno, proprio per questo, a partire da Renzi, sono stati espressi solo unanimi apprezzamenti e piena condivisione».
«È un problema – insiste – di agibilità politica e democratica, da qui bisogna ricostruire le condizioni per esercitare il mandato elettorale senza tradire la fiducia degli elettori. Prima di tutto restituendo la speranza e indicando la via verso il futuro proprio ai calabresi. Sono sicuro che Guccione ha chiaro questo imperativo. Se non avesse declinato l’invito, egli sa bene che il presidente ha insistito perché insieme discutessimo sulle ragioni, sul metodo e le proposte che avrebbero determinato la formazione della giunta. Lo ha fatto con Scalzo e Ciconte, non avrebbe avuto motivo di non farlo anche con lui. Una disponibilità al dialogo che sono certo troverà ancora sede e contenuti».
«Questa giunta – conclude – non è la dimostrazione della debolezza della politica, ma è essa stessa una forte e coraggiosa scelta politica. Oliverio ha interpretato così la rappresentanza di una politica che con determinazione e sicurezza intende rivolgersi alla maggioranza, alle minoranze del consiglio regionale ed all’intero sistema politico calabrese per mettere in campo, con la fase che si è aperta, una opportunità per dare slancio e credibilità all’immagine della istituzione e riallacciare un rapporto di piena fiducia con i cittadini».
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