Ora Oliverio metta mano alla burocrazia
Magari alla fine scopriremo che questa volta ha ragione Mario Oliverio a cambiare idea, rispetto a critiche che lui stesso aveva avanzato in consiglio regionale, e dare una seconda chance a quegli al…

Magari alla fine scopriremo che questa volta ha ragione Mario Oliverio a cambiare idea, rispetto a critiche che lui stesso aveva avanzato in consiglio regionale, e dare una seconda chance a quegli alti burocrati che il suo predecessore aveva largamente premiato senza ottenere risultato alcuno. Fatta questa premessa, che nasce, inutile nasconderlo, dalla riconferma del tandem Praticò-Zinno al vertice della programmazione dei fondi comunitari, manteniamo tuttavia inalterata la paura che anche sul fronte burocratico il governatore corra il rischio di qualche vistoso scivolone come gli è capitato su quello politico.
Nel varare la nuova giunta, Oliverio se l’è cavata dicendo che solo oggi aveva «mani libere» e poteva fare «scelte autonome» sulle quali ci «mette la faccia». Non sarà possibile fare altrettanto per quel che concerne la burocrazia regionale di cui tutti, e spesso con evidenti ragioni, dicono malissimo salvo poi lasciare gli intramontabili al loro posto. Non si tratta di mandare a casa nessuno ma almeno una sana rotazione non farebbe certo male alla Regione Calabria.
Va detto questo, e va sottolineato anche alla luce di alcuni «no, grazie» che proprio Oliverio sa bene di avere dovuto incassare da parte di potenziali assessori che proprio sulla inaffidabilità della burocrazia regionale hanno basato i motivi del loro risoluto rifiuto.
Magari si conceda una parentesi di relax il nostro governatore e ne approfitti per andarsi a rivedere un grande film come “Gli intoccabili”. Si concentri sull’ultima scena, quella quando il protagonista al fine di incastrare Al Capone compie un gesto semplicissimo: costringe il giudice a cambiare la giuria. I giurati dell’aula accanto vengono a sostituire quelli già schierati per decidere sulle sorti del boss. Ne viene fuori una pagina di giustizia e di liberazione con il boss che va via scalciando e inveendo: «Se solo chiacchiere e distintivo… chiacchiere e distintivo».
Ecco, se proprio non può cambiare gli uomini (e le donne) appollaiati ai vertici delle strutture regionali, magari si limiti a cambiarli di posto. A Catanzaro, certo, ma anche a Roma, dove ormai lo stesso Oliverio non è in grado neanche di convocare il camiciaio per le misure senza che ne esca un chiacchiericcio inaccettabile e indecoroso.
Non vediamo chi potrebbe impedirglielo. Qui lo Statuto non c’entra affatto.
direttore@corrierecal.it