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Riuniti, Nicolò: «Quadro allarmante, si faccia chiarezza»

REGGIO CALABRIA Il capogruppo di Forza Italia alla Regione Alessandro Nicolò ha presentato una interrogazione sulla situazione del presidio ospedaliero “Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabri…

Pubblicato il: 21/07/2015 – 10:41
Riuniti, Nicolò: «Quadro allarmante, si faccia chiarezza»

REGGIO CALABRIA Il capogruppo di Forza Italia alla Regione Alessandro Nicolò ha presentato una interrogazione sulla situazione del presidio ospedaliero “Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabria. In particolare, Nicolò chiede al governatore Oliverio «di verificare i fatti che sono alla base della denuncia, supportata da documenti, video e reportage fotografico, di una nota sigla sindacale, in base alla quale sembrerebbe che all’ospedale reggino non vi siano le condizioni minime di sterilità, igiene, sicurezza né per i dipendenti né per gli utenti».
«L’interrogazione – scrive Nicolò – ha lo scopo di capire meglio come stanno le cose e di fare chiarezza sulle condizioni preoccupanti in cui versano numerosi reparti dei “Riuniti” emerse da reiterate denunce di sindacati e cittadini. Ebbene, se tale quadro allarmante dovesse essere confermato – prosegue il capogruppo di Fi – è importante capire quali azioni urgenti ed immediate il presidente della giunta intenda intraprendere per fronteggiare la situazione disastrosa del presidio che non risulterebbe, sic stantibus rebus, in condizione di garantire ai pazienti un’assistenza adeguata sia per carenza di mezzi, risorse umane e farmaci sia perché trattasi di strutture obsolete, pericolose e non rispettose delle normative sulla sicurezza, antisismiche, sull’igiene, etc. Dal suddetto dossier – aggiunge Nicolò – emergerebbe una situazione al limite dell’umana accettazione: ambienti contaminati, reparti destinati a magazzino ed archivio a rischio di incendio, impianti elettrici improvvisati e vetusti, cantieri aperti vicino ai reparti, impianti di condizionamento non funzionanti, mancato rispetto dei parametri di sterilità, strutture pericolose, personale infermieristico precario, scarso rispetto delle normative e dei protocolli, mancanza di stanze adeguate per il trattamento dei pazienti tubercolotici, scarse risorse dei materiali. Si rileverebbe, ancora, che il blocco operatorio, costato oltre 12 milioni e mezzo di euro, sia stato collaudato solo qualche settimana fa e che l’azienda preposta alla manutenzione non solo si sia resa irreperibile, ma pare abbia presentato all’azienda ospedaliera una richiesta di 9 milioni di euro per risarcimento danni derivanti dall’impossibilità di eseguire correttamente i lavori. Documenti fotografici, inoltre, proverebbero che anche il cantiere relativo al Pronto Soccorso abbia intrapreso lo stesso percorso poco virtuoso. Si riscontrerebbe, tra l’altro – continua Nicolò – il problema delle sale operatorie. Per citarne due: oculistica e ostetricia-ginecologia. La prima è stata chiusa per quasi un mese in seguito ad una precedente denuncia dello stesso sindacato ed è stata riaperta, dopo alcuni lavori di rimaneggiamento della struttura, semplicemente cambiando la destinazione d’uso in ambulatorio chirurgico. La seconda sembrerebbe destinata alla chiusura a causa di condizioni strutturali di tale gravità da rendere improponibile persino la riqualificazione. Non meno allarmante la situazione relativa al personale dei reparti: primari non nominati, sottodimensionamento dei medici e degli infermieri, mancato rispetto dei turni da Ccnl, mancanza di figure Oss».
«Le criticità che indeboliscono i ‘Riuniti’, considerato anche il flusso di circa 75mila pazienti all’anno, non sono un male incurabile – conclude il capogruppo di Fi – e si potranno superare solo se prevarrà il coraggio di affrontarne le contraddizioni con fermezza. Non si tratta qui di richiamare generiche responsabilità politiche, professionali o manageriali, ma di rimettere in sesto e far ripartire una struttura sanitaria, l’unica dotata di pronto soccorso, cui fanno riferimento i residenti della costituenda Città Metropolitana di Reggio Calabria, dopo la chiusura di tali reparti in quasi tutti gli ex ospedali disseminati sul territorio provinciale. Ci si riserva di valutare attentamente l’opportunità di richiedere l’istituzione di una commissione di inchiesta».

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