Una "strategia politica" per il teatro in Calabria
Il 27 luglio il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha reso note le assegnazioni dei fondi statali per il teatro (anno 2015) ed ha approvato i progetti artistici relativi alle compagnie di p…
Il 27 luglio il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha reso note le assegnazioni dei fondi statali per il teatro (anno 2015) ed ha approvato i progetti artistici relativi alle compagnie di produzione per la triennalità 2015/2017.
La Calabria c’è, sono 4 le compagnie della nostra regione che hanno visto il loro progetto approvato dal ministero, tre insistono nella provincia di Cosenza e una in quella di Reggio Calabria.
Raccogliamo, come regione, poco, pochissimo, soprattutto in relazione ad un movimento artistico che nella nostra terra è in crescita costante e che negli ultimi anni ha ottenuto successi culturali di rilievo. E allora cosa manca? Manca una maggiore capacità di fare impresa culturale, questo è sicuro, e tra noi operatori culturali sarebbe ora di avviare una seria riflessione sulle nostre carenze gestionali e organizzative. Ma manca, ancora di più, ed è per questo che mi rivolgo a Lei, presidente Oliverio, una “strategia politica” su che tipo di investimento si possa ancora, di nuovo fare, sul teatro nella nostra regione. In Calabria non esiste un organismo pubblico che possa anche solo pensare di chiedere allo Stato un intervento di sostegno alle proprie attività teatrali. Abbiamo è vero, degli strepitosi edifici, il Rendano di Cosenza, il Cilea di Reggio, il Politeama di Catanzaro, giusto per citare i maggiori… ma nessuno di questi è dotato di una struttura gestionale-organizzativa capace di intercettare i fondi pubblici destinati alla promozione e alla produzione teatrale. La questione è spinosa, complessa, personalmente non ho una soluzione pronta da offrire per risolvere questo stato di cose, ma mi permetto di farle notare che sarebbe un’importante battaglia culturale da portare avanti quella di dotare la Calabria di un organismo che possa promuovere la cultura teatrale dal Pollino all’Aspromonte. Il nostro ordinamento nazionale non prevede più i teatri Stabili (che pure nella nostra terra in passato sono esistiti, il Consorzio teatrale calabrese, lo Stabile privato a Crotone, lo stabile di Innovazione a Cosenza), ma la “riforma Franceschini” prevede ad esempio il Tric (Teatro di rilevante interesse culturale), i numeri per attivare una simile realtà sono da far tremare i polsi, potrebbe la Calabria affrontare un simile impegno? A Genova, Palermo, Catania, Brescia, Ancona, L’Aquila, Parma, Torino, Bari, Cagliari, Prato, Bolzano, Trieste, Perugia e ovviamente a Roma e a Milano i Tric per il triennio 2015/2017 ci saranno, è almeno ipotizzabile lavorare per costruire la possibilità di averne uno a Cosenza? Oppure a Reggio Calabria?
Cosa fare quindi? Potrebbe essere utile forse un incontro da lei presieduto a cui partecipino i sindaci delle città capoluogo dove insistono i grandi teatri, un incontro in cui possano portare i loro punti di vista sulla situazione contingente gli operatori teatrali che operano professionalmente in Calabria. Come già le scrivevo sopra, soluzioni cotte e mangiate non ne ho e diffido a prescindere da quelli che hanno la verità in tasca, resto quindi convinto che per provare a superare questo stato di impasse in cui siamo immersi sia necessario un confronto aperto, largo, in cui far esplodere le diverse istanze e tendenze su come promuovere la cultura e il lavoro teatrale nella nostra regione. Mi auguro che voglia prendere in considerazione questa mia riflessione. Buon lavoro.
* attore e operatore culturale