«Sostegno a Oliverio, non può farcela da solo»
DIAMANTE Piaccia o non piaccia la partita va giocata ora e va giocata sapendo che la Calabria non avrà un’altra occasione: si vince o si perde adesso. Per questa ragione, occorre fare ogni sforzo uti…

DIAMANTE Piaccia o non piaccia la partita va giocata ora e va giocata sapendo che la Calabria non avrà un’altra occasione: si vince o si perde adesso. Per questa ragione, occorre fare ogni sforzo utile per affiancare l’opera del governatore Mario Oliverio. È, in estrema sintesi, il ragionamento che Marco Minniti, responsabile nazionale per la sicurezza ma, come ha voluto ricordare, ancor prima parlamentare ed esponente del Pd calabrese, fa in quel di Diamante rispondendo alle “provocazioni” dei giornalisti Paolo Pollichieni e Adriano Mollo.
Entrambi avevano posto – all’inizio dell’intervista pubblica organizzata dal circolo Pd di Diamante – l’eterno altalenante rapporto di Marco Minniti con alcuni esponenti di rilievo del Pd calabrese. Pollichieni è stato ironico: «Marco, adesso tutti ti indicano come “salvatore della patria”, gli stessi che prima invitavano a restartene a Roma e lasciar perdere le cose calabresi, oggi salutano con entusiasmo il fatto che delle cose calabresi hai finito con l’occuparti aiutando la nascita della nuova giunta regionale e imponendo una svolta all’assetto del consiglio regionale, pare che alla fine eravamo solo io e Adriano Mollo a non volerti tra i piedi…».
Mollo di rincalzo: «Anche il senatore Gentile, notoriamente non un suo fan, ha tenuto a darle pubblicamente atto del lavoro fatto per sbloccare le incagliate vicende calabresi. Adesso si ipotizza addirittura una sua iniziativa anche per riavvicinare il commissario Scura al governatore Oliverio…».
Minniti si smarca subito: «Io non sto mai dove gli altri cercano di collocarmi. Anche perché sto sempre nello stesso posto: dove penso di poter dare un contributo per risollevare le sorti della mia terra. Sono un reggino e sono un calabrese. Sono stato eletto qui, questa terra ha diritto di poter contare sul mio lavoro ed io ho il dovere di lavorare per la mia terra. Davanti alle vicende della politica, anche alle ultime vicende, ho badato solo agli interessi della Calabria. Oggi gli interessi della Calabria si intrecciano con quelli del Pd, valgono poco le questioni personali. Qui o si vince o si perde, ma tutti debbono avere chiaro che è un unico match, non ci sarà la partita di ritorno».
E già che si trova, Minniti aggiunge che ritiene Mario Oliverio all’altezza della sfida ed in grado di vincerla. «Mario sa bene che non può farcela da solo e non ha mai pensato di fare tutto da solo, ha messo in piedi una giunta regionale che ritengo credibile e attrezzata. Ha rivoluzionato vecchi schemi e che avesse intenzione di farlo anche prima di Rimborsopoli lo dimostra il fatto che da subito ha puntato alla riforma dello Statuto, il che oggi rende possibile una netta separazione tra governo, che spetta alla Giunta, e programmazione e controllo, che spettano al Consiglio. E’ una rivoluzione che non è giusto sottovalutare».
Blinda anche Ernesto Magorno: «Non condivido gli attacchi alla segreteria regionale. Se il dialogo interno non è mai stato compromesso lo si deve alla certosina azione di Ernesto Magorno che ha evitato ogni momento di scontro anche sovraccaricandosi di critiche ingenerose. Di lui apprezzo anche il fatto che non ostenta la muscolatura, ma posso garantirvi che quando serve i muscoli dimostra di averli. Faccio un riferimento solo: la battaglia combattuta per gli Lsu e gli Lpu calabresi. Non era facile imporre quella svolta. Chiunque abbia anche una lontana conoscenza dei regolamenti del Senato sa che è quasi impossibile portare al voto in aula un emendamento che non era passato dalla Commissione. Ci siamo riusciti perché il partito, la deputazione calabrese, il presidente della Regione e il governo nazionale hanno fatto fronte comune scrivendo una pagina eccezionale».
Insomma tutto tarallucci e baci (Minniti, proverbialmente, è astemio)? E la burocrazia regionale inamovibile? Gli scontri quasi personali con Delrio? La bagarre attorno al commissariamento della sanità calabrese? Pollichieni e Mollo non fanno sconti e qui Minniti alcune sottolineature le fa: «Non sarà una passeggiata. Resistenze, incrostazioni, interessi consolidati sono ancora lì e tenteranno di sbarrare il passo o di condizionarlo. Per questo ho detto e ribadisco che la partita sarà durissima e noi dovremo dare al presidente Oliverio tutto il nostro incondizionato aiuto. Sulla sanità leggo anche io cronache che mi assegnano compiti che non ho assunto. Ho letto addirittura che oggi sarei stato a mediare un incontro tra Scura e Oliverio, come vedete sono invece qui… Tra Scura e Oliverio deve esserci un dialogo chiaro e un confronto che tenga conto che Oliverio è il presidente della Regione, votato dai calabresi; Scura è un Commissario con un mandato ben preciso assegnatogli dal governo nazionale».
Infine la questione del rapporto tra la giunta regionale e il governo Renzi. Minniti non nega che frizioni ve ne sono state ma assicura che appartengono al passato e che oggi il percorso da compiere è largamente condiviso: «Delrio e Oliverio? Si parlano, eccome se si parlano».
Vorrebbero andare oltre, Pollichieni e Mollo, ma Marco Minniti non molla di un millimetro: «Lo ripeto perchè è la verità: non possiamo perdere questa battaglia. Se continuiamo a stare con il viso rivolto all’indietro rischiamo di perderla. Dobbiamo guardare avanti per scrutare le insidie e non perdere il sentiero che porta fuori dalla foresta. Abbiamo il dovere di farlo». E siccome Minniti ha dalla sua anche vento e pioggia, su questa sottolineatura arriva un impetuoso vento di mare che fa calare il sipario sul dibattito.
Ma non sulla sfida che attende Oliverio e quello che, pur ostinandosi a negarlo («rifiuto con fermezza l’immagine di un Minniti lord protettore della Calabria…», esclama ad un certo punto Marco Minniti), viene visto da tutti come il garante di una svolta politica davanti alla quale non esiste neutralità: c’è chi la auspica fortemente e chi, altrettanto fortemente, la teme.
red. pol.