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Il governo boccia la legge sulla vendita di prodotti tipici

ROMA Il Consiglio dei ministri ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge regionale 20/2015. Sotto la scure dei tecnici di Palazzo Chigi è finita la norma relativa a “”Modifica ed inte…

Pubblicato il: 15/01/2016 – 15:11
Il governo boccia la legge sulla vendita di prodotti tipici

ROMA Il Consiglio dei ministri ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge regionale 20/2015. Sotto la scure dei tecnici di Palazzo Chigi è finita la norma relativa a “”Modifica ed integrazione della legge regionale 7 marzo 1995, 4 (norme sulla classificazione degli esercizi ricettivi extralberghieri)”, in quanto alcune norme riguardanti la somministrazione di prodotti locali e tipici calabresi determinano una indebita restrizione della concorrenza e quindi violano gli articoli 41 e 117, primo e secondo comma, lettera e, della Costituzione.
Adesso la Regione potrà costituirsi in giudizio ovvero adeguarsi ai rilievi mossi da Roma. Quella impugnata oggi è la prima legge dell’era Oliverio-Irto a essere bocciata dal governo nazionale.
E sempre venerdì il Consiglio dei ministri ha deliberato l’esercizio dei poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni Toscana, Calabria, Liguria, Marche, Puglia, Lombardia e Umbria, disponendo la modifica del loro calendario venatorio con la chiusura della caccia al 20 gennaio 2016 per le specie tordo bottaccio, beccaccia e cesena. L’intervento si è reso necessario per evitare che il limite al 31 gennaio fissato dalle Regioni interessate facesse coincidere la stagione della caccia di una o più delle specie indicate con il periodo prenuziale o di riproduzione, determinando cosi una violazione della normativa europea e andando ad aggravare la posizione dell’Italia rispetto all’eventuale chiusura negativa del caso Eu-Pilot 6955/2014, avviato dalla Commissione europea.
Già dal luglio dello scorso anno e in diverse successive occasioni il Governo aveva provveduto a sensibilizzare gli enti territoriali ad adottare le modifiche ai calendari che erano risultati non conformi. Da ultimo lo scorso 23 dicembre le Regioni inadempienti, nove in tutto, erano state diffidate a provvedere entro 15 giorni ad adottare i necessari provvedimenti di modifica dei calendari, ma il mancato adempimento da parte di alcune ha reso necessario il ricorso all’esercizio dei poteri sostitutivi. Il ministro dell’Ambiente ha proposto e ottenuto l’inserimento di una clausola che determina l’invalidità delle delibere, nell’ipotesi in cui le Regioni territorialmente competenti provvedano ad intervenire sui rispettivi calendari entro il 19 gennaio, termine ultimo utile per provvedere all’adozione delle modifiche richieste.

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