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Ospedale Dulbecco, la bufala di Scura

CATANZARO L’integrazione tra gli ospedali Pugliese e Mater Domini è una messinscena, nient’altro che un colpo di teatro. Il commissario Scura e il rettore Quattrone hanno ricalcato le orme del princi…

Pubblicato il: 19/01/2016 – 12:06
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Ospedale Dulbecco, la bufala di Scura

CATANZARO L’integrazione tra gli ospedali Pugliese e Mater Domini è una messinscena, nient’altro che un colpo di teatro. Il commissario Scura e il rettore Quattrone hanno ricalcato le orme del principe De Curtis e di Nino Taranto in “Totò truffa 62”. Solo che loro hanno cercato di “vendere” l’Azienda unica ospedaliera “Dulbecco”, non la Fontana di Trevi. Certo, un’operazione meno suggestiva, ma altrettanto arbitraria. Una bufala, appunto. E il motivo è piuttosto semplice: né Scura né Quattrone hanno poteri e competenze per determinare o anche solo provocare la “fusione” tra le due strutture sanitarie catanzaresi.
Il commissario alla Sanità e il rettore dell’Università “Magna Graecia” hanno firmato un’intesa (garante l’avvocato Giampiero Scaramuzzino) che costituisce la fase preliminare in vista dell’integrazione tra i due poli, che dovrebbe dare vita al più grande hub sanitario calabrese.
Il problema è che sia il Pugliese, sia la Mater Domini, sono ospedali istituiti con legge regionale; e dunque per realizzare la loro definitiva osmosi serve una nuova norma da approvare in consiglio regionale.

L’INIZIATIVA Nessun problema, dice Scura. Perché «la struttura commissariale predisporrà una bozza di legge che invierà in consiglio regionale», affinché il Dulbecco diventi «per legge l’ospedale universitario di Catanzaro e di tutta la Calabria» (video sotto, dal minuto 2.19).

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Il commissario (con l’aiuto del rettore) ha insomma programmato tutti gli step in vista di un’integrazione che, a parte poche eccezioni, è stata criticata da comitati civici e forze politiche, di centrodestra e di centrosinistra.
“Totò” Scura, però, dimentica (o fa finta di dimenticare) di non avere le prerogative necessarie per presentare una proposta di legge a Palazzo Campanella. Non è un’opinione, lo stabilisce lo Statuto della Regione Calabria, che individua tutti i soggetti a cui compete l’iniziativa legislativa (Titolo V, articolo 39). E cioè: giunta, consiglieri regionali, consigli provinciali, consigli comunali dei capoluoghi di provincia, consiglio delle autonomie, tre o più consigli comunali la cui popolazione sia superiore ai 10mila abitanti e, infine, gli elettori in numero non inferiore a 5mila. La Carta calabrese non contempla facoltà di questo tipo in capo a un commissario o a un “magnifico”, per quanto i titoli possano affascinare o richiamare grandi poteri. No, Scura e Quattrone dovranno per forza seguire altre strade: quelle tracciate dalla “Costituzione” regionale.

L’APPOGGIO E allora, che fare? Ai firmatari dell’intesa preliminare non resterà che affidare la “bozza” a qualche consigliere regionale favorevole all’integrazione, o invocare l’intervento di un Comune “amico”, o stimolare un’iniziativa congiunta di più Consigli locali. Oppure, scegliere l’opzione apparentemente più semplice: rivolgersi al governatore Oliverio e alla sua giunta. Forse è proprio questo il terreno più impervio, dal momento che il presidente della Regione ha già espresso tutti i suoi dubbi su un’integrazione ritenuta controversa e dagli effetti sanitari non del tutto convincenti. Ma l’ostacolo potrebbe essere soprattutto di natura personale: Scura dovrebbe chiedere aiuto a Oliverio, dopo mesi e mesi di guerra più o meno fredda e reciproci scambi di colpi a effetto.
Sarà il futuro a scrivere l’epilogo della vicenda e a dire se il “Dulbecco” nascerà o no. Non resta che il presente, dove Scura, come il famoso Cavalier Trevi, continua a vendere fumo. Anzi, ospedali.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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