Operazione antimafia nella Piana di Gioia Tauro, 19 arresti – VIDEO
REGGIO CALABRIA Diciannove persone sono state arrestate questa notte dai Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria nella Piana di Gioia Tauro fra Cinquefrondi, Anoia e altri centri…

REGGIO CALABRIA Diciannove persone sono state arrestate questa notte dai Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria nella Piana di Gioia Tauro fra Cinquefrondi, Anoia e altri centri del comprensorio. I reati a vario titolo contestati dallla Dda di Reggio Calabria sono associazione per delinquere di tipo mafioso, porto e detenzione di armi da guerra e comuni da sparo, ricettazione, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, estorsione, furto, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete falsificate, danneggiamento seguito da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso. Nella medesima zona, il 15 dicembre, 36 persone, considerate tutte espressione della locale di Cinquefrondi, erano state fermate per ordine della Dda di Reggio Calabria. I principali indagati – si è scoperto con quella prima tranche di indagine – gestivano un vero e proprio “supermarket delle armi” in cui si rifornivano pregiudicati della zona e non solo.
TRE COSCHE COINVOLTE Sono tre le cosche di ‘ndrangheta, quelle dei Petullà, dei Latini e dei Foriglio, tutte con base operativa nei territori di Cinquefrondi ed Anoia, nella Piana di Gioia Tauro, coinvolte nell’operazione, che prende il nome di “Saggio compagno 2”. L’operazione riguarda, oltre alla provincia di Reggio Calabria, le città di Verbania, Firenze, Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia e Chieti. Le indagini che hanno condotto agli arresti sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di Taurianova (Reggio Calabria). Le indagini, che si sono avvalse anche delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno consentito di accertare l’appartenenza degli indagati, anche con ruoli di vertice, alle tre cosche coinvolte, quali articolazioni autonome dell’associazione per delinquere di tipo ‘ndranghetistico nota come “locale di Cinquefrondi”, con ramificazioni in tutta la provincia di Reggio Calabria e in varie altre province. L’attività dell’organizzazione criminale, secondo quanto riferiscono i carabinieri in una nota stampa, «avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo, era finalizzata al controllo ed allo sfruttamento delle risorse economiche della zona mediante il compimento di una serie indeterminata di delitti in materia di armi, esplosivi e munizionamento; contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale e in materia di commercio di sostanze stupefacenti, nonché delitti volti ad acquisire direttamente e indirettamente la gestione o il controllo di attività economiche, in particolare nel settore degli appalti boschivi, e altre attività illecite».
LE PERSONE COINVOLTE Questi i nomi delle persone coinvolte nell’operazione di questa mattina: Antonella Bruzzese, moglie di Giuseppe Ladini, in atto già agli arresti domiciliari, individuata quale componente dell’organizzazione, con il compito di coadiuvare il coniuge nella custodia e nella compravendita delle armi, nonché nella gestione dei rapporti con gli altri affiliati; Antonella Bruzzese, dopo essere stata sottoposta a fermo d’indiziato di delitto nell’aprile 2014 e quindi destinataria di custodia cautelare agli arresti domiciliari, per reati in materia di armi era già stata condannata nel giugno scorso alla pena di anni 10 e mesi 10 di reclusione ed euro 48.800 di multa. Infatti, era già emersa nella prima fase delle indagini come persona a totale disposizione della consorteria per qualsiasi esigenza, palesando inoltre una spregiudicatezza senza pari nella riscossione dei crediti vantati nei confronti di terzi, nell’occultamento delle armi e nella movimentazione delle stesse; Giuseppe Bruzzese, già detenuto, individuato quale componente dell’organizzazione in possesso di una dote in corso di accertamento, la cui affiliazione era stata promossa da Rocco Francesco Ieranò; Serafino Bruzzese; Fortunato Foriglio, storico appartenente alla ‘ndrangheta, individuato quale componente dell’organizzazione nell’ambito dell’omonimacosca, con competenza specifica e quasi esclusiva nel settore delle estorsioni; Raffaele Giovinazzo, già detenuto, braccio destro di Rocco Francesco Ieranò; Francesco Ierace, facente parte della cosca Ladini; Raffaele Ierace, gemello di Francesco (i due gemelli sarebbero – al pari di Giuseppe Ladini – fra i personaggi di maggior rilievo del sodalizio mafioso, in quanto, pur essendo detenuti, utilizzavano spesso i permessi premio di cui beneficiavano per frequentare l’abitazione di Ladini e sostenerlo nel suo progetto di costituire di una propria ‘ndrina autonoma nell’ambito della ”Locale di Cinquefrondi”); Giuseppe Ladini, già detenuto, componente dell’organizzazione in possesso della dote del “Vangelo”, capo dell’omonima cosca operante nella Contrada Petricciana di Cinquefrondi; Maurizio Monteleone, componente dell’organizzazione in possesso della dote di ”Picciotto”, il quale, ancorché incensurato e residente da tempo a Domodossola (VB), nei periodi in cui faceva ritorno in Calabria partecipava alle riunioni di ‘ndrangheta; Angelo Napoli, componente dell’organizzazione in possesso della dote di ”Sgarrista”, incensurato, prendeva regolarmente parte alla riunioni di ‘ndrangheta, dimostrandosi quindi pienamente a disposizione degli altri sodali; Antonio Raco; Leonardo Tigani; Antonio Valerioti; Antonio Zangari (era anche colui che interloquiva con il “capo crimine” Mico Oppedisano e deliberava, unitamente agli altri, le linee guida di condotta degli affiliati e le competenze nel settore delle estorsioni). Ci sono poi, soggetti indagati per violazioni in materia di armi e stupefacenti (che si aggiungono a quelli già arrestati a seguito delle pregresse risultanze investigative): Salvatore Bono, Domenico Papalia, Salvatore Romeo e Michele Vomera.