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La denuncia di Gallo: ancora una gestione clientelare dell'Arsac

COSENZA «Durante le ultime festività natalizie, il direttore generale dell’Azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura calabrese (Arsac), con la delibera n. 263 del 23/12/15, che ha tenut…

Pubblicato il: 03/02/2016 – 23:53
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La denuncia di Gallo: ancora una gestione clientelare dell'Arsac

COSENZA «Durante le ultime festività natalizie, il direttore generale dell’Azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura calabrese (Arsac), con la delibera n. 263 del 23/12/15, che ha tenuto nascosto non pubblicandola sul sito istituzionale dell’azienda, ha prorogato il comando di due dipendenti provenienti da altra amministrazione (Calabria Verde)». È quanto denuncia, in una nota, Luigi Gallo coordinatore Rsu dell’Arsac. «L’Istituto del comando nella pubblica amministrazione – è scritto nella nota – lo ribadiamo ancora una volta, non si utilizza per esigenze clientelari o a piacere ma, nei casi in cui un’amministrazione è carente di personale con specifiche competenze da utilizzare in precisi compiti istituzionali e, non ci sembra che sia il caso dell’Arsac, in quanto, in questa azienda, vi è personale sufficiente e appositamente formato per svolgere i compiti istituzionali. Per questo riteniamo che con la delibera n. 263 vi è un’ulteriore inutile spreco di risorse pubbliche e ci chiediamo dove sta la regolarità di questo atto? In una delibera di comando come questa, per essere regolare da un punto di vista amministrativo e tecnico, è necessario spiegare, come minimo, perché c’è bisogno di utilizzare personale di altri Enti, con quali competenze e per quali compiti. In seguito a nostre precise denunce, come è noto, l’Arsac ha revocato le delibere nn. 101/14, 102/14, 109/14, 65/15, 69/15, 71/15, perché di ispirazione clientelari e quindi riconosciute “ex post” “non legittime”. Dalla revoca di dette delibere si dovrebbe desumere il significato di “regolarità amministrativa e tecnica” che non è certamente una questione ortografica. In attesa che la magistratura contabile ci spieghi come vengono utilizzate le risorse pubbliche all’Arsac, dobbiamo evidenziare, ancora una volta, che il direttore generale dell’Arsac, al contrario di quanto è previsto per tutti i dirigenti nella pubblica amministrazione italiana, non pubblica il suo curriculum e la sua remunerazione annua. Inoltre, continua a non pagare gli stipendi e i due contratti relativi agli anni 2014 e 2015 ai dipendenti che svolgono i compiti istituzionali dell’Azienda. Pertanto, al fine di evitare ulteriori e inutili sprechi di risorse pubbliche, chiediamo nuovamente al Dirigente generale del dipartimento Agricoltura, che ha funzioni di controllo e vigilanza sull’Arsac, di annullare la citata delibera n. 263 e ricordiamo inoltre che non ha ancora annullato le delibere Arsac di ispirazione clientelare nn. 204/15, 232/15, 261/15, disposizione n. 5581 del 18/06/15 relativa al bavaglio ai servizi, nonché l’atto aziendale Arsac che è in attesa di essere bocciato dalla giunta regionale. Da queste ultime delibere e disposizioni non ancora revocate e dalle citate delibere Arsac (nn. 101/14, 102/14, 109/14, 65/15, 69/15, 71/15) revocate in seguito a nostre denunce, si evidenzia che, l’Arsac, invece di svolgere appieno i servizi in agricoltura ai quali hanno diritto ad accedervi gli imprenditori agroalimentari, come previsto dalla L.R. 66/12 istitutiva, è ancora tenuta in ostaggio dalla politica della precedente Amministrazione regionale che ha nominato l’attuale Direttore Generale. Sono passati oltre due anni dalla nomina del direttore generale e siamo al punto di partenza; grazie alle nostre denunce, molti danni irreversibili sono stati evitati (vedi delibere revocate nn.101/14, 102/14, 109/14, relative alla nomina di altri 13 dirigenti inutili, ecc.), chiediamo al presidente Oliverio, per quanto tempo ancora l’Arsac deve essere tenuta in ostaggio? Sul piano tecnico-amministrativo, non ci sono elementi sufficienti per rimuovere il direttore generale dell’Arsac?»

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