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Catanzaro, si svuotano le accuse a Mollace

CATANZARO Sembra risolversi in una bolla di sapone l’inchiesta sul procuratore generale della Corte d’Appello di Roma, Francesco Mollace, finito sotto indagine a Catanzaro per presunti favori al…

Pubblicato il: 04/02/2016 – 18:40
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Catanzaro, si svuotano le accuse a Mollace

CATANZARO Sembra risolversi in una bolla di sapone l’inchiesta sul procuratore generale della Corte d’Appello di Roma, Francesco Mollace, finito sotto indagine a Catanzaro per presunti favori al clan Lo Giudice. Il gup di Catanzaro, Carlo Saverio Ferraro, ha prosciolto perché il fatto non sussiste i coindagati di Mollace, Luciano Lo Giudice, boss dell’omonima famiglia mafiosa reggina,  e il suo  prestanome Antonio Spanò, titolare di un cantiere nautico a Reggio Calabria, mentre la posizione del procuratore, che in precedenza aveva optato per il rito abbreviato, verrà definita in altra sede. Un giudizio che a rigore di logica e di codice sembra essere quasi scontato.
Il proscioglimento con formula piena dei presunti concorrenti – Lo Giudice e Spanò –  di un reato «a concorso necessario», che dunque implica il coinvolgimento di più persone, sembra infatti svuotare il castello accusatorio messo insieme dalla procura di Catanzaro contro Mollace. Anche per questo, il pm Domenico Guarascio ha chiesto che il giudice Ferraro, che si è pronunciato nei confronti di Lo Giudice e Spanò, si dichiari incompatibile. La richiesta è stata accolta dal gup che ha rimesso gli atti nelle mani del presidente, cui toccherà decidere se affidare la definizione della posizione di Mollace a un altro giudice o lasciarla a Ferraro. Una pronuncia che – a quanto filtra – potrebbe arrivare anche prima della fine del mese. Il fascicolo a carico del pg della Corte d’appello di Roma era nato in seguito alla trasmissione degli atti chiesta dal pm Beatrice Rochi – e conformemente disposta dal Tribunale – in seguito alla posizione del pg Mollace in veste di testimone al processo contro i Lo Giudice. Secondo le accuse della Procura di Reggio, condivise in seguito dai colleghi di Catanzaro cui è stato trasmesso il fascicolo, Mollace avrebbe in qualche modo favorito gli affliati al clan Lo Giudice omettendo di svolgere attività investigativa per verificare le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Maurizio Lo Giudice e Paolo Iannò sulla «pervicacia ed esistenza della famiglia Lo Giudice quale cosca operante nel territorio reggino».
In particolare, non avrebbe riaperto le indagini sull’omicidio della moglie del boss Pietro Lo Giudice, Angela Costantino, nonostante i nuovi elementi forniti dai due pentiti. In cambio, stando sempre alle ipotesi formulate dai magistrati catanzaresi, Mollace avrebbe ottenuto la «dazione gratuita dei servizi di manutenzione e rimessaggio» di una barca ormeggiata nel cantiere gestito dal prestanome dei Lo Giudice, Antonino Spanò. Un castello accusatorio che adesso sembra crollare alla luce del proscioglimento dei co-indagati del procuratore. Allo stesso modo, non hanno mai portato a nulla le dichiarazioni del collaboratore Nino Lo Giudice, che in passato aveva evocato ombre sull’attività di Mollace, salvo poi pentirsi di quelle affermazioni, allontanarsi dal programma di protezione e smentire tutto quanto in precedenza affermato in due scottanti memoriali, che – al pari della fuga del pentito – sono ancora oggetto di indagine da parte di diverse procure.  

a. c.

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