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Chi è senza peccato scagli la prima pietra

Leggere l’articolo su quanto accaduto (e potrebbe conseguire, il dubbio è lecito), circa il sacerdote don Santo Donato, e la sua Comunità, nell’aver commissionato i lavori di sbancamento prima e di c…

Pubblicato il: 15/02/2016 – 11:17
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Leggere l’articolo su quanto accaduto (e potrebbe conseguire, il dubbio è lecito), circa il sacerdote don Santo Donato, e la sua Comunità, nell’aver commissionato i lavori di sbancamento prima e di costruzione del santuario poi, in assenza di qualsiasi autorizzazione, in Bagnara Calabra, pubblicato in data Martedì 9 Febbraio 2016, sul sito del “Corriere della Calabria”, nella pagina “Cronaca”, ritengo che sia oltremodo corretto osservare gli eventi, tentando comunque uno sguardo altro ed oltre, pur lasciando al loro corso il farsi e dunque alle Istituzioni preposte il compito della verità e del costituirsi del diritto. 
Uno sguardo fuori dai confini della cronaca, e rivolgersi alle tante persone che possono essere state turbate ferite se non tradite nel credo di un ministero sacramentale. Cioè tentare di interpretare che quanto accaduto non possa essere che il frutto di un atto che nasce dalla necessità di un immediato farsi prossimo alle molteplici innumerevoli prossimità. L’amore verso l’uomo non aspetta, e talvolta pur sbagliando, resta comunque amore, o se vogliamo Carità. Il dolore la solitudine lo smarrimento la confusione dell’uomo, all’interno dell’ottica della Fede, esige un’immediata risposta di speranza, di fiducia, di accoglienza, di quel ancora e ancora procedere perché ad ognuno sia dato di poter arrivare lassù, oltre il Golgota, oltre il Sepolcro Vuoto.
Pertanto non deve (non dovrebbe) essere una notizia, che ha il diritto alla conoscenza pubblica, il mettere in dubbio, involontariamente, il progetto di Dio, e non degli uomini (dei quali peraltro Dio si fa mezzo). E qui la storia della Chiesa insegna con pagine innumerevoli. Una storia che si fonda sull’Uomo, dunque sulle sue fragilità, sulle sue debolezze, sul suo peccare. Senza peraltro nuocere alla Santità di cui la Stessa si compone e si caratterizza. Sono di esempio le figure di uomini chiamati da Dio e dal Figlio, consci della loro umanità: Abramo, Mosè, Salomone, Davide, Agostino di Ippona, Ignazio di Lajola, Pietro, Paolo. Questi ultimi in particolare, poiché, uno è il Primo Papa della Chiesa Cattolica Romana e il secondo, il teologo su cui tutta la teologia della stessa Chiesa si costituisce e si nutre. Uomini che hanno l’uno tradito il Figlio, l’altro ne ha combattuto gli adepti. A ciò si lega un ulteriore elemento, non certo secondario: la volontà di Dio, o se vogliamo e ci crediamo, il progetto di Dio per gli uomini, di cui spesso i doni dello Spirito nella espressione di Comunità, di Monasteri, di Centri di Ascolto, di esperienze, di eventi, per quanto imperfetti e talora anche ambigui nei modi, sono strumenti a che Questa si realizzi.
Certo lo sgomento iniziale è legittimo, ma non deve lasciare posto alla delusione o al senso del tradimento.
Non è questa la fede, l’operare e l’essere della fede e nella fede. E in questo anno della misericordia più che mai l’attenzione alla debolezza di ognuno chiede almeno il dubbio e, di conseguenza, l’opportunità che va intesa non soltanto quale possibilità o dovere al perdono, ma capacità a saper secernere e vedere il bello, interpretato anche come dono, che è in ogni persona, che è ogni persona. Diversamente non avremmo una Chiesa, un perdono, una misericordia.
Pertanto, non resta che l’invito a non lasciarsi confondere smarrire dalla venuta a conoscenza della vicenda, ma continuare a percorrere la propria strada, nella personale libertà di entrare, direi di restare, nel ministero sacramentale, che, comunque sia, è sacro, dunque puro, perché dono di grazia dello Spirito. Perché di Dio. Nella sola certezza o verità che tutti siamo uomini e che tutti si sbaglia: «chi è senza peccato scagli la prima pietra».

*insegnante

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