Delitto Giordanelli, la difesa di Di Profio rinuncia al Tdl
CETRARO Ha rinunciato al Tdl la difesa di Paolo Di Profio, l’infermiere 46enne accusato di aver ammazzato l’ex cognata, Annalisa Giordanelli. La dottoressa di Cetraro, lo scorso 28 gennaio, è stata a…

CETRARO Ha rinunciato al Tdl la difesa di Paolo Di Profio, l’infermiere 46enne accusato di aver ammazzato l’ex cognata, Annalisa Giordanelli. La dottoressa di Cetraro, lo scorso 28 gennaio, è stata aggredita con una spranga di ferro mentre faceva jogging a pochi metri da casa nel centro storico della cittadina che si affaccia sul Tirreno cosentino. I legali dell’uomo, Sabrina Mannarino e Michele Rizzo, avevano fatto ricorso al Tribunale del Riesame di Catanzaro contro la misura cautelare in carcere, la cui udienza era stata fissata per il 23 febbraio. Ma, questa mattina, i legali hanno deciso di rinunciare perché il gip di Paola non ha ancora deciso sulla nomina di un perito che debba accertare la capacità di intendere e di volere dell’indagato e la compatibilità delle sue attuali condizioni di salute con il regime carcerario. Si tratta – hanno spiegato i difensori – di accertamenti ritenuti pregiudiziali rispetto a qualsiasi altra questione difensiva. La norma prevede che il gip prima di decidere sulla nomina del consulente deve attendere le informazioni del servizio sanitario del carcere. Informazioni che ancora non sono arrivate. Decisiva, quindi, per la posizione di Di Profio sarà la perizia psichiatrica.
LE INDAGINI Per la Procura – le indagini sono coordinate dal procuratore capo di Paola Bruno Giordano e dai sostituti Sonia Nuzzo e Maria Camodeca – il quadro indiziario è stato abbastanza chiaro sin dall’inizio da far ritenere il «caso blindato».
Secondo l’accusa, Di Profio avrebbe raggiunto la donna in via San Francesco – sullo stradone in cui stava facendo jogging – e l’avrebbe aggredita con una spranga di ferro, comunemente chiamata “piede di porco”. L’arma del delitto è stata trovata dai carabinieri in una scarpata lì vicino sporca di sangue ed è stata l’ex moglie di Di Profio, nonché sorella della vittima, ad ammettere che quell’oggetto era in loro disponibilità conservato nel garage di casa. Nell’immediatezza dei fatti, l’uomo ha prima negato di avere avuto contatti con la donna. A ventiquattro ore dall’omicidio, l’infermiere sentito davanti ai magistrati ha confessato di averla aggredita e uccisa. Ma, poi, in presenza del suo avvocato si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it