La "cantantessa" incanta Cosenza
COSENZA Pochi minuti di attesa. Il timbro della sua voce è inconfondibile già dalle prime note. Carmen Consoli fa il suo ingresso sul palco del Teatro Rendano di Cosenza, dove afferma di sentirsi «co…

COSENZA Pochi minuti di attesa. Il timbro della sua voce è inconfondibile già dalle prime note. Carmen Consoli fa il suo ingresso sul palco del Teatro Rendano di Cosenza, dove afferma di sentirsi «come a casa», dove porta con sé il racconto della sua terra d’origine, la Sicilia, fatto di miti e leggende, del sapere popolare di donne dalle infallibili doti divinatorie, di estati torride al sapore di granita al limone e di panni stesi ad asciugare al sole. La “cantantessa” apre il suo concerto con alcune tracce del suo ultimo e fortunato lavoro “L’abitudine di tornare”, album che dà il nome al tour, accompagnata da una folta schiera di musicisti, alla cui formazione storica composta da Roberto Procaccini alla testiera e Massimo Roccaforte alla chitarra, si aggiungono l’energia e la grinta di due donne a dettare la base ritmica, Luciana Luccini (basso) e Fiamma Cardani (batteria), oltre alle suadenti vibrazioni di Claudio Della Gatta al violoncello e del polistrumentista Adriano Murania.
Alla poesia e alla dolcezza dei nuovi brani (“Questa piccola magia” dedicata al figlio Carlo, “Oceani deserti”, scritta e musicata assieme ai fratelli Gazzé, gli amori non ricambiati di “Sintonia imperfetta”, “Esercito silente”, che racconta dei difficili rapporti della città di Palermo con la mafia, “La notte più lunga” sul dramma degli sbarchi di migranti lungo le nostre coste) si intreccia l’emozione data dall’interpretazione dei suoi pezzi storici come “Per niente stanca”, “Fiori d’arancio”, “Geisha”, “In bianco e nero”, mentre una pioggia di flash riprende “L’ultimo bacio”, struggente colonna sonora dell’omonimo film di Gabriele Muccino.
All’esibizione dell’artista catanese si inframmezza a un certo punto quella della percussionista Valentina Ferraiuolo che, giunta in mezzo alla platea, ha letteralmente incantato il pubblico con un mix inedito di tamburello ed una voce graffiante che riecheggia vecchi canti popolari siciliani. Subito dopo, ecco cambiato il set, ed uno sfondo fatto di edere e lanterne ospita altre storie che riguardano l’infanzia della cantautrice, i consigli di sua nonna, i primi amori, e che coniugano le lodi a quella realtà sicula lontana e incontaminata alle critiche verso un continente indifferente che non è in grado di mantenere molte delle sue promesse di civiltà.
Il concerto volge al termine con gli intramontabili “Amore di plastica” e “Narciso”, cui segue un’ovazione che parte dalle prime file per giungere fino alle logge più alte del teatro. La cantantessa saluta tutti con “Confusa e felice”, ma è senz’altro un arrivederci per i fan calabresi da chi, come lei, ha la sana, immancabile «abitudine di tornare».
Chiara Fazio
redazione@corrierecal.it