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L'accoglienza e l'esempio che viene dalla Calabria

Sono giorni amari per quanti – ed io sono tra questi – assistono allo spettacolo per nulla edificante che investe l’Europa che è incapace ancora di dotarsi di una reale, vera, solidale e forte politi…

Pubblicato il: 29/02/2016 – 15:03
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Sono giorni amari per quanti – ed io sono tra questi – assistono allo spettacolo per nulla edificante che investe l’Europa che è incapace ancora di dotarsi di una reale, vera, solidale e forte politica dell’accoglienza rispetto all’ondata di migranti che – per vari motivi – tenta di entrare nelle Nazioni del Vecchio Continente per coltivare una speranza di dignità e libertà.
Non mi soffermerò sugli elementi di natura politica-istituzionale-etici-religiosi che tale problematica rimbalza sugli “europeisti” che hanno spento e ridimensionato quella spinta che avrebbe già dovuto portare ad una forma di governo “rafforzato” se non federale per l’Europa che è troppo unita sul versante economico-finanziario e assai disunita sul suo vero ed autentico futuro, a cominciare dalle politiche di crescita economica e fino alla sua reale integrazione politica.
L’amarezza – che non è solo la mia – è stata lenìta e resa meno amara dalla splendida pagina offerta dal premio (il prestigiosissimo “Orso d’oro”, secondo soltanto agli Oscar) vinto al Festival del Cinema di Berlino dal film-documentario di Gianfranco Rosi “Fuocoammare”. La storia, splendidamente raccontata, degli abitanti di Lampedusa – primo pezzo d’Europa – che ha accolto i migranti disperati. Ed è bellissimo che questo raggio di speranza sia stato offerto dal mondo della cinematografia che – spesso – apre frontiere ed abbatte muri.
È un segnale bello e vivo fornito alle Istituzioni – ad ogni livello – e spinge a nuove generosità e forti passi in avanti sulle politiche di accoglienza ed integrazione in Europa.
I Lampedusani sono gli eroi di questa triste contemporaneità, ma io rivendico – senza contrapporla per nulla – quella che la Calabria ha saputo offrire negli anni non avendo mai smarrito la memoria – ed è pregio che non è stato mai sufficientemente riconosciuto – con l’abbraccio ai nuovi emigranti tanto simili agli stessi Calabresi di tante, troppe generazioni.
Ed il riferimento a “Fuocoammare” non mi può non riportare alla splendida e mai dimenticata esperienza analoga, consumata in Calabria, con “Il volo” del grande Wim Wenders – sollecitato saggiamente e non senza apprezzabile lungimiranza dall’allora presidente della giunta regionale Agazio Loiero – che di “Fuocoammare” è senz’altro il prodromo.
Di quella esperienza – lo stesso Wenders – ne diede testimonianza dinnanzi ai tanti Nobel – tra i quali Walesa e Gorbaciov riuniti a Berlino per il ventennale della caduta del Muro con una felice espressione che indicava «nella caduta del Muro il passato. Il futuro è rappresentato da questo esercito di disperati che fugge da guerre e denutrizione e deve essere accolto come fa la Calabria…».
L’allora presidente Loiero raccolse in quell’ occasione – probabilmente – la più significativa ed importante gratificazione della sua esperienza alla guida del governo regionale che seppe trasformare – ma non credo con eguale successo – in una legge sull’ accoglienza, prima nel Paese e ben accolta dall’ ONU.
Io credo che l’emergenza del nostro presente e la consapevolezza che i flussi migratori non saranno fermati da nuovi muri o da improponibili “reticolati” interpellino una generale e diffusa consapevolezza sul valore minimo degli egoismi e sulla necessità – al contrario – di rendere massimo un impegno che leghi l’Europa, il nostro Paese ed anche la nostra Calabria ad un nuovo “umanesimo” – europeo ed occidentale – senza il quale nessun processo politico di integrazione potrà essere rafforzato.
Conosco la generosità dell’attuale presidente della Regione Mario Oliverio e comprendo bene le sue parole quando afferma che la Calabria «non girerà mai la testa di fronte al dramma di quanti scappano dalle loro terre per fame o per sfuggire a guerre sanguinose, ma continuerà con determinazione a costruire ponti di solidarietà e sarà sempre contraria a tutti i “muri della vergogna” che offendono e mortificano l’uomo e la sua dignità». Anche perché, lo ricordo a me stesso – e mi si consentirà a tutti calabresi –, la Calabria – cito le testuali parole del presidente Oliverio – «con i suoi cinquemila ospiti è la regione che più di altre sta dimostrando la propria vocazione alla buona accoglienza. Oltre 100 sono i piccoli centri e le città che, in vario modo e sotto diverse forme, dallo SPRAR ai Centri delle Prefetture, ospitano richiedenti asilo» e sono al corrente anche dell’operosa, silente ma efficace azione di Giovanni Manoccio, delegato del presidente Oliverio all’ Accoglienza ed alla Integrazione.
Ed è questa continuità virtuosa e positiva che ci sollecita ad assecondare gli appelli del Santo Padre affinché «l’Europa non vacilli» e perseveri con risposte «corali» sulla strada dell’integrazione e dell’accoglienza. Noi sappiamo che senza di esse – al di là di ogni ragionevole dubbio – l’ Europa semplicemente non sarà!

*già senatore e parlamentare europeo

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