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Scajola "garante" degli affari di Matacena

REGGIO CALABRIA Né un amico fedele, né un innamorato ansioso di compiacere la sua bella. Il ritratto dell’ex ministro Claudio Scajola che emerge dagli ultimi approfondimenti investigativi, deposita…

Pubblicato il: 12/03/2016 – 13:54
Scajola "garante" degli affari di Matacena

REGGIO CALABRIA Né un amico fedele, né un innamorato ansioso di compiacere la sua bella. Il ritratto dell’ex ministro Claudio Scajola che emerge dagli ultimi approfondimenti investigativi, depositati dal pm Giuseppe Lombardo agli atti del processo che vede il politico imputato, è quello di un consigliori, che con il latitante Amedeo Matacena aveva in ballo più di un affare. E per questo si prodiga tanto per consentire al latitante un esilio dorato in un Paese che gli avrebbe garantito piena operatività, come per mettere Lady Matacena nelle condizioni – in primo luogo finanziarie – di sostituire il marito.

LAVORO DA CONSIGLIORI È questa l’ipotesi della Dda di Reggio Calabria che intercettazioni, dichiarazioni e atti sembrano oltre ogni dubbio confermare. Il momento che investigatori ed inquirenti riescono a ricostruire incrociando atti e dati è estremamente delicato per la galassia Matacena. 
L’ex parlamentare di Forza Italia si è dato alla latitanza per sfuggire all’esecuzione di una condanna per mafia, i suoi capitali – ufficiali – sono attenzionati, ma c’è necessità di una provvista di liquidità per dare seguito agli affari che sua moglie, Chiara Rizzo, dovrà portare avanti al suo posto. 
Per questo è necessario trovare il modo di rendere disponibile – ma riservato – in Italia, il tesoretto accumulato all’estero. Una “missione” – emerge dagli atti di indagine – di cui si occuperà personalmente Claudio Scajola, che per questo non esiterà a scomodare il suo intero network. A partire dalla sorella e confidente Esa.

«CON MURATORIO ABBIAMO RAGIONATO IN TRE» È lei – ad esempio a metterlo in contatto con il direttore della banca monegasca Cmb Giorgio Muratorio, che – lo rassicura la sorella – «ha molta disponibilità, ha molta amicizia nei miei confronti, perché, oltretutto, sono anni che ho rapporti con lui». E come annunciato, Muratorio si mostrerà estremamente disponibile. In una conversazione successiva, Scajola racconta addirittura che «forse abbiamo individuato una strada.. su cui abbiamo ragionato insieme, che adesso loro stanno vedendo di rendere praticabile … ho parlato io con laggiù … con lui laggiù. Ho parlato insieme alla persona (..)abbiamo preso contatto con quello laggiù, quindi abbiamo ragionato in tre, diciamo». Laggiù per investigatori ed inquirenti non può esserci altri che Amedeo Matacena, regolarmente aggiornato su tutti i passi messi in atto per sbloccare i suoi capitali, allocati presumibilmente alle Seychelles.

LE RIVELAZIONI DI PIPPIONE Manovre del resto confermate da un altro alto papavero del sistema bancario, Paolo Pippione, dirigente di banca Carige, ma soprattutto uomo di Scajola a Sanremo, dove ha ricoperto anche la carica di consigliere comunale. Con l’ex ministro – racconta agli investigatori – c’è un rapporto di lungo corso, cementato da anni di comune militanza. Ma agli uomini della Dia che lo interrogano, Pippione spiega anche perché Scajola lo avesse consultato. «Ebbe a dirmi che si stava interessando per l’apertura di un conto corrente della signora Chiara Rizzo, perché questa, moglie di un suo ex collega parlamentare, si era rivolta a lui chiedendogli assistenza. Lui aggiunse, nel corso dell’esposizione degli eventi, che la signora risiedeva nel Principato di Monaco, che deteneva una somma presso una banca non precisata del luogo, cioè inteso del Principato, e che a causa di dissapori con la suocera, anch’essa residente a Monaca, desiderava spostarli per averne una più libera disponibilità. Scajola, quindi mi chiese se era possibile per contiguità territoriale accedere un conto corrente presso la filiale Carige di Nizza, per poter far confluire — tramite bonifico – i soldi dall’originario conto. In relazione a questa richiesta, io subito esclusi tale possibilità stante l’assenza di gestori specializzati nella gestione di patrimoni privati. Devo dire che anche se non avevo contezza di che cifra si trattasse, ho ritenuto che questo fosse rilevante». Ma Scajola insiste.

“PICCOLI” INSORMONTABILI DETTAGLI «Mi disse che comunque voleva assistere questa persona, io gli ricordai l’esistenza di procedure normate — tipo scudo fiscale — da seguire per tale trasferimenti verso l’Italia. Lui quindi – continua Pippione – mi chiese se potevo fargli avere un appuntamento con un consulente che gli potesse attivare tale trasferimento, chiedendomi contemporaneamente se potevo indicargli una persona idonea a svolgere questa funzione. Mi riservai di fare delle verifiche per la fattibilità dell’operazione. Quindi mi congedai». Peccato che l’ex ministro non avesse neanche lontanamente accennato alla delicata situazione giudiziaria dei coniugi Matacena, tanto meno alla possibilità che quei capitali fossero stati collocati all’estero per tenerli al riparo da eventuali sequestri. Pippione lo scopre su internet, e a Scajola dice che non se ne fa niente. Ma non gli volta completamente le spalle. «Non ho ritenuto di attivare segnalazioni circa quanto richiestomi per due ordini di motivi: il primo l’aspetto informale/amichevole della richiesta d’informazioni e il secondo, perché l’operazione stesse non ha mai preso corpo in nessuna forma e non ero in possesso dei dati dell’operazione e della richiedente». Ma l’ex ministro non demorde. Anche alla sorella Esa spiega «poi, forse, gliel’ho risolto il problema, lo sai, no? Perché gli ho dato un suggerimento.. e nel suggerimento … la suocera fa uno scritto Si, quindi, forse l’ha risolto … però, per dire, io le ho fatto di tutto per darle anche una sua maggiore autonomia». E a spiegare il perché di cotanto impegno sono gli affari in cui – hanno svelato le indagini del pm Giuseppe Lombardo – Scajola e i Matacena hanno lavorato in tandem.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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