Legalità, le istituzioni non abbassano la guardia
REGGIO CALABRIA Uno Stato che ha una presenza forte sul territorio e che come tale vuole mostrarsi. Così il prefetto Claudio Sammartino, insieme al questore Raffaele Grassi, al comandante provin…

REGGIO CALABRIA Uno Stato che ha una presenza forte sul territorio e che come tale vuole mostrarsi. Così il prefetto Claudio Sammartino, insieme al questore Raffaele Grassi, al comandante provinciale dei carabinieri, Lorenzo Falferi, e della Guardia di finanza, Alessandro Barbera, ha sintetizzato significati e obiettivi dell’ultimo trimestre di attività a Reggio Calabria e provincia. Un territorio complesso, «ricco di criticità differenti» e per questo al centro degli sforzi di quella che tanto il prefetto come i vertici delle forze dell’ordine non esitano a definire «una squadra eccezionale di grandissima efficacia operativa». È fatta dagli uomini delle tre forze, che al di là di gelosie di giubba – concordano tutti – insieme a magistratura e prefettura stanno lavorando a un obiettivo comune «mantenere una cornice di legalità che permetta di espandersi alla parte migliore della società reggina». Un compito arduo in un territorio che la ‘ndrangheta storicamente controlla e periodicamente rivendica a suon di bombe, attentati, intimidazioni e minacce più o meno eclatanti, ma che le istituzioni – sottolinea il prefetto – hanno intenzione di portare a casa. «Ogni sera – dice Sammartino – la domanda che ci facciamo è “cosa possiamo fare di più”. Qui lo Stato non si accontenta».
FOCUS ‘NDRANGHETA Un messaggio che nelle strade è stato portato in maniera eclatante con “Focus ‘ndrangheta”, i periodici blitz della polizia che interessano tanto la città come la Locride e riversano centinaia di uomini in zone generalmente ad alta densità criminale, per lunghe ore strette in un vero e proprio assedio. Posti di blocco, perquisizioni personali e domiciliari, controlli amministrativi, identificazioni che ormai si contano a migliaia– spiega Sammartino – diventano strumenti. «Lo scopo di azioni di prevenzione di questo genere è da una parte evitare l’effervescenza criminale, dall’altra rassicurare la popolazione». Inoltre, aggiunge, «colpisce quella criminalità diffusa che è il brodo di coltura della criminalità organizzata».
PREVENZIONE MA NON SOLO Ma c’è di più, afferma il questore Raffaele Grassi, che sull’attività di Focus ‘ndrangheta ha investito gli sforzi di gran parte dei suoi uomini. «Attività di prevenzione e controllo come queste vanno di pari passo con l’attività di repressione che si muove sulle tre direttrici strategiche indicate dalla magistratura. Primo, destrutturazione delle cosche storiche, e basta pensare all’ultima operazione che ha colpito il clan De Stefano. Secondo, cattura dei latitanti, ed è solo di qualche mese fa la cattura di Crea e Ferraro. Terzo, aggressione dei patrimoni». Obiettivi, che anche grazie ad una rinnovata, capillare e forse maggiormente approfondita conoscenza del territorio si continuano a raggiungere.
INTELLIGENCE PREVENTIVA «Possiamo affermare senza timore di smentita – dice il comandante provinciale dell’Arma – che abbiamo una visione chiara di ogni singolo episodio criminale nell’immediatezza. Nella stragrande maggioranza dei casi noi abbiamo un’idea chiara fin da subito, poi i tempi della giustizia sono lenti. Ma la conoscenza del territorio non si fa con le cuffie». Un’attività impegnativa, pensata in maniera strategica e a seconda della densità criminale del territorio, che non traspare in numeri e bilanci, ma è fondamentale. «Soprattutto quando non succede nulla», ci tiene ad aggiungere il prefetto, «si dice “conoscere per governare”. Ed è esattamente a questo che mira l’attività informativa e di intelligence sul territorio». In sintesi – si spiega – è quella che si deve fare in periodi di quiete per sapere dove andare a colpire quando la quiete si interrompe.
CRIMINALITA’ ECONOMICA Non riguarda semplicemente i quartieri, ma anche le attività economiche. «L’ottimizzazione delle risorse da parte delle forze di polizia ha portato ad aggredire i privilegi della ‘ndrangheta» dice il comandante della Guardia di Finanza, Alessandro Barbera. E questo – sottolinea – la gente inizia a notarlo. Un trend non neutrale in un territorio in cui l’omertà e il consenso sono alla base dello strapotere mafioso e che si vuole in ogni modo valorizzare. «Aumentano le segnalazioni e noi stiamo facendo di tutto per dare una risposta che sia la più immediata possibile, anche sulla fiscalità». Ma il monitoraggio attento del tessuto economico cittadino passa anche per lo screening delle aziende che vi operano. «Nel 2015 sono state emesse 18 interdittive antimafia, mentre nei primi tre mesi del 2016 siamo già a 6 e altre sono in istruttoria – riferisce il prefetto – Si tratta di imprese che operano nei settori più disparati, dalla squadra di calcio di Gioiosa Jonica a società di costruzioni». E particolare attenzione – afferma Sammartino – c’è e ci sarà nei confronti di una infrastruttura strategica come il Porto di Gioia Tauro. «In novembre abbiamo fatto un primo accesso antimafia e altri ce ne saranno».
CAPORALATO Ma nella Piana, come nella Locride, l’attenzione si è concentrata anche su un altro settore di business, l’agricoltura. «Abbiamo deciso ormai da tempo e stiamo portando avanti un’azione convinta di contrasto al caporalato e al lavoro nero per riaffermare la tutela del lavoro e la dignità dei lavoratori. Da gennaio ad oggi, ci sono state tredici operazioni concluse, mentre una è al momento in corso». Diciotto comuni interessati, aziende – anche in odor di mafia – controllate e spesso sanzionate, oltre 550 le persone sottoposte a controlli, in più di un caso denunciate. E non per violazioni amministrative. «Uno di loro deve rispondere di riduzione in schiavitù» ricorda il prefetto.
ANTITERRORISMO Ma, complici anche gli attentati che nell’ultimo anno si sono verificati in Europa, anche in Calabria continua – sottotraccia – l’attività di monitoraggio su eventuali presenze legate alla rete del jihadismo internazionale. «Ormai – afferma il Questore Grassi – è impossibile parlare di rischio zero, ma nel corso delle nostre attività non abbiamo riscontrato alcun segnale di pericolo concreto».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it