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Carceri, Palma: in Calabria mancano le camere di sicurezza

ROMA È partito dalla Calabria, una delle due regioni che, insieme alla Liguria, ancora non si è dotata di una legge istitutiva del Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private del…

Pubblicato il: 19/04/2016 – 9:28
Carceri, Palma: in Calabria mancano le camere di sicurezza

ROMA È partito dalla Calabria, una delle due regioni che, insieme alla Liguria, ancora non si è dotata di una legge istitutiva del Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà, il lavoro del neo nominato Garante nazionale, Mauro Palma. Assieme a una delegazione composta da Emilia Rossi e Daniela de Robert, Palma ha visitato tre istituti di detenzione e pena per adulti, a Catanzaro e Reggio Calabria, l’istituto penale minorile di Catanzaro, alcune camere di sicurezza della polizia. La delegazione ha poi seguito il recente sbarco di migranti nel porto di Reggio Calabria, con particolare attenzione alle procedure di pre-identificazione. È stata rilevata la carenza di camere di sicurezza: nella provincia di Reggio Calabria sono attualmente funzionanti solo due camere di sicurezza a Siderno. Le altre dieci previste sono state chiuse per la necessità di essere messe a norma, sulla base degli standard nazionali e internazionali. Dunque, sottolinea il Garante «la situazione odierna determina di fatto un maggiore ricorso alla carcerazione anche per brevissime detenzioni, in vista dell’udienza di direttissima, con un ritorno alla situazione che la legge sulle cosiddette “porte girevoli” del carcere voleva contrastare».
Inoltre le principali criticità emerse hanno riguardato la gestione delle situazioni psichiatriche, con particolare riferimento alle cosiddette “articolazioni psichiatriche”, a cui tuttora si ricorre anche per l’attuale non attivazione delle Rems (residenze per misure di sicurezza psichiatriche) nella Regione. A Catanzaro, la delegazione ha incontrato alcune associazioni di volontariato e i famigliari di un detenuto, deceduto il 26 febbraio mentre stava scontando la pena nella casa circondariale di Catanzaro e ha richiesto informazioni sulla procedura seguita per la comunicazione alla famiglia in caso di ricovero ospedaliero di un congiunto detenuto.

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