Ma senza il Sud l'Italia non riparte
Presidente Renzi, ieri come oggi c’è un Sud che non può più aspettare il proprio sviluppo e non può rimanere il “resto d’Italia”. È arricchente e illuminante il libro di Pino Aprile, dal titolo…
Presidente Renzi,
ieri come oggi c’è un Sud che non può più aspettare il proprio sviluppo e non può rimanere il “resto d’Italia”. È arricchente e illuminante il libro di Pino Aprile, dal titolo “Terroni”, quando evidenzia: il Sud ha sempre dato, senza mai ricevere, e non ci può stare anche la beffa di chi, oggi, dal “Nord grasso” accusa il Mezzogiorno di assistenzialismo, ricco di malaffare, e poi venire a prendersi anche l’applauso nelle piazze. Poveri noi!
Abbiamo sempre sognato trasporti migliori, autostrade adeguate, una sanità assistente e innovata, strutture scolastiche non fatiscenti, università che capitalizzano il sapere dei propri laureati senza vederli sempre partire, investimenti adeguati per superare la fragilità economica, storica, politiche a tutela delle famiglie, per gli anziani che aumentano, investimenti per la disoccupazione, asili nido.
Presidente, cresce la nostra povertà, e non si possono più registrare spot o promesse: noi si ha bisogno inderogabilmente di certezze. Lei ha anticipato al mondo intero la nuova Sa/Rc: auspichiamo che non sia un’altra amarezza, un’altra illusione, un’altra motivazione di fuga dalla Calabria e del Mezzogiorno intero, specie delle giovani generazioni che, a partire dalle università, si spostano verso un Nord che garantisce meglio le loro aspettative. Senza contare la nostra popolazione invecchia, l’emigrazione aumenta e l’imprenditoria è fragile.
Sono fattori, questi, che mi spingono a scriverle nel rispetto più assoluto, in quanto semplice cittadino della Calabria che attende una sua risposta, anche nelle vesti di consigliere comunale della bellissima città di Lamezia Terme, area centrale della Calabria, termale, marittima, produttiva, agricola, con il sole per 7 mesi all’anno, con un’area industriale importante, con un territorio da scoprire nel contesto archeologico, con una storica mostra fieristica, con una sede aeroportuale che annovera milioni di passeggeri, con un nodo ferroviario strategico, con un’amministrazione giovane e motivata, assieme a un sindaco che ama la propria città. Venga a visitarla questa città, la attenzioni, l’aiuti a superare gli affanni, e vedrà che città ospitale l’attende.
Con tale premessa, domando: chi, al Sud, deve dare lavoro? Le industrie che non ci sono? I Comuni dilaniati dai debiti assieme al taglio delle Province, a ragione o a torto? La difficoltà a garantire servizi a una immigrazione insostenibile, che impoverisce il nostro territorio? Le aziende sanitarie commissariate o/e impedite ad assumere nuovo personale? Banche che non finanziano progetti, bensì offrono prestiti alle famiglie, per ulteriori debiti, dovuti a una già fragile economia? L’assenza concreta di una mancata rete tecnologica moderna e adeguata per la comunicazione?
Presidente, le famiglie hanno rotto i propri salvadanai per sopravvivere, hanno venduto il proprio oro, conservato finora gelosamente nei cassetti, e mi creda, non vedono prospettiva, se non quella di tornare con le valige in mano, ieri di corde legate, oggi con dentro un computer. Questo, signor presidente, significa che dall’unità d’Italia nulla o poco è cambiato per quelli che vivono in fondo allo Stivale. Mi creda: se non riparte il mio Sud, sarà difficile che riparta l’Italia.
*Consigliere comunale di Lamezia Terme